Il teatro dell'antica Grecia

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Mark Cartwright
da , tradotto da Giulia Martis
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Greco, Persiano, Spagnolo, Turco
Greek Tragedy Mask (by Mark Cartwright, CC BY-NC-SA)
Maschera della tragedia greca.
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Il teatro greco nacque ad Atene nel VI secolo a.C. nell’ambito delle feste religiose con la messinscena della tragedia che, a sua volta, ispirò la creazione della commedia greca. Questi due tipi di spettacolo erano straordinariamente popolari e la loro rappresentazione si diffuse nel Mediterraneo e influenzò il teatro ellenistico e romano.

A riprova del loro inossidabile successo, le opere di grandi drammaturghi come Sofocle, Euripide e Aristofane hanno costituito le basi su cui si fonda tutto il teatro moderno. Allo stesso modo, l'architettura dei teatri dell'antica Grecia ha continuato ad ispirare lo stile dei teatri fino ai giorni nostri.

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Le origini della tragedia

Le esatte origini della tragedia (tragōida) sono oggetto di dibattito fra gli studiosi. Alcuni hanno ricondotto l'ascesa di questo genere a una forma d'arte precedente, la rappresentazione lirica dei poemi epici. Altri suggeriscono un forte legame con i riti svolti durante le cerimonie in onore di Dioniso, come il sacrificio delle capre – un rituale cantato chiamato trag-ōdia – e l'utilizzo delle maschere. Infatti, Dioniso divenne noto come il dio del teatro e forse un altro legame risiede nei rituali del bere, durante i quali i partecipanti perdevano completamente il controllo delle proprie emozioni, diventando a tutti gli effetti un'altra persona, proprio come gli attori (hupokritai) sperano di fare quando recitano. La musica e la danza dei riti dionisiaci erano evidenti soprattutto nel ruolo del coro e della musica prodotta dai suonatori di aulos. Tuttavia, anche le parti parlate conservavano elementi ritmici nell’uso del tetrametro trocaico e del trimetro giambico.

La tragedia greca

Gli spettacoli venivano fatti in teatri all’aperto (theatron), dotati di un’acustica formidabile e aperti, a quanto sembra, a tutta popolazione maschile (la presenza delle donne è oggetto di discussione) e dalla metà V secolo a.C. l’entrata era libera. La trama di una tragedia era quasi sempre ispirata a episodi della mitologia greca che bisogna ricordare che facevano spesso parte della religone. Poiché si trattava di argomenti seri, spesso legati a principi morali e a dilemmi senza soluzione, non era consentito rappresentare scene di violenza sul palco, e la morte di un personaggio doveva essere ricreata dietro le quinte per essere udita ma non vista. Allo stesso modo, almeno nella fase iniziale del genere, il poeta non poteva includere nella sua opera né affermazioni a sfondo politico né alcun tipo di commento.

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Data la quantità ridotta degli attori parlanti, ognuno di loro doveva interpretare diversi ruoli per i quali l’uso di maschere, costumi, voci e gesti diventò estremamente importante.

Le prime tragedie avevano solo un attore che recitava indossando un costume e una maschera che gli consentivano di impersonare gli déi. È qui che forse si può vedere il nesso con antichi riti religiosi in cui le cerimonie venivano celebrate da un sacedorte. Col tempo, l’attore iniziò a rivolgersi spesso al direttore del coro, un gruppo di attori che poteva raggiungere i 15 componenti (tutti maschi) che cantavano e ballavano ma non parlavano. Questa innovazione, avvenuta intorno al 520 a.C., è attribuita al poeta Tespi, grazie al quale l’attore poteva ora cambiare anche i costumi di scena durante lo spettacolo (servendosi di una piccola tenda posta dietro al palco, skēne, che in un periodo più tardo si sarebbe evoluta in una facciata monumentale), suddividendo così l’opera in diversi episodi. Questi intermezzi sarebbero poi diventati veri e propri interludi musicali. Infine, sul palco vennero ammessi tre attori, ma non di più, una limitazione che garantiva parità fra i poeti in gara. Tuttavia, un’opera teatrale poteva avvalersi di un numero illimitato di attori non-parlanti, in modo tale che la realizzazione degli spettacoli con una maggiore disponibiltà di fondi poteva risultare più grandiosa. Data la quantità ridotta degli attori parlanti, ognuno di loro doveva interpretare diversi ruoli per i quali l’uso di maschere, costumi, voci e gesti diventò estremamente importante.

Gare e drammaturghi celebri

La gara più famosa per la rappresentazione della tragedia faceva parte delle feste primaverili che si svolgevano ad Atene in onore di Dioniso Eleuterio, conosciute anche come Dionisie cittadine. L’archon, un alto ufficiale della città, decideva quali opere sarebbero andate in scena durante il concorso e chi fra i cittadini sarebbero stati i chorēgoi, cioè coloro che avevano l’onore di finanziare la messinscena, mentre lo stato pagava il poeta e gli attori principali. Ogni poeta selezionato doveva preparare tre tragedie e una satira una sorta di parodia breve riguardante un tema mitologico caratterizzata da un coro di satiri, i seguaci selvaggi di Dioniso. Gli spettacoli venivano giudicati il giorno stesso da una giuria, e, solitamente, il premio per il vincitore, oltre all’onore e al prestigio, consisteva in un calderone tripode di bronzo. Dal 449 a.C. vennero istituiti anche premi per gli attori principali (prōtagōnistēs).

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Theatre of Dionysos Eleuthereus, Athens
Teatro di Dioniso Eleuterio, Atene.
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

I poeti che scrivevano regolarmente opere teatrali per questi concorsi diventarono famosi, e i tre di maggiore successo furono Eschilo (c.ca 525-456 a.C), Sofocle (c.ca 496-406 a.C.) ed Euripide (c.ca 484-407 a.C.). Eschilo divenne noto per avere introdotto un secondo attore, aggiunto più dialogo, e per avere creato dei sequel. Descrisse il suo lavoro come ‘i rimasugli del banchetto di Omero’ (Burn 206). Sofocle era estremamente popolare e aggiunse sia la scenografia che un terzo attore. Euripide veniva acclamato per i suoi dialoghi brillanti, il suo realismo e l’abitudine di porre al pubblico domande scomode e provocatorie su temi della quotidinità. Le opere di questi tre autori venivano riproposte nei teatri e anche riscritte per creare versioni destinate alla divulgazione di massa e all’istruzione come parte del percorso educativo di tutti i giovani.

Le origini della commedia greca

Le origini precise della commedia greca si perdono nelle tenebre della preistoria, ma un’attività umana che prevedeva il travestimento e l’imitazione di altri ebbe certamente origine molto prima delle testimonianze scritte. Una delle prime attestazioni di tale attività nel mondo greco proviene dalle docorazioni su ceramiche risalenti al VI secolo a.C. che frequentemente raffiguravano attori travestiti da cavalli, satiri e danzatori, indossando vistosi costumi. Anche i poemi di Archiloco (VII secolo a.C.) e Ipponatte (VI secolo a.C.) furono tra le prime fonti d’ispirazione per la commedia, caratterizzati da un crudo ed esplicito umorismo a sfondo sessuale. Secondo quanto riportato da Aristotele, un’altra origine della commedia risiede nelle canzoni falliche intonate durante le feste dionisiache.

La commedia greca

Nonostante le innovazioni, la commedia aveva una struttura convenzionale. Nella prima parte, chiamata parados, il coro, costituito da 24 attori, entrava in scena ed eseguiva una serie di canzoni e danze. Gli stravaganti costumi utilizzati, che avevano lo scopo di stupire, potevano rappresentare qualsiasi cosa: da api gigantesche con pungiglioni enormi a cavalieri in sella a un altro uomo che imitava un cavallo, o addirittura un assortimento di utensili da cucina. In molti casi il titolo dello spettacolo si ispirava al coro, come per esempio Le vespe di Aristofane.

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Greek Marble Comedy Mask
Maschera in marmo della commedia greca.
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

La seconda parte della rappresentazione, chiamata agon, consisteva spesso in un botta e risposta spiritoso o in un dibattito fra gli attori principali, caratterizzati da un intreccio ricco di elementi fantastici, frequenti cambi di scena, e talvolta anche improvvisazione. La terza parte della commedia era la parabasis, durante la quale il coro si rivolgeva direttamente al pubblico, parlando al posto del poeta. Il finale della commedia era conosciuto come exodus, momento nel quale il coro si esibiva in un’altra avvincente esibizione di ballo e canto.

Come nella tragedia, tutti gli attori, cantanti e danzatori erano maschi. Un attore principale e altri due interpreti eseguivano tutte le parti parlate. Talvolta, veniva concesso un quarto attore ma solo se il suo ruolo non era fondamentale per la trama. Nelle commedie, gli autori avevano modo di affrontare i temi di attualità in maniera più esplicita rispetto al genere formale della tragedia. I commediografi più famosi furono Aristofane (460-380 a.C.) e Menandro (c.ca 342-291 a.C.) che vinsero diverse gare, proprio come i grandi tragediografi. Spesso le loro opere prendevano in giro politici, filosofi e colleghi artisti, alcuni dei quali, a volte, erano presenti fra il pubblico. A Menandro è stato anche attribuito il merito di avere contribuito a creare un’altra versione della commedia, nota come commedia nuova (così, la produzione precedente prese il nome di commedia antica). Menandro introdusse come personaggio principale il giovane innamorato, che diventò, insieme ad altre maschere fisse come il cuoco e lo schiavo furbo, un elemento fondamentale del genere. Inoltre, la commedia nuova era caratterizzata dalla rappresentazione delle persone comuni con i loro problemi quotidiani, oltre che dai colpi di scena e dalla suspence.

Influenza del teatro greco

Nuove opere teatrali continuarono ad essere scritte e messe in scena e, con la nascita nel III secolo a.C. delle corporazoni per gli attori e il lavoro di compagnie teatrali itineranti, il teatro greco continuò a diffondersi per il Mediterraneo, diventando un elemento comune del paesaggio urbano dalla Magna Grecia all’Asia Minore. Nel mondo romano, queste opere venivano tradotte e imitate in latino, dando vita, a partire dal I secolo a.C., a una nuova forma d’arte, la pantomima, che trasse ispirazione dalla struttura e dai temi della tragedia greca. In quel periodo, il teatro si affermò definitivamente come popolare forma di intrattenimento, arrivando fino ai nostri giorni. Anche le opere originali del V secolo a.C., con la loro analisi di temi universali e senza tempo, hanno continuato ad affascinare il pubblico dei teatri moderni nel corso delle loro ripetute rappresentazioni in tutto il mondo, inclusi i teatri dell’antica Grecia come quello di Epidauro.

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Domande e risposte

Cos'è il teatro greco?

Il teatro greco è una forma d'arte performativa in cui un numero ristretto di attori e un coro interpretano una tragedia o una commedia basata sulle opere di drammaturghi dell'antichità. In genere, le storie del teatro greco si inspirano alla mitologia o a situazioni comiche durante le quali vengono presi in giro politici greci o altre personalità dell'epoca.

Chi fu il creatore del teatro greco?

Il teatro greco ebbe origine da cerimonie religiose in cui i partecipanti indossavano maschere e intonavano canti in onore di Dioniso e altri déi. Tespi (c.ca 520 a.C.) è ritenuto il primo attore ad avere parlato con il pubblico e a cambiare i costumi di scena nel corso della rappresentazione.

Quali sono i due tipi di rapppresentazione nel teatro greco?

Il teatrogreaco includeva la tragedia e la commedia. Le tragedie avevano tre attori e un coro composto da 15 persone che mettevano in scena storie tratte dalla mitologia greca e dalla religione. Nelle commedie si prendevano in giro la cultura greca e varie personalità dell'epoca, mentre gli attori e il coro indossavano costumi stravaganti e buffi.

In che modo il teatro greco ha influenzato l'intrattenimento moderno?

Il teatro greco ha influenzato quello moderno in diversi modi. I costumi di scena, gli effetti speciali, l'uso della satira, fino ad arrivare alla forma del teatro stesso sono il prodotto di questa influenza duratura.

Info traduttore

Giulia Martis
Giulia è una traduttrice italiana e vive a Londra. Si interessa soprattutto, ma non solo, di archeologia, storia dell'arte, localizzazione, e letteratura. È una cultrice di etimologia e sociolinguistica, ed è appassionata di astronomia. Oltre al Diploma in Translation del Chartered Institute of Linguists, ha una laurea magistrale e una triennale in Lingue e letterature straniere, conseguite all'Università di Bologna.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2016, luglio 14). Il teatro dell'antica Grecia [Ancient Greek Theatre]. (G. Martis, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-14956/il-teatro-dellantica-grecia/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Il teatro dell'antica Grecia." Tradotto da Giulia Martis. World History Encyclopedia. Modificato il luglio 14, 2016. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-14956/il-teatro-dellantica-grecia/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Il teatro dell'antica Grecia." Tradotto da Giulia Martis. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 14 lug 2016. Web. 25 apr 2024.