Codici Miniati

Definizione

Joshua J. Mark
da , tradotto da Gennaro Meccariello
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo
Les Très Riches Heures (by R-G Ojéda/RMN, Public Domain)
Les Très Riches Heures
R-G Ojéda/RMN (Public Domain)

I codici miniati sono libri scritti a mano aventi per argomento, prevalentemente, la liturgia e le scritture cristiane. Essi furono prodotti in Europa tra il V ed il XVI secolo. Sono così denominati per via delle miniature che illustrano i testi e costituiscono alcune delle lettere (solitamente le lettere capoverso). La loro produzione fu progressivamente sostituita dai libri a stampa, dopo l'invenzione della stampa a caratteri mobili.

Sebbene anche gli artigiani musulmani utilizzassero questa tecnica per abbellire i loro libri, la definizione "codici miniati" è perlopiù riferita alle opere create in Europa, con argomento cristiano. È possibile, comunque, trovare tra i testi miniati, le opere ed i miti di autori antichi, come Omero, Virgilio e Tacito.

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I codici miniati a mano erano in origine creati nelle abbazie, dai monaci, finché, divenuti popolari, la produzione fu commercializzata e passò a miniatori laici. Dato che i manoscritti miniati creati per la commercializzazione erano piuttosto costosi, soltanto le persone abbienti potevano permetterseli.

Nella produzione laica, il tipo di libro maggiormente diffuso era "Il libro d'ore", un testo in cui erano riportate le preghiere, secondo la devozione cristiana, da dirsi in determinate ore, durante la giornata. Non è un caso dunque che, essendo prodotti in gran numero, ce ne siano giunti molti esemplari. L'invenzione della stampa a caratteri mobili, messa a punto dal Gutenberg nel 1440 circa, segnò l'inizio del generale declino dei libri scritti a mano, ed in particolare, dei codici miniati.

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Breve storia dei libri

La parola scritta fu introdotta nella regione dei Sumeri, a Sud della Mesopotamia, tra il 3500 ed il 3000 a.C., tramite tavolette di terracotta incise, con il fine di trasmettere e registrare informazioni. Gli Egiziani iniziarono ad utilizzare rotoli di papiro come materiale scrittorio, sin dal periodo della prima dinastia (circa 3150-2631 a.C.). Il papiro era adottato anche presso i Greci ed i Romani, benché gli stessi iniziarono ad utilizzare tavolette di legno rivestite di cera, per scrivere. Molte di queste tavolette potevano essere tenute insieme da copertine in legno o in metallo, per formare un unico volume; il prodotto finale, così confezionato, prendeva il nome di codice, e sostituì progressivamente nell'intera area mediterranea i rotoli di papiro, fino a soppiantarli entro il IV secolo.

Dal V al XIII SECOLO I MONASTERI DETENNERO UNA SORTA DI MONOPOLIO DELLA PRODUZIONE LIBRARIA. I MONACI ERANO IMPEGNATI IN OGNUNA DELLE FASI DI PRODUZIONE, DALLA LAVORAZIONE DELLA PERGAMENA, ALLA RILEGATURA DEL PRODOTTO FINALE

La carta fu invece inventata in Cina nel 105 d. C., durante la Dinastia Han, da Ts'ai Lun (a volte tradotto con Cai Lun, vissuto tra il 50 ed il 121 dell'era volgare). Poi, nel VII secolo, fu introdotta dai mercanti cinesi nel mondo arabo. In particolare, le Città di Baghdad e Damasco, divennero importanti centri di produzione di carta e libri, tanto che gli scrittori musulmani iniziarono a scrivere opere di Poesia e di Letteratura originali, così come trattati di Matematica, Scienza, Astrologia e Filosofia.

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Inoltre, i copisti musulmani, produssero molte copie delle opere di filosofi occidentali, come Aristotele (384-322 a.C.), grazie alle quali i suoi trattati furono tramandati nei secoli, prima di essere nuovamente conosciuti ed apprezzati in Europa. Gli artigiani musulmani decoravano i loro libri inserendo i testi in riquadri molto raffinati, accompagnandoli con elaborate illustrazioni, cosicché i loro libri sono spesso definiti codici miniati.

Mentre in Europa l'introduzione della carta era ben lontana dall'essere avviata e quando i Cinesi utilizzavano già da secoli la carta, in Asia Minore si perfezionò un supporto scrittorio ricavato da pelli animali (pecore o capre). Le pelli erano lavorate in acqua, prima di essere rasate dai peli, stese ad asciugare in cornici di legno, in modo che non aggrinzissero e poi sbiancate con calce; il prodotto finito era ciò che noi conosciamo come pergamena.

La pergamena ricavata da pelli bovine, denominata vello, aveva delle qualità scrittorie di gran lunga migliori, ragion per cui divenne molto più diffusa. I monaci europei preferirono il vello, ed esso finì per essere la materia prima ordinaria per quelle opere divenute poi note come codici miniati. Il papiro e la carta, erano considerati dalla Chiesa medievale supporti scrittorii estranei alla tradizione cristiana, ed il loro utilizzo era disincentivato, poiché tali materiali erano stati usati dagli scrittori pagani del passato o erano utilizzati dagli infedeli loro contemporanei. La carta non fu accettata ed introdotta in Europa fino all'XI secolo.

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Lindisfarne Gospels
Evangeliario di Lindisfarne
manuscript_nerd (CC BY)

Modalità di produzione

Soltanto quando i libri iniziarono ad essere più popolari, iniziò anche la loro produzione da parte di artigiani laici, per essere poi venduti dai primi librai itineranti o in veri e propri negozi. Mentre, come abbiamo detto, in una prima fase la loro produzione era stata riservata ai monaci nei monasteri e nelle abbazie, o, in alcune diocesi maggiori, al clero nelle Scuole cattedrali. Probabilmente, prime tra le abbazie, erano state quelle irlandesi, quindi le Britanniche, e soltanto di seguito quelle continentali.

In osservanza alla Regola di san Benedetto, fin da quando essa fu adottata in modo diffuso, nel VI secolo, in ogni monastero doveva esserci una Biblioteca. Molto probabilmente alcuni libri erano portati in dote da coloro i quali decidevano di entrare nella comunità monastica, mentre altri potevano essere donati al monastero dal Vescovo o, più raramente, dal Papa. Tuttavia, la maggior parte, almeno nei monasteri maggiori, erano prodotti da monaci detti scriptores, in locali appositamente destinati a ciò, detti scriptoria. Dal V al XIII secolo i monasteri furono gli unici produttori di libri. Lo scriptorium era un'ampia stanza con sedili in legno e tavoli adatti alla scrittura, obliqui verso l'alto, per permettere di fissare le pagine da scrivere. I monaci erano impegnati in ognuna delle fasi di produzione, dalla lavorazione della pergamena, alla rilegatura del prodotto finale.

Un monaco obedienziàrio, o il bibliotecario medesimo, si occupava di distribuire le pagine da scrivere ad ognuno dei monaci, rimanendo poi nella stanza per supervisionare il lavoro ed a garantire l'osservanza della regola del silenzio. Gli amanuensi lavoravano esclusivamente di giorno e per timore del fuoco, non potevano tenere vicino al manoscritto lampade o candele. L'obedienziàrio vigilava sul lavoro degli amanuensi, assicurandosi che rimanessero al loro posto, scrivendo in modo regolare e continuo, affinché le pagine loro assegnate, non fossero state completate. Tuttavia un monaco ben di rado trascriveva una pagina fino a completarla, ma piuttosto la scambiava con gli altri monaci dello scriptorium, a seconda della specializzazione nelle parti del testo.

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Il lavoro dei monaci aveva inizio dal taglio della pergamena, in un formato adatto alla creazione di una pagina. Questa fase avrebbe poi dato una determinata forma ai libri, forma che si è tramandata fino ai nostri giorni, nel rapporto tra altezza e larghezza della pagina. Dopo aver preparato il foglio di vello, erano segnate su di esso delle righe, destinate a contenere il testo, mentre degli spazi vuoti erano lasciati per le illustrazioni.

LE PAGINE DEL CODICE ARGENTEO FURONO TINTE DI VIOLA, PER SOTTOLINEARE IL PRESTIGIO DELLA MATERIA TRATTATA, E POI SCRITTE ED ILLUSTRATE CON INCHIOSTRI ARGENTATI E DORATI.

Il testo era prima scritto nelle parti che richiedevano l'inchiostro nero (o dorato, o in altri colori appropriati all'argomento), tra le righe segnate sulla pergamena, di seguito un altro monaco, detto corrector, era incaricato di rileggerlo, alla ricerca di eventuali errori; questo secondo monaco, o forse un terzo, il rubricatore, aggiungeva i titoli, utilizzando inchiostro blu o rosso, e soltanto alla fine, la pagina passava al miniatore, che avrebbe aggiunto le immagini, i colori e le miniature dorate, là dove erano necessarie. I monaci scrivevano con penne d'oca ed il loro inchiostro nero era ricavato miscelando solfato di ferro, estratto di noci di galla di quercia ed un addensante; gli altri inchiostri erano ugualmente ottenuti triturando e passando per ebollizione altri estratti vegetali e minerali, come il minio (solfuro di mercurio), adoperato per il colore rosso, da cui il termine miniatura.

Il lavoro degli amanuensi era ripetitivo, tanto da essere noioso, se pensiamo anche al silenzio in cui erano immerse le stanze in cui si svolgeva, illuminate soltanto da strette finestre, fredde in inverno ed afose nei periodi caldi. Si dava per scontato che un amanuense dovesse essere presente nella sua postazione, senza tener conto delle condizioni atmosferiche, del suo stato di salute o del suo interesse riguardo al singolo lavoro portato avanti in quel periodo. Non dobbiamo meravigliarci quindi se, da alcuni commenti scritti a margine delle pagine, si riesca ad evincere chiaramente che non fossero sempre contenti dei compiti loro affidati.

La studiosa Giulia Bologna ha evidenziato quanto siano frequenti, tra le note a margine dei testi miniati, quelle del tipo: "Questa pagina non è stata copiata lentamente", "Oggi non mi sento bene", "Questa pergamena è senza dubbio pelosa", senza tralasciarne una, leggermente più lunga e riguardante il dover rimanere seduti per ore ricurvi sul tavolo da lavoro: "Tre dita scrivono, ma l'intero corpo fatica. Così come il marinaio desidera ardentemente l'approdo, così lo scrittore non vede l'ora di arrivare all'ultima riga".

I primi codici miniati

Le opere in pergamena diffusesi in Europa, definirono un modello di libro, tramandatosi poi nei secoli. Il termine stesso che in inglese è utilizzato per indicare il libro, book, deriva dall'Inglese antico boc che significava "documento scritto" o "foglio scritto", e furono proprio i testi redatti su pergamena che col tempo iniziarono ad essere decorati con ornamenti grafici ed illustrazioni. Il più antico di questi, o almeno quello più antico conservatosi fino ai nostri giorni, è il Virgilius Augusteus, del IV secolo, giuntoci soltanto attraverso 7 pagine superstiti, di quello che doveva essere un testo più ampio, con le opere di Virgilio.

Tecnicamente non è possibile neanche definirlo come codice miniato, perché ad esso mancano decorazioni dorate o argentate, oltre a non avere illustrazioni colorate, ma è il più antico libro europeo in cui sono utilizzate lettere capoverso decorate all'inizio di ogni pagina, una modalità grafica che, di lì in avanti, contribuì a definire ciò che si intende per manoscritto miniato.

Ambrosian Iliad
Iliade Ambrosiana (Ilias Picta) V - VI secolo d.C.
Unknown (Public Domain)

Del V secolo è invece l'Iliade Ambrosiana, un codice miniato dell'opera omerica, proveniente, probabilmente, da uno scriptorium di Costantinopoli. L'opera è riccamente illustrata e la tecnica utilizzata sembra essere stata un archetipo per gli artigiani delle generazioni successive. Ad esempio, l'evangelario di sant'Agostino, del VI secolo, altra opera miniata, è graficamente associabile all'Iliade, pur essendo di quasi un secolo più tarda. L'evangelario di sant'Agostino è un'edizione dei quattro Vangeli, nella traduzione di san Girolamo, ed in origine era completamente illustrata, ma nei secoli, molte parti del codice sono andate smarrite.

Uno dei più originali ed ammirevoli, tra i più antichi manoscritti miniati, è il Codex Argenteus (Libro d'argento) del VI secolo, un'edizione della versione in lingua gotica della Bibbia, scritta dal vescovo Ulfila nel IV secolo. Le pergamene che costituiscono le pagine del codice argenteo furono tinte di viola nella fase preparatoria, per sottolineare il prestigio della materia trattata, e poi scritte ed illustrate con inchiostri argentei ed aurei. È opinione comune che il libro sia stato scritto in Italia per il Re Goto Teodorico il Grande (r. 493-526).

Codici miniati famosi

La maggior parte dei codici miniati, come anche i più ragguardevoli tra questi, furono però prodotti tra il VII ed il XVI secolo, quando progressivamente le tecniche fondamentali delle illustrazioni e delle decorazioni furono acquisite, diffuse e perfezionate. La più nota tra queste opere è senz'altro il Libro di Kells, un manoscritto creato intorno all'anno 800, ed attualmente conservato al Trinity College di Dublino, in Irlanda.

Il Libro di Kells fu prodotto dai monaci della famiglia monastica di san Columba di Iona, una delle isole Ebridi, al largo delle coste scozzesi, ma non è certo dove sia stato scritto. Le ipotesi sulla sua composizione vanno dalla sua creazione sulla stessa isola di Iona, alla città di Kells in Irlanda o a Lindisfarne in Inghilterra. La maggior parte delle ipotesi convergono però verso la creazione, almeno di alcune sue parti, nell'isola di Iona prima che fosse portato a Kells, col fine di metterlo in salvo dalle scorrerie dei Vichinghi, accanitisi su Iona nel 795, soltanto poco tempo dopo aver preso di mira il Priorato di Lindisfarne, in Inghilterra.

Black Hours
Libro d'Ore nero
Ceoil (Public Domain)

Nell'806, a seguito di un'incursione vichinga sull'isola di Iona, in cui furono uccisi 68 monaci, i sopravvissuti dovettero abbandonare l'abbazia e si trasferirono a Kells, dove c'era un altro monastero della loro congregazione. È plausibile che i superstiti abbiano portato con loro il Libro di Kells, per poi completarlo in Irlanda. La magnificenza di questo codice merita certamente tutti gli elogi che gli sono attribuiti, tuttavia esistono molti altri codici miniati di grande pregio e qualità, attualmente custoditi in collezioni private, musei e biblioteche in giro per il mondo. Di questa nutrita schiera, presentiamo qui alcuni tra i più importanti:

Libro di Durrow (650-700) – È la più antica edizione miniata dei Vangeli che si conosca, e fu creato in parte a Iona ed in parte nell'abbazia di Lindisfarne. Contiene numerose illustrazioni notevoli per composizione, ed intere pagine coperte di grovigli di nodi rispecchianti la tradizione grafica celtica, con vari intrecci di motivi zoomorfi.

Codex Amiatinus (fine VII - inizio VIII sec.) – Tra le prime edizioni antiche della traduzione della Bibbia di san Girolamo, nota come Vulgata, giunte fine a noi, è quella più antica. Fu redatta nella regione del Northumbria dell'isola britannica. Sebbene non sia tecnicamente definibile come "miniata", contiene molte miniature e pagine completamente illustrate.

Evangeliario di Lindisfarne (c. 700-715) – È uno dei codici tra i più ammirati e meglio conosciuti. Fu creato nel Priorato di Lindisfarne, sulla cosiddetta "Isola Santa", non lontano dalle coste del Dorset, al largo dell'Inghilterra. Contiene un'edizione dei Vangeli e fu scritto in memoria del più noto degli ospiti del Priorato, san Cutberto.

Bibbia Morgan o dei Crociati – (c. 1250) – Fu scritto a Parigi, molto probabilmente per Luigi IX (1214-1270), che aveva dato al suo regno l'impronta della devozione e della religiosità. In origine il codice si componeva soltanto di illustrazioni colorate degli episodi del Vecchio Testamento e di altri eventi storici, ma i proprietari che lo acquisirono nei secoli seguenti, commissionarono e vi aggiunsero il testo. Il libro è ritenuto uno dei codici miniati più importanti ed è un capolavoro dell'arte medievale.

Bestiario dell'Abbazia di Westminster (c. 1275-1290) – Quest'opera, creata, probabilmente a York, in Inghilterra, è una raccolta di descrizioni di animali – sia reali che immaginari – tratti da fonti pre-cristiane, dalla Bibbia e da leggende. Esistono molti bestiari prodotti nel Medioevo, ma il Bestiario dell'Abbazia di Westminster è considerato il più pregiato, per la maestria nella fattura delle 164 illustrazioni di cui è composto.

Book of Hours of Jeanne d'Evreux
Libro d'ore di Giovanna d'Evreux
Eugene (Public Domain)

Libro d'ore di Giovanna d'Evreux (c. 1324-1328) – Fu creato a Parigi, in Francia, dall'illustratore più famoso del suo tempo, Jean Pucelle, per la Regina Giovanna d'Evreux (1310-1371), moglie di Carlo IV (r. 1322-1328). È un piccolo Libro d'Ore, illustrato molto finemente su di una sottile pergamena di vello, con 700 illustrazioni che accompagnano il testo. L'opera ha dimensioni minori di un moderno libro tascabile e la sua composizione ha senz'altro necessitato di una non comune competenza e precisione per essere portata a termine.

Libro d'Ore nero (c. 1475-1480) – Fu prodotto in Belgio, a Bruges, da un artista anonimo, ma alla maniera del più noto fra gli illustratori della città, Wihelm Vrelant, il cui stile aveva dato un'impronta inconfondibile all'arte della miniatura dal 1450 circa fino alla sua morte, nel 1481. Il libro è formato da pagine tinte di nero e miniate con brillanti toni dorati e blu. Il testo è scritto con inchiostri dorati ed argentati. È senz'altro uno dei più singolari esempi di libro d'ore esistente.

Les Tres Riches Heures del Duca di Berry (c. 1412-1416 e 1485-1489) – Creato su commissione di Jean de Valois (1340-1416), Duca di Berry e già Conte di Poitiers, in Francia, è il Libro d'Ore più noto ai nostri giorni, così come lo fu ai suoi tempi. Lasciato incompiuto nel 1416, quando sia il committente, che gli artisti che vi lavorarono, morirono di peste, venne poi ritrovato ed essendo stato riconosciuto come un capolavoro, fu portato a termine tra il 1485 ed il 1489, per volere del suo nuovo proprietario, Carlo I di Savoia. È spesso indicato come il "Re dei codici miniati", per via della magnificenza e della notevole elaborazione delle parti dipinte, nonché per lo stile innovativo rispetto alla precedente tradizione.

Brevario Grimani (c. 1510) – Con le sue 1.670 pagine totali, la maggior parte delle quali è interamente illustrata con scene della Bibbia, leggende secolari, paesaggi coevi e scene domestiche, è una sterminata opera grafica. Il testo consta di preghiere, salmi ed altri passi della Bibbia. Molto probabilmente fu prodotto nelle Fiandre, ma non ne sono noti né il committente né il creatore. Il libro fu comprato nel 1520 dal Cardinale veneziano Domenico Grimani (1461-1523), che lo ritenne tanto bello da dover limitare soltanto a persone di alto valore morale ed in occasioni speciali la sua consultazione.

Grimani Breviary
Breviario Grimani
³~commonswiki (Public Domain)

Libro di preghiere di Claudia di Francia (c. 1527) – È uno dei codici miniati più rari e singolari per forma e composizione. Questo piccolo libro, infatti, è di dimensioni tanto ridotte da poter stare nel palmo di una mano, pur contenendo 132 pregevoli miniature, incorniciate da bordi finemente ricamati ed elaborati. Il libro fu creato per Claudia, Regina di Francia (1514-1524), unitamente ad un libro d'ore, da un artista, che dopo aver portato a termine questi lavori, divenne noto come Maestro di Claudia di Francia.

L'invenzione della stampa e la fine della miniatura

Dal XIII secolo in Europa aumentò l'alfabetizzazione e la lettura cominciò ad essere maggiormente diffusa, cosicché apparvero sulla scena librai di professione, per far fronte alla domanda di libri. In Inghilterra, già dal regno di Alfredo il Grande (r. 871-899) era stata incentivata una letteratura in volgare, ed ugualmente era avvenuto in Francia dal tempo di Carlo Magno (r. 800-814). L'accrescimento della domanda causò la necessità di più scrivani e, la maggior parte di questi, erano donne.

Il fatto che tale congiuntura coinvolgesse tanto uomini, quanto donne nella copiatura di libri, ci è reso noto dai luoghi in cui essi erano prodotti (prevalentemente conventi femminili, piuttosto che monasteri maschili), così come dal medesimo tipo di note lasciato a margine dei libri, di cui si è detto in precedenza, e riscontrabile anche in questo tipo di produzione. Lo studioso Christopher de Hamel ne ha così evidenziata una in particolare:

È ormai assodato che le donne hanno avuto un ruolo importante nella diffusione scritta del volgare Inglese, perché nelle scuole, alle alunne, il Latino non era insegnato in modo tanto approfondito, quanto era fatto per gli alunni. Non c'è da meravigliarsi dunque se, per esempio, i libri di preghiere in volgare fossero riconducibili più spesso a monache, che a monaci...Così come il più antico manoscritto del Lancilloto oggi noto, dovette essere stato copiato da una scrivana donna. Il libro è del 1274 e termina con la richiesta di preghiere fatta al lettore, da parte della scrivente: "Pries pour ce li ki lescrist' "; dato che ce li' è un pronome femminile.

I libri continuarono ad essere prodotti a mano fino all'invenzione, da parte di Johannes Gutenberg nel 1440, della stampa a caratteri mobili. Entro il 1456 egli stampò la Bibbia Latina – ora comunemente nota come Bibbia Gutenberg – e con essa il procedimento grazie a cui era possibile stampare libri, invece di copiarli a mano, era stato messo a punto.

Dopo poco tempo, la pressa e tutta l'attrezzatura del Gutenberg furono pignorate per far fronte ai debiti ed il mecenate di Gutenberg, Johann Fust, sviluppò la tecnica di stampa, fino alla produzione su larga scala di testi stampati. Un singolo libro, di più o meno 400 pagine, che fino ad allora avrebbe impiegato almeno sei mesi per essere prodotto, poteva essere ora prodotto in meno di una settimana.

Tuttavia, le persone, ieri come oggi, preferiscono ciò che è loro noto e familiare, e molti non accolsero con favore il libro stampato. Giulia Bologna sottolinea come: "Il grande bibliofilo, Federigo da Montefeltro, Duca di Urbino, si sarebbe vergognato di avere un libro stampato nella sua biblioteca". Nei primi tempi, infatti, i libri stampati erano ritenuti soltanto imitazioni economiche dei "libri veri", e gli stampatori, rendendosi conto di ciò, si diedero da fare per far sembrare i loro libri, quanto più possibile simili a quelli fatti a mano nel passato. Furono così aggiunte rilegature in pelle e copertine con decorazioni dorate, ingaggiando illustratori al fine di aggiungere illustrazioni ai testi. Tutto ciò contribuì a rendere i nuovi prodotti più appetibili per i collezionisti di libri. Nondimeno, i codici miniati continuarono ad essere commissionati, fino ai primi anni del XVII secolo, sebbene in quantità molto più esigue rispetto al passato.

Una volta, comunque, che il libri stampati divennero largamente diffusi, la tecnica delle miniature fu progressivamente svalutata, fino ad essere dimenticata. Tuttavia, l'opera dei miniatori artisti, la maggior parte dei quali rimasero anonimi, continua a vivere nei libri da loro creati. I codici miniati erano prodotti per essere oggetti di valore, sin dalle loro origini, ma quando la loro produzione si fermò, lo diventarono ancora di più. Persone facoltose ricercarono questi libri e ne curarono raccolte nelle loro biblioteche private, grazie alle quali quelle opere si sono conservate fino ai nostri giorni.

Info traduttore

Gennaro Meccariello
Gennaro è uno studioso di storia locale ed è appassionato di storia. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Benevento, è interessato in particolar modo alla storia medievale, alla storia delle istituzioni ed alla storia contemporanea.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2018, marzo 06). Codici Miniati [Illuminated Manuscripts]. (G. Meccariello, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-16854/codici-miniati/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "Codici Miniati." Tradotto da Gennaro Meccariello. World History Encyclopedia. Modificato il marzo 06, 2018. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-16854/codici-miniati/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "Codici Miniati." Tradotto da Gennaro Meccariello. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 06 mar 2018. Web. 28 apr 2024.