La Profezia di Marduk

Articolo

Joshua J. Mark
da , tradotto da Elisa Mion
pubblicato il
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Cinese, Francese

La Profezia di Marduk è un documento assiro la cui pubblicazione ufficiale è da collocare cronologicamente nel periodo compreso tra l'anno 713 a.C. e l'anno 612 a.C., circa, ed è stato recuperato all'interno di un edificio noto come "La Casa dell'Esorcista", adiacente ad un tempio situato presso la città di Aššur. Il documento riguarda gli spostamenti della statua del dio babilonese Marduk dalla sua città natale, Babilonia, verso il regno degli Ittiti, degli Assiri e degli Elamiti, profetizzandone il ritorno per mano di un grande sovrano di Babilonia. Il testo originale venne scritto quasi sicuramente durante il regno del sovrano Nabucodonosor I (1125-1104 a.C., circa) come opera di propaganda politica. Il re Nabucodonosor I, infatti, sconfiggendo gli Elamiti, aveva riportato la statua presso la città di Babilonia e l'opera venne molto probabilmente commissionata per celebrare la sua vittoria militare e politica.

L'autore ne avrebbe costruito la narrazione in modo da porre gli eventi in oggetto nel passato, al fine di consentire una "visione profetica" secondo la quale l'attuale sovrano avrebbe riportato la pace e l'ordine in città riposizionando la statua del dio nella sua residenza sacra. Questa tipologia di narrazione era molto comune e si declinava nel genere oggi noto come narû literature ("letteratura narû") mesopotamica, in cui sia gli eventi storici sia gli stessi protagonisti e personaggi principali venivano trattati con licenza poetica al fine di esprimere un concetto. In un'opera come La Maledizione di Akkad, ad esempio, il sovrano accadico Narām-Sîn (2261-2224 a.C., circa), realmente esistito e celebre per la sua pietà, viene invece ritratto come re empio, per quello che è il tentativo della narrazione medesima di illustrare il corretto rapporto tra un monarca e le divinità. La questione è che se ad un sovrano così importante come Narām-Sîn di Akkad poteva venir meno la sua pietà ed essere di conseguenza punito, che cosa sarebbe ulteriormente accaduto ad una persona di minor levatura sociale e politica? Ne La Profezia di Marduk, gli eventi sono collocati molto lontano nel tempo, affinché lo scrittore possa "arrivare a prevedere" il momento in cui un re babilonese restituisce il dio Marduk e la rispettiva statua alla sua legittima dimora. Questo brano, quindi, tratta anche delle responsabilità e dei giusti obblighi che un monarca deve ottemperare nei confronti delle divinità.

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Stone Monument of Esarhaddon
Monumento in pietra del sovrano assiro Esarhaddon
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)

Leggendo il testo, è possibile riconoscere facilmente le qualità mitiche e leggendarie, assieme alle tematiche di natura politica - come la statua del dio Marduk che esprime soddisfazione per i regni di Ḫatti e degli Assiri - entrambi considerati alleati e geograficamente confinanti - ed avversione, invece, per l'Elam - nemico di Babilonia per antonomasia e di antica tradizione - ma si è anche consapevoli che l'opera si rifà direttamente ad eventi storici realmente accaduti. La rimozione della statua di un dio da una città politicamente e militarmente conquistata e soggiogata era pratica comune nel Vicino Oriente antico, ed era considerata una perdita devastante. Ciò valeva per ogni divinità in qualunque città, ma a maggior ragione per il dio Marduk e la città Babilonia, considerando le rispettive alte reputazioni.

Marduk, re degli dèi

Nell'antica mitologia mesopotamica, Marduk era il figlio di Enki (anche noto con il nome Ea), dio della saggezza, elevato alla posizione di re degli dèi durante una grande battaglia tra le forze delle divinità più anziane e quelle delle divinità più giovani e minori. Secondo l'Enūma Eliš, l'universo era in origine un caos d'acqua indefinita, fino a quando non si divise in acqua dolce (Apsû, il principio maschile) ed in acqua salata (Tiāmat, il principio femminile). Apsû e Tiāmat diedero poi vita alle altre divinità, le quali, avendo ben poco da fare, si tennero occupate come meglio poterono.

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Mesopotamian Epic of Creation Tablet
Tavoletta dell'Epopea mesopotamica della Creazione (Enūma Eliš)
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)

Con il trascorrere del tempo, le buffonate dei suoi figli cominciarono ad infastidire Apsû, il quale, su consiglio del proprio visir, decise di ucciderli. Tiāmat, venuta a conoscenza di ciò, rivelò il complotto al dio Enki, il quale si mosse per primo: fece cadere il padre Apsû in un sonno profondo e lo uccise. Tiāmat, inorridita e profondamente addolorata per quanto accaduto, radunò un esercito per distruggere i suoi stessi figli. Guidate dal suo consorte Qingu, le forze di Tiāmat furono vittoriose in ogni scontro. Le divinità più giovani vennero sempre respinte fino a quando il dio Marduk si fece avanti durante una riunione del consiglio delle divinità ed annunciò che le avrebbe condotte alla vittoria se lo avessero nominato loro re. Una volta accettato, il dio Marduk sconfisse Qingu (in seguito giustiziato) ed uccise Tiāmat con un'enorme freccia, dividendola in due parti.

Dopo aver sconfitto le forze del caos primordiale, il dio Marduk si dedicò alla creazione del Mondo, all'ordinamento dei Cieli ed alla genesi di una nuova creatura chiamata ... essere umano. Gli esseri umani avrebbero collaborato con le divinità per contrastare le forze del caos e mantenere l'ordine nel Mondo. In questo modo, tutti gli esseri umani erano figlie e figli del dio Marduk e agivano per compiere la sua volontà. La storia del dio Marduk divenne così popolare che egli venne riconosciuto come divinità suprema. Lo studioso Jeremy Black osserva che "il culto del dio Marduk, nella sua forma più estrema, è stato paragonato al monoteismo, anche se lo stesso non ha mai portato alla negazione assoluta dell'esistenza di altre divinità" (129). Il dio Marduk, dunque, era estremamente importante per gli antichi popoli della Mesopotamia, ma soprattutto per le e gli abitanti della città di Babilonia.

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L'importanza di Marduk per la città di Babilonia

Marduk venne elevato a divinità protettrice della città di Babilonia durante il regno di Hammurabi (1792-1750 a.C., circa) e continuò ad essere venerato in città fino all'epoca della dominazione persiana, quando Babilonia venne distrutta nel 485 a.C., circa dal sovrano Serse I "il Grande". La Festa del Nuovo Anno (Akītu) non poteva essere celebrata quando la statua del dio stesso non era presente in città, poichè si riteneva che questa simboleggiasse lo spostamento reale della divinità medesima. Si credeva che il dio Marduk vivesse nel suo tempio al centro della città, proprio come le divinità delle altre città vivevano nei loro. Quando la statua di una divinità veniva rimossa, si perdeva anche la protezione la stessa offriva. La Profezia di Marduk descrive la tipologia di condizioni che si verificavano quando una divinità lasciava una città o veniva portata via da una città:

I cadaveri delle persone bloccano le porte d'accesso alla città. Il fratello mangia il fratello. L'amico colpisce l'amico con una mazza. I cittadini liberi tendono le mani ai poveri per chiedere l'elemosina. Lo scettro si accorcia. Il male giace sulla Terra. Gli usurpatori indeboliscono il Paese. I leoni bloccano la strada. I cani impazziscono e mordono la gente. Chiunque essi mordano non vive, muore. (Van de Mieroop, 48)

Lo studioso Marc van de Mieroop commenta questa situazione scrivendo:

L'assenza della divinità protettrice (polìade) dalla sua città causava grandi disagi nel culto [di quella divinità e della città in generale]. L'assenza della divinità non era sempre metaforica ma spesso era il risultato del furto della statua di culto da parte delle incursioni nemiche. Le statue divine venivano comunemente portate via durante le guerre dai vincitori per indebolire il potere delle stesse città sconfitte. Le conseguenze erano così gravi che la perdita della statua doveva essere necessariamente registrata nei testi storiografici. Quando la statua del dio Marduk non era presente presso la città di Babilonia, la Festa del Nuovo Anno, di fondamentale importanza ed utilità per l'intero anno cultuale medesimo, non poteva essere celebrata. (48)

Babilonia venne saccheggiata dal sovrano assiro Sennacherib (705-681 a.C., circa) nel 689 a.C., circa, dopo che egli stesso aveva precedentemente snobbato Marduk come divinità della città di Babilonia assieme al relativo rituale di "prendere la mano" quando si era auto-proclamato sovrano della città. Il suo feroce assassinio da parte dei propri figli, nel 681 a.C., circa, venne considerata come una punizione del dio Marduk per l'insulto arrecato alla sua persona ed alla sua città. Il successore di Sennacherib, il sovrano Esarhaddon (681-669 a.C., circa), si impegnò a fondo per prendere le distanze dal padre, ricostruendo la città ed onorando il dio Marduk con un tempio ancor più maestoso e spettacolare, la grande ziqqurat della città di Babilonia (da cui il modello della biblica Torre di Babele) al cui interno, secondo Erodoto, il popolo credeva che il dio stesso scendesse dal Cielo per accoppiarsi con giovani vergini appositamente scelte, le quali vivevano al livello superiore della medesima ziqqurat.

The Tower of Babel
La Torre di Babele
Classic Art Wallpapers (CC BY-SA)

Tralasciando le affermazioni di Erodoto, si riteneva, invece, che il dio Marduk risiedesse nel suo tempio, non nei Cieli, quindi, in mezzo alla gente della sua stessa città. In occasione della Festa del Nuovo Anno, la sua statua veniva fatta sfilare per le strade e portata in una piccola casa al di là delle mura, dove poteva godere di una vista diversa e di un po' d'aria fresca. Marduk non era una divinità lontana, su un piano superiore, su un piedistallo irraggiungibile, bensì immediatamente accessibile e sempre disponibile per il popolo. Per i Babilonesi, dunque, fu particolarmente difficile quando il loro protettore ed amico venne portato via.

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Gli spostamenti della statua del dio Marduk

La Profezia di Marduk non fornisce un calendario ben preciso degli eventi, ma è ormai noto, da altre fonti, quando avvennero determinate invasioni e quando la statua del dio venne portata altrove. Inoltre, l'opera non segue il destino della statua dopo il suo ritorno presso la città di Babilonia dall'Elam. Un calendario degli spostamenti del dio Marduk andrebbe dalla prima volta che la rispettiva statua venne presa dagli Ittiti sino alla sua distruzione finale da parte dei Persiani con Serse I "il Grande", e questa versione successiva è fornita dagli scrittori greci. Il viaggio e lo spostamento della statua del dio Marduk seguirebbero dunque queste datazioni, tuttavia da considerare ancora alquanto approssimative:

1595 a.C., circa - Il sovrano ittita Muršili I porta la statua nel regno di Ḫatti dopo aver saccheggiato la città di Babilonia.

1344 a.C., circa - Il monarca ittita Šuppiluliuma I, forse, restituisce la statua alla città di Babilonia come gesto di buona volontà, sul piano commerciale (si tratta di un'ipotesi).

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1225 a.C., circa - Tukulti-Ninurta I d'Assiria saccheggia la città di Babilonia e porta la statua presso la città di Aššur.

Sebbene sia stato suggerito che la città di Aššur sia stata saccheggiata dopo la morte di Tukulti-Ninurta I, nel 1208 a.C., circa, ciò non sembra possibile. In seguito, infatti, la statua viene menzionata ed identificata come proprietà di Šutruk-Nakhunte, re dell'Elam, il quale, molto probabilmente, la rubò alla città di Sippar, dove era gia stata precedentemente spostata.

1150 a.C., circa - Šutruk-Nakhunte, re dell'Elam, acquisisce la statua durante il suo saccheggio della città di Sippar. Nella propria iscrizione, Šutruk-Nakhunte si vanta di aver distrutto Sippar, una città vicina a Babilonia, e di aver portato via molti beni di valore religioso e culturale - tra cui la stele del grande sovrano accadico Narām-Sîn -. È probabile, quindi, che la statua del dio Marduk sia giunta anche presso la città di Sippar.

1125 - 1104 a.C., circa - Regno di Nabucodonosor I, il quale sconfigge l'Elam e riporta la statua presso la città di Babilonia.

705 - 689 a.C., circa - La statua rimane nella città di Babilonia con il sovrano assiro Sennacherib, il quale, durante il suo regno (nel 689 a.C., circa), saccheggia la città, probabilmente trasportando la statua a Ninive.

681 - 669 a.C., circa - Re Esarhaddon, figlio di Sennacherib, ricostruisce la città di Babilonia, ne restituisce la statua ed onora il dio Marduk con la realizzazione di un nuovo tempio.

668 - 627 a.C., circa - Regno del figlio del monarca Esarhaddon, Assurbanipal, durante il quale la statua rimane nella città di Babilonia.

634 - 562 a.C., circa - Regno di Nabucodonosor II, durante il quale le strade vennero allargate per consentire alla statua del dio Marduk di sfilare più facilmente durante i giorni di festa e, soprattutto, durante la festa del Nuovo Anno (Akītu), quando veniva portata, attraverso la Porta di Ištar, sino alla sacra dimora della divinità medesima.

Model of the Ishtar Gate
Ricostruzione tridimensionale della Porta di Ištar presso la città di Babilonia
Gryffindor (CC BY-SA)

539 a.C., circa - La città di Babilonia viene conquistata dal sovrano Ciro II "il Grande" di Persia. Questi nutriva profondo rispetto per la città e per la sua divinità. Un'iscrizione su un cilindro in argilla nella propria tomba giustifica il suo assalto della città di Babilonia e racconta di come il dio Marduk fosse dalla sua parte e come fosse da lodare per la sua vittoria. La conquista della città di Babilonia è giustificata dal fatto che Ciro sostiene che il re precedentemente in carica aveva dimenticato le lodi al dio Marduk ed era inadatto, dunque, a governare.

485 a.C., circa - La città di Babilonia si ribella al dominio persiano ed il sovrano Serse I "il Grande" distrugge la città per rappresaglia, fondendo la statua in oro del dio Marduk.

L'attendibilità delle fonti

Com'è già stato precedentemente osservato, La Profezia di Marduk è una finzione storica creata per celebrare la vittoria del sovrano Nabucodonosor I sull'Elam. Le fonti che tracciano il destino della statua dopo il suo ritorno presso la città di Babilonia sono di natura storica, ma i due scrittori principali - Erodoto e Diodoro Siculo - sono stati entrambi criticati per le imprecisioni e le vere e proprie favole contenute nelle loro rispettive opere. I resoconti di Erodoto inerenti la città di Babilonia sono sembrati sospetti ai lettori sin dalla sua epoca, mentre a Diodoro Siculo si deve l'elaborata descrizione dei Giardini Pensili di Babilonia, che oggi gli studiosi ritengono, se mai siano realmente esistiti, si trovassero presso la città di Ninive. Entrambi questi scrittori erano veementemente ed ideologicamente anti-persiani, e la storia di un re persiano che distrugge la statua di una divinità per dare una lezione al popolo di una città appena rasa al suolo avrebbe favorito i loro rispettivi programmi politici nel ritrarre il popolo dei Persiani come insensibile, brutale ed empio.

La Profezia di Marduk non è tanto rilevante dal punto di vista storico e storiografico, bensì per comprendere il grande valore che gli abitanti di una città attribuivano alla loro divinità protettrice.

Il destino finale della statua del dio Marduk, quindi, secondo gli scrittori greci, potrebbe essere sospetto, se non fosse che non si fa più menzione della statua medesima in nessuna delle fonti a seguito dell'assalto del sovrano Serse a Babilonia e che nessun scrittore antico contraddice il racconto di Erodoto. La città di Babilonia venne conquistata da Alessandro Magno quando egli sottomise l'impero persiano nel 331 a.C., circa, e della statua non si fa menzione alcuna, né viene mai nominata nei successivi resoconti. Sembra quindi che Erodoto e Diodoro Siculo siano corretti nelle loro conclusioni, a meno che qualche altra fonte non ancora recuperata presenti una versione differente.

La Profezia di Marduk non è tanto rilevante dal punto di vista storico e storiografico, bensì per comprendere il grande valore che gli abitanti di una città attribuivano alla loro divinità protettrice. Il dio Marduk non era solo un essere invisibile ed etereo al quale ci si rivolgeva mediante le preghiere nel momento del bisogno o che si lodava nei momenti di ricchezza, benesssere e prosperità, ma un caro, intimo amico e vicino di casa che viveva proprio "in fondo alla via". Allo stesso modo in cui oggi noi siamo angosciati e profondamente addolorati nel scoprire di aver perso un caro, intimo amico, lo stesso accadde agli antichi Babilonesi quando venne sottratta la statua della loro amata divinità.

Info traduttore

Elisa Mion
Archeologa, sin da bambina prova sincero e crescente interesse e fascino (se non vero e proprio Amore!) per le Civiltà, la Storia e l'Archeologia del Vicino Oriente antico. Nel 2022 si è laureata con lode in Archeologia del Vicino Oriente antico discutendo una tesi incentrata su Ninive (Iraq).

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2016, dicembre 14). La Profezia di Marduk [The Marduk Prophecy]. (E. Mion, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-990/la-profezia-di-marduk/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "La Profezia di Marduk." Tradotto da Elisa Mion. World History Encyclopedia. Modificato il dicembre 14, 2016. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-990/la-profezia-di-marduk/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "La Profezia di Marduk." Tradotto da Elisa Mion. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 14 dic 2016. Web. 25 apr 2024.