Tiamat

Definizione

Joshua J. Mark
da , tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro
pubblicato il 04 maggio 2020
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese
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Neo-Assyrian Cylinder Seal Possibly Depicting Tiamat as a Serpent (by The Trustees of the British Museum, CC BY-NC-SA)
Sigillo cilindrico neo-assiro probabilmente raffigurante Tiamat come un serpente
The Trustees of the British Museum (CC BY-NC-SA)

Tiamat è la dea mesopotamica associata al caos primordiale e personificazione dell'Oceano Salato sul quale galleggia il mondo, ed è principalmente nota per il testo della tradizione religiosa babilonese Enūma Eliš (il poema cosmogonico prende il nome dalle sue parole d'apertura, alla lettera: "Quando in alto" — N.d.T.). In tutte le versioni successive del mito originario, Tiamat impersona e reifica sempre le forze del caos come minaccia all'ordine stabilito dagli dèi e da Marduk (nella versione assira noto come l'eponimo Assur) suo preservatore. Quantunque nessuna sua iconografia ci pervenga dalla Mesopotamia antica, sulla scorta di una sua vaga descrizione nel poema nei periodi più tardi ella venne rappresentata come serpentessa o dragonessa.

Il suo nome, secondo lo studioso Jeremy Black, deriva dalla parola tiamtum, "mare" (Dei, demoni e simboli dell'antica Mesopotamia, di Jeremy Black ed Anthony Green; p.177). Quantunque il suo nome viene citato in un'iscrizione accadica assai precedente, fino all'Enūma Eliš ella non figura nella Letteratura mitologica — anche se il poema scritto durante il regno del re babilonese Hammurabi (1792 - 1750 a.C.), e datato intorno al 1750 a.C., raccoglieva senz'altro materiale orale preesistente. Successive menzioni della dea sono semplici calchi dal poema o variazioni su tema.

È stato suggerito Tiamat sia la versione babilonese della Dea Madre sumera Nammu (anche attestata come Namma), ma ci sono differenze significative tra le due divinità: segnatamente, Nammu è uniformemente presentata come figura materna e protettiva, mentre Tiamat è vendicativa e tempestosa. Nell'Enūma Eliš viene sconfitta dall'eroe-dio Marduk, e alcuni studiosi come Paul Kriwaczek interpretano il poema come mitizzazione dell'ascesa della figura del capotribù/"grande uomo", poi re (il termine sumero era lugal = grande uomo, appunto) nella società mesopotamica.

L'autore dell'Enūma Eliš si ispira dalle due antecedenti divinità sumere Nammu e Inanna nella creazione della dea del caos.

Altri studiosi, come Robert Graves, hanno invece letto il poema quale poetizzazione della perdita di status delle divinità femminili durante il regno di Hammurabi, quando divinità maschili (principalmente Marduk) le soppiantarono cultualmente — il poema sarebbe così una rappresentazione artistica dell'ascesa di un paradigma religioso patriarcale, successivo a un modello matriarcale.

Ma è più probabile che nessuna delle due interpretazioni sia pienamente corretta, o che, comunque, non si tenga pienamente conto del carattere/personaggio di Tiamat o del punto focale dell'Enūma Eliš. Ambe le letture ignorano il contesto storico coevo alla stesura del testo e non colgono appieno il personaggio nella sua pienezza né nella pur esistente ispirazione dell'autore dell'Enūma Eliš alle due antecedenti divinità sumere Nammu e Inanna nella creazione della dea del caos.

Nammu, Inanna e Tiamat

Nammu è attestata per la prima volta durante il periodo protodinastico (2900 - 2334 a.C.), e specialmente nel periodo noto come protodinastico III (2600 - 2334 a.C.), anche se è assai probabile esistesse già nella tradizione orale. Nel poema sumero Enki e Ninmah (di incerta datazione) viene descritta come "la Madre originaria che diede vita agli dèi". Secondo il commento di Jeremy Black:

“Siccome non è in nostro possesso che un vago e generico inquadramento storico per le composizioni sumere, ogni approccio cronologico delle questioni letterarie (quali lo sviluppo dei generi letterari o le correlazioni con processi storici ed eventi) va largamente abbandonato.” (Reading Sumerian Poetry, 23)

In Enki e Nimmah, la dea Nimmah (meglio nota come Ninhursag) e il dio della sapienza Enki creano gli esseri umani come aiutanti degli dèi minori/giovani dèi lassi per il troppo lavoro di mantenimento dell'ordine contro le forze del caos. All'inizio del poema, gli dèi minori piangono e a gran voce chiedono l'aiuto di Enki, ma questi dorme e non viene svegliato che dalla madre Nammu recantegli le lacrime degli dèi, convincendolo ad aiutarli.

Diversamente da Nammu, Inanna non fu mai una Dea Madre; piuttosto dea sumera sì della fertilità, dell'amore e della sensualità, e della procreazione, ma associata anche alla guerra, alla violenza e alla capricciosità. Originariamente una dea agreste minore, crebbe tanto in popolarità da venir poi adorata in tutta la Mesopotamia come regina celeste, e figura in numerosi noti miti mesopotamici, come l'Epopea di Gilgameš (corpus mitografico le cui unificazioni, rimodulazioni e stesure sono ascrivibili al 2150 - 1400 a.C. circa), dove appare come la babilonese Ištar.

Offering to Inanna, Warka Vase [Top Register]
Offerta a Inanna, Warka Vase [Top Register]
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)

In numerosi altri testi (Inanna e l'albero Huluppu, Inanna e il dio della Conoscenza, tra gli altri) ella viene rappresentata come subdola manipolatrice anzitutto interessata ad ottenere ciò che vuole. Venne popolarizzata piuttosto presto dalla poetessa Enḫeduanna (2285 - 2250 a.C.) figlia del re Sargon (r. 2334 - 2279 a.C.), fondatore dell'impero accadico (periodo di supremazia regionale della città di Akkad — N.d.T.), e, verso il tempo di Hammurabi, divenne la divinità più popolare in Mesopotamia e nume tutelare della città di Babilonia.

Si è, come detto, sostenuto Tiamat sarebbe la versione babilonese della Nammu sumera, ma su questo punto c'è tra gli studiosi tutt'altro che consenso. L'unica similarità tra le due figure è il genere femminile, l'associazione al mare, e l'apparizione in storie della creazione del mondo e dell'umanità. Alcuni studiosi hanno notato la relativa assenza di un preciso seguito cultuale istituzionalizzato o dei templi dedicati alle due dee, anche se c'è testimonianza di un santuario di Nammu a Babilonia.

Ma la differenza più significativa tra le due è la loro natura intrinseca: Nammu è còlta nel suo essere madre dispensatrice, mentre l'iniziale impulso materno di Tiamat viene ci rappresentato come tradito dai figli, contro i quali costei diventa poi vendicativa e distruttiva. Questo aspetto di Tiamat la avvicina più a Inanna, la quale, nella veste di Ištar nell'Epopea di Gilgameš, non accetta il rifiuto amoroso dell'eroe protagonista, e reagisce violentemente.

Sunto dell'Enūma Eliš

Il poema apre con la creazione dell'universo, originariamente una indistinta massa d'acqua turbinante nel caos. Le acque si dividono in dolci e salate; dalle prime sorge il dio Apsu, dalle seconde la dea Tiamat, e dalla loro unione nascono gli altri dèi. Il crescente schiamazzo di costoro indispone i genitori:

E gli dèi-fratelli si congregarono
e crebbero, perturbando Tiamat, in clamore:
con la ridda sconvolsero la dea
per tutto provocando tumulto…
(versi 21—24)

Tiamat ne è disturbata ma incapace di influenzarne il comportamento:

Ella rimase silente al cospetto loro,
ma quantunque le fossero sgraditi
decise perdonarne la mala condotta."
(versi 26_28)

Lo stesso Apsu è irritato dai figli, e, conferendo col suo messaggero Mummu, concordano di doversi anzitutto rivolgere a Tiamat: raggiungendola nella sua camera, il dio così le si rivolge:

—Il loro comportamento mi è venuto a dispiacere
né posso riposarne di giorno o dormirne la notte.
Voglio dunque distruggerli
perché silenzio regni e riposo ritorni.—
Poi che ebbe ciò udito,
la dea si adirò con il suo sposo,
e, corrucciata anch'essa, recriminò il male
che le era stato insinuato nell'animo:
—Come possiamo distruggere ciò che abbiamo creato?
Pazientiamo e li redarguiremo benevolmente.”

(versi 37—46)

Mummu interviene a questo punto, incoraggiando e convincendo Apsu a sterminare la sua prole. Inascoltata, Tiamat non può che avverte i figli; si reca da Ea (versione babilonese dell'Enki sumero) e gli rivela il tutto. Quest'ultimo, oltre che rappresentato come saggio e di grande intelletto, era inoltre ritenuto dio della pratica magica; ed è tramite un incantesimo che induce Apsu in un sonno durante il quale riesce a ucciderlo e ad imprigionare Mummu. Apsu diviene così l'acqua corrente della Casa di Ea (talvolta identificata con la città sumera di Eridu) e costui, stabilito il suo ordine nell'universo, regna felice con la consorte Damkina/Ninhursag che gli darà Marduk.

Mesopotamian Tablet on Marduk
Tavoletta mesopotamica su Marduk
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)


Marduk è il più potente tra gli dèi, e viene descritto come "lucente" e "possente", "con l'aura di dieci dèi, tanto gloriosa è la sua forza". L'Enūma Eliš è prodigo di formule di lodi ed osanna per il giovane dio, prima di specificare come egli stesso diventi per Tiamat di anche maggiore impaccio che i suoi figli:

E Marduk creò la polvere, e ne fece portatrice la tempesta.
E Marduk provocò l'onda che costernò Tiamat.
E ne era disturbata la dea che giorno e notte si agitava.”
(versi 107—46)

Gli dèi anziani e i loro figli rinfacciarono dunque a Tiamat la morte di Apsu e l'imprigionamento di Mummu, nessuno dei quali avvenimenti aveva visto una sua reazione chiara; ora, inoltre, lamentano la vita miserabile cui li costringe il comportamento sfrenato e sconsiderato di Marduk e degli altri dèi giovani. Le rimproverano anzi che lei non li ama, e la pregano di muovere guerra contro i giovani dèi, vendicare Apsu, e porre fine al costante sconvolgimento. Tiamat acconsente, dicendo: "Poiché voi avete così deciso, creiamo demoni"; questi undici mostri che partorisce, noti come le Creature di Tiamat, le sono d'aiuto nella guerra agli dèi giovani:

  • Musmahhu, Usumgallu, Basmu: serpenti tricornuti, furiosi e velenosi;
  • Umu-dabrutu: una tempesta impetuosa;
  • Mushussu: un serpente-drago;
  • Lahamu: un villoso uomo-bestia;
  • Ugallu: un leone-demone;
  • Uridimmu: un ibrido uomo-leone;
  • Girtablullu: un uomo-scorpione;
  • Kulullu: un uomo-pesce;
  • Kusarikku: un uomo-toro.

Ella incarica il suo amante Kingu di condurre le forze d'attacco, e gli consegna le Tavole del Destino che conferiscono a chi le possiede controllo sui fati e potere supremo sui cieli, la terra e gli inferi. Con questa armata formidabile Tiamat va in guerra contro i giovani dèi, i quali, pur sopraffatti dal potere schiacciante di Kingu, delle Tavole e degli undici demoni, non periscono.

Essi sembrerebbero disperare, ma Marduk si offre volontario per affrontare da solo Tiamat e le sue legioni, a patto che dopo lo si riconosca monarca supremo:

Se io vi sarò vindice
e distruttore di Tiamat per vostra salvezza,
tenete dunque consiglio ed esaltate il mio destino.
Sedete in grazia e io fissi in vostra vece i destini;
e che nulla di quanto io dispongo muti
né reversibili siano i miei comandi.”
(versi 156—161)

I giovani dèi acconsentono volentieri, e gli affidano una mazza ferrata e un randello, mentre lui stesso si foggia un arco possente e chiama il fulmine ad assisterlo. Marduk incontra dunque Tiamat in battaglia: sconfitto Kingu e sottrattegli le Tavole, uccide poi Tiamat fracassandole il cranio con la mazza e squarciandola in due con una freccia dell'arco; uccide altresì le creature di Tiamat, e ordina agli dèi di legarglieli ai piedi perché li trascini a mo' di trofei.
Dal corpo di Tiamat, Marduk crea i cieli e la terra, e dalle lacrime dei suoi occhi prendono a scorrere il Tigri e l'Eufrate; dalla coda si sparge la Via Lattea.

Babylonian Statue of Enki
Statua babilonese di Enki
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)

Marduk si consulta con Ea, e decidono gli dèi necessitino di aiutanti onde mantenere l'ordine nuovamente stabilito. È decretato che l'umanità venga creata dai resti degli dèi anziani che avevano istigato il conflitto e spinto Tiamat alla guerra; Kingu è ucciso, e dal suo sangue Ea crea Lullu, il primo uomo. Il poema chiude osannando Marduk re degli dèi mentre dà ordine al mondo e agli inferi.

Commento e interpretazione

Quale personaggio mitologico/letterario, la figura di Tiamat è consuetudinariamente interpretata come rappresentazione del caos antecedente l'ordine dell'universo — eppure il poema in sé non supporta sic et simpliciter questa tesi. Ella è inizialmente contraria alla violenza, e supplica il marito perché si tentino misure meno drastiche; è solo dopo l'assassinio di Apsu che accetta il consiglio dei suoi figli maggiori e, sentendosi tradita e rinnegata dagli dèi giovani, muove guerra. Quantunque possa essere qui letta come forza caotica, questa individuazione non sarebbe consistente lungo tutto il poema.

Questo mutamento da madre protettiva a regina-guerriera viene anche interpretato in rispetto a uno spostamento di paradigma in conseguenza del quale le divinità femminili persero il loro status.

Questo mutamento da madre protettiva a regina-guerriera viene anche interpretato in rispetto a uno spostamento di paradigma teologico in Mesopotamia al tempo del regno di Hammurabi in conseguenza del quale le divinità femminili (e la donna in generale) persero il loro status. Questa interpretazione venne inizialmente avanzata dallo studioso britannico Robert Graves e successivamente popolarizzata dagli storici, come Merlin Stone, autore del bestseller Quando Dio era una donna.

Questa argomentazione sostiene Tiamat combini le originarie qualità di Dea Madre della sumera Nammu alle successive assimiliazioni a divinità problematiche e vendicative, come nel caso di Inanna che diviene imprevedibile e violenta, e la Ištar dell'Epopea di Gilgameš che insanisce per il rifiuto amoroso dell'eroe, causando la morte del Toro Celeste e dell'amico di Gilgameš Enkidu. Graves ed altri sostengono insomma che il passaggio da una visione teologica matriarcale a una patriarcale è affrontato poeticamente nella Tiamat dell'Enūma Eliš, per sostanziale carenza di altro mezzo onde fissarne la nozione nell'immaginario collettivo.

Non c'è d'altro canto dubbio archeologico che durante il regno di Hammurabi l'adorazione di divinità femminili scemò, e che dee cui precedentemente veniva tributato culto di una certa importanza vennero rimpiazzate da dèi. Tuttavia, il problema dell'interpretazione di Graves è la mancanza di prove per un precedente "paradigma teologico matriarcale" in Mesopotamia; ad esempio, laddove le più antiche iscrizioni sumere menzionavano sì dee, è ciò nondimeno riscontrabile il ruolo dominante di una divinità maschile nel panteon.

Seated Mesopotamian Goddess
Dea mesopotamica seduta
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)

Paul Kriwaczek suggerisce invece una lettura alternativa del poema e della figura di Tiamat quali rispecchianti il fenomeno d'ascesa del re-capo tribale, avendo a corroborazione uno sviluppo della città-stato mesopotamica così ricostruito:

Nel caso di incursioni di briganti, avvistati magari dai pastori con mandrie e greggi fuori dalle mura cittadine, l'allarme era diramato e i contadini si trasformavano in una milizia civica armata di mazza e lancia. Ma laddove adeguata in difesa da bande esigue, questa risposta era insufficiente a respingere incursioni di battaglioni più ingenti o meglio organizzati; per ciò, si rendeva necessario un corpo addestrato di combattenti semi-professionisti e, più in avanti, un esercito vero e proprio. Per i tradizionali detentori del potere della società sumera, i sacerdoti e i consigli degli anziani, era arduo se non impossibile radunare e condurre in battaglia un appropriato numero d'uomini; e questo compito sarebbe di norma sempre più spettato in futuro a una nuova élite economica nella quale spiccano dei cosiddetti “grandi uomini”, possessori di terre dal grande seguito.” (87)

L'ascesa del grand'uomo è per Kriwaczek è al centro dell'Enūma Eliš, e, come Marduk diventa l'indiscusso re degli dèi dopo aver sconfitto le forze del caos, così questa sorta di capotribù protegge la comunità dalle minacce esterne in cambio di lealtà e servizio. In questa interpretazione Tiamat è mera rappresentazione della minaccia all'ordine costituito, e Marduk il campione che preserva e re-istituisce questo ordine — così come il capo locale (la cui figura sarebbe poi sfociata in quella del monarca) ci si attendeva facesse.

Conclusioni

La tesi di Kriwaczek, tuttavia, ignora la precisa costruzione del personaggio di Tiamat all'inizio del poema e la sua stretta associazione a Nammu. Inoltre non riesce a tener pieno conto della popolarità dell'Enūma Eliš, e del perché venisse letto annualmente durante il festival di Marduk (che apriva l'anno), diventandone parte integrante anche dopo la morte di Hammurabi. Oppure si può seguitare a sostenere la caratterizzazione di Tiamat sia dovuta a una sopravvivenza in sottotraccia del concetto di Dea Madre, e, come Graves, asserire l'autore stesse deliberatamente sottolineando un vecchio paradigma onde introdurne successivamente la sovversione la cui celebrazione del patriarcato ne avrebbe decretato la protratta importanza al festival di Marduk — eppure anche questa interpretazione rischia essere fallace, dipendente com'è dal sottintendere un precedente matriarcato prove del quale non sono in nostro possesso.

È magari possibile l'autore dell'Enūma Eliš non intendesse né l'una né l'altra via: nessuna sovversione di precedente paradigma socio-religioso o allegoria dell'ascesa di un capo locale a carica monarchica, ma solo la creazione di uno scritto commissionato da Hammurabi stesso. Prima che costui ascendesse al potere, Marduk era un dio agreste minore, ma venne assurto dal re a divinità poliade; prima del regno di Hammurabi, come già detto, Inanna era stata la dea poliade di Babilonia, ma, quantunque seguitasse poi a essere comunque oggetto di culto particolare, il suo status risultò ciò nondimeno assai ridotto dopo l'elevazione di Marduk.

Quanto a Tiamat, l'autore combina le caratteristiche della Dea Madre Nammu con quelle di Inanna (due dee di preminenza nella mitologia mesopotamica) onde mostrare come la loro precedente autorità si fosse piegata a quella di Marduk, figlio di Enki/Ea. In quest'ottica, lungi dall'inferire conclusioni sociali e politiche allegoriche o storicistiche di fatto poco dimostrabili, il rapporto Tiamat-Marduk altro nel poema non costituirebbe che l'annunciazione, l'epifania di una nuova potente divinità e la glorificazione del monarca favorito dal dio.

Info traduttore

Alfonso Vincenzo Mauro
Interprete e traduttore a Vietri sul Mare (SA). Condirettore del festival di cultura 'La Congrega Letteraria', a Vietri sul Mare. Corso di laurea in Storia, Universita' degli Studi di Napoli 'Federico II'.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2020, maggio 04). Tiamat [Tiamat]. (A. V. Mauro, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-18904/tiamat/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "Tiamat." Tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro. World History Encyclopedia. Modificato il maggio 04, 2020. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-18904/tiamat/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "Tiamat." Tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 04 mag 2020. Web. 12 ott 2024.