Lo "Spanish Main": la Terra Ferma dell'Impero spagnolo

Definizione

Mark Cartwright
da , tradotto da Giovanni De Simone
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Spagnolo
The Spanish Main & the West Indies c.1720 (by Simeon Netchev, CC BY-NC-SA)
La Tierra Firme e le Indie occidentali, 1720 circa
Simeon Netchev (CC BY-NC-SA)

L'espressione Spanish Main ("Terra Ferma spagnola") si riferisce, nel suo senso più ampio, ai possedimenti dell'Impero spagnolo nelle Americhe, dalla Florida (a nord) alla costa settentrionale del Brasile (a sud), includendo i Caraibi. Inizialmente il termine era più limitato, e si riferiva solamente ai territori spagnoli continentali dell'America del sud settentrionale. Era un nome particolarmente in voga tra gli scrittori di racconti pirateschi, in quanto era un termine pratico e romantico per indicare l'area di operazioni di corsari, bucanieri e pirati tra il XVI e il XVIII secolo.

Area geografica

Il termine Spanish Main fu assegnato ai possedimenti coloniali spagnoli nelle Americhe, dal 1520 fino al 1730, cioè alla fine dell'epoca d'oro della pirateria. All'inizio aveva un significato più limitato. Tale locuzione significava letteralmente "terraferma dell'Impero spagnolo", e deriva dallo spagnolo Tierra Firme (entroterra, terraferma, continente, ecc.). Di conseguenza, venne usata nel XVI secolo dai corsari inglesi con il solo senso di "costa settentrionale dell'America del sud" (approssimativamente da Panama a Trinidad), anche se spesso anche le acque antistanti queste coste venivano incluse nel significato più ampio dell'espressione. Le isole caraibiche non erano ricomprese nello spazio descritto da tale formula, proprio perché, in quanto isole, erano distinte dall'America continentale. I bucanieri del XVII secolo usarono la usarono poi per riferirsi al Mar dei Caraibi, invertendo di fatto il significato originale. Gli scrittori di racconti del XVIII secolo iniziarono a farne un uso ancora più ampio, indicando indiscriminatamente l'Impero spagnolo nel suo complesso, dalla Florida (a nord) fino ai confini con il Brasile portoghese (a sud). Adesso viene incluso nel significato anche l'intera area continentale e oceanica di quella zona, includendo tutti i Caraibi ad eccezione però delle Piccole Antille, che sono state colonizzate da altre potenze europee.

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L'Impero spagnolo

Nel 1492, Cristoforo Colombo (1451-1506) attraversò l'Atlantico al servizio della corona spagnola, e invece di trovare una rotta per l'Asia come aveva sperato, sbarcò nel Americhe. Colombo effettuò altri tre viaggi, arrivando ad un totale di quattro, venendo seguito da altri. L'unico vero rivale della Spagna nella corsa allo sfruttamento delle risorse delle Americhe era il Portogallo, ma le due nazioni si divisero audacemente il globo per crearsi due sfere di interesse. La divisione fu sancita dal Trattato di Tordesillas del 1494, e ulteriormente precisata nel 1529 dal Trattato di Saragozza.

Landing of Columbus
Lo sbarco di Colombo
Unknown (Public Domain)

Nel 1494, gli spagnoli fondarono l'insediamento di "La Isabela" sull'isola di Hispaniola (moderne Repubblica dominicana/Haiti). Sempre su Hispaniola fondarono Santo Domingo, nel 1498. Nel 1508 fu la volta di Porto Rico; nel 1511 seguì Cuba. Gli spagnoli introdussero bestiame di vario tipo, tra cui cavalli e muli, allo scopo di farli riprodurre. Vennero create le prime piantagioni di canna da zucchero, sul modello di quanto stavano facendo i portoghesi nelle isole dell'Atlantico, come a Madeira. Un'altra fiorente coltura presente nelle piantagioni era il tabacco. Per lavorare in queste piantagioni, vennero schiavizzati sia i popoli indigeni che i popoli dell'Africa occidentale. Si calcola che, tra il XVI e il XVII secolo, furono trasportati via mare nei territori della "Terra Ferma spagnola" circa due milioni di schiavi africani. Dopo essersi stabiliti nei Caraibi, gli spagnoli organizzarono delle spedizioni esplorative nel continente americano, iniziando da Panama dove, nel 1513, Vasco Núñez de Balboa fu il primo europeo a posare lo sguardo sull'oceano Pacifico. La colonizzazione delle "Indie spagnole", come venivano chiamate all'epoca, era iniziata.

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I popoli indigeni della costa cercarono spesso di respingere questa marea combattendo, ricorrendo a tattiche come le imboscate, dato che dovevano fronteggiare un nemico che possedeva armi di una tecnologia più avanzata, ma questo nemico, gli spagnoli, erano arrivati per restare. I nativi furono brutalmente rapinati, massacrati o resi schiavi; a quelli che sopravvissero venne insegnata la religione di questi strani uomini provenienti da lontano: esploratori, preti e avventurosi hidalgos. Solo per citare un esempio, gli Arawak dei Caraibi furono spazzati via nel corso di una generazione a causa delle malattie, dello sfruttamento o delle uccisioni che compivano gli spagnoli. Si venne così a formare l'orribile modello di conquista che venne tenuto in futuro.

L'ANTICO MESSICO FU SACCHEGGIATO DELLE PROPRIE RICCHEZZE, CHE INIZIARONO A ESSERE TRASPORTATE IN SPAGNA.

I conquistadores spagnoli si spinsero in profondità all'interno del continente americano, attirati dalle voci che parlavano di favolose città d'oro: in Messico, a partire dal 1519, attaccarono e distrussero gli Aztechi e la loro civiltà. Indeboliti da frizioni politiche interne, gli Aztechi furono sconfitti a causa della superiorità degli spagnoli negli armamenti e nelle tattiche militari, soprattutto quelle di cavalleria. Di nuovo, la popolazione fu falcidiata dalle malattie. Intelligentemente, gli spagnoli si allearono con popolazioni che da lungo tempo erano rivali degli Aztechi, come ad esempio i Taraschi, causando la caduta del loro sovra esteso e spesso brutale impero, che venne rimpiazzato da un nuovo ordine ancora più brutale. Il capo dei conquistadores era Hernán Cortés (1485-1547), il cui zelo religioso era pari solo alla sua brama di ricchezze e gloria. L'antico Messico fu saccheggiato delle proprie ricchezze, che iniziarono a essere trasportate in Spagna. La capitale azteca Tenochtitlan divenne la capitale della colonia della Nuova Spagna, e Cortés fu nominato primo governatore nel maggio del 1523. Nel 1535 venne nominato il primo viceré della Nuova Spagna, Don Antonio de Mendoza.

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Spanish Colonial Empire in the Age of Exploration
L'impero coloniale spagnolo nell'Età delle scoperte
Simeon Netchev (CC BY-NC-SA)

Dopo il Messico, fu il turno dell'America centrale e meridionale, Nel 1532 le forze spagnole, guidate da Francisco Pizarro (1478-1542), entrarono nei territori dell'Impero incaico, che si estendeva da Quito a Santiago, ed era il più grande del mondo. Ancora una volta, un giovane e fragile impero collassò nel giro di una generazione a causa della combinazione di dispute interne e superiorità negli armamenti da parte degli spagnoli. Il fattore in assoluto più decisivo di tutti furono le malattie portate dall'Europa, come il vaiolo, che si era già diffuso dal Messico al Sud America prima ancora che ci arrivasse la stessa spedizione spagnola. Le stime sono sconvolgenti, e parlano di un tasso di mortalità dovuto alle malattie che oscilla tra il 65-90% della popolazione, in quello che si considera il più grande disastro umanitario che abbia mai colpito le Americhe. Quello che però all'epoca sconvolse gli spagnoli fu l'enorme quantità di oro e argento che videro nei templi, nelle case e sui corpi degli Inca. Con la caduta di Cuzco nel novembre del 1533 e l'installazione di un governo fantoccio, gli spagnoli pensarono che fossero sulla buona strada verso il controllo di questa nuova, vasta regione del mondo. Tuttavia, i nuovi padroni ebbero gli stessi problemi dei vecchi nel controllare un'area geografica così estesa, che aveva una miriade di popoli, culture e linguaggi diversi. Gli spagnoli furono tormentati da guerre e ribellioni fino al 1572, quando giustiziarono l'ultimo pretendente al trono incaico.

La spoliazione delle Americhe

Gli spagnoli fondarono un governo coloniale basato su un sistema di principati, guidati da un governatore o dal viceré. Costruirono anche delle fortificazioni per proteggersi dai contrattacchi. Gli spagnoli spogliarono le Americhe da qualsiasi oggetto di valore, in particolare oro e argento, che vennero fusi in lingotti. Quando questa facile fonte di ricchezza si esaurì, si proseguì con il commercio, sfruttando risorse naturali come legname, perle e gemme. L'argento veniva estratto dalle miniere di Perù e Messico, utilizzando la manodopera degli schiavi. Questo metallo veniva utilizzato per coniare pesos o pezzi da otto, una moneta che di fatto divenne la valuta internazionale delle Americhe.

Gli spagnoli crearono un monopolio commerciale all'interno del loro impero, non permettendo agli altri mercanti europei di comprare o vendere alcunché nelle nuove città coloniali, che si stavano espandendo lungo tutto il continente. I rivali europei volsero allora il loro avido sguardo sui due convogli annuali della Flotta del tesoro spagnola, che portavano le ricchezze dalle Americhe alla Spagna (tra il 1520 e il 1789). Le flotte atlantiche del tesoro, oltre a oro, argento e gemme, trasportavano anche una fortuna in merci preziose provenienti dall'Asia, quali seta, spezie e porcellana, che venivano portate dalle Filippine in Messico, ad Acapulco, dai galeoni di Manila (dal 1565 al 1815). Durante il primo secolo della conquista, gli spagnoli estrassero l'impressionante cifra di 10.5 milioni di once troy dal Sud America (pari a poco meno di 330 tonnellate). Per quanto riguarda l'argento, entro il 1600 ne furono trasportate in Spagna 25.000 tonnellate. Inoltre, ogni anno tornavano indietro nelle Filippine circa tre milioni di pesos d'argento per comprare beni con cui riempire i galeoni di Manila. La relativa scarsità di argento in Cina permise di ottenere il doppio della quantità di oro che si poteva scambiare in Europa a parità di argento. Gli spagnoli non si accontentavano di estrarre grandi ricchezze dalle Americhe, e si misero a commerciare prodotti in tutto il globo per realizzare ancora più profitti.

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Montezuma Meets Cortés
Montezuma incontra Cortés
Unknown Artist (Public Domain)

I governi rivali europei, per indebolire la Spagna e aprirsi il commercio con le Americhe, appoggiarono in maniera non ufficiale gli attacchi contro la Flotta spagnola del tesoro, che era un obiettivo allettante. Il sistema dei convogli e l'utilizzo di scorte furono molto efficaci nel proteggere la Flotta, ma quando veniva catturata una preda, il bottino era enorme. Un altro obiettivo allettante erano i porti in cui venivano accumulati questi beni, in attesa di essere caricati sulle navi del tesoro.

I porti chiave

Nel XVII secolo, l'Impero spagnolo nel continente americano era composto dal vicereame della Nuova Spagna (Messico e America centrale), e la sede del viceré era Città del Messico (un tempo Tenochtitlan). Il vicereame del Perù (il vecchio territorio degli Inca) venne fondato nel 1543. Nuova Granada (che comprendeva attuali Venezuela e Colombia) ebbe un altro viceré, che scelse Cartagena come sede. Il vicereame del Rio de La Plata (attuali Argentina, Paraguay e Uruguay) fu istituito nel 1776. Panama e l'Honduras avevano il proprio governatore, così come Cuba, Hispaniola e Porto Rico.

GLI SPAGNOLI DECISERO DI PROTEGGERE CUBA, IL GIOIELLO DEL LORO IMPERO, DOPO L'ATTACCO FRANCESE A L'AVANA DEL 1555.

Città del Messico era la capatale amministrativa dell'America spagnola, ma il cuore dell'impero erano Cuba e il porto dell’Avana. Ciò era dovuto alla posizione strategica che aveva nel bacino dei Caraibi e il suo governatorato era il più vecchio tra quelli delle isole caraibiche. L'Avana era anche il punto di raccolta della flotta del tesoro, prima che questa tornasse in Spagna e, dal 1610, ebbe il più grande arsenale navale delle Americhe. Il corsaro francese Jacques de Sores attaccò brutalmente L'Avana nel luglio del 1555. A seguito di ciò, gli spagnoli decisero di proteggere Cuba, che era il gioiello del loro impero. Nel 1558 venne costruita la Fuerza Real, la prima fortezza con i bastioni delle Americhe, a cui si aggiunse l'imponente castello del Morro nel 1589. Da quel momento in poi, nessun'altro pirata, corsaro o comandante navale osò più attaccare L'Avana e i suoi 30.000 abitanti per i due secoli successivi.

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Cartagena era un altro porto molto importante della Tierra Firme, perché era il punto di raccolta di oro, argento, smeraldi e perle dal Venezuela e dalla Colombia. Per questo motivo, era conosciuta con il nome di "Regina delle Indie". Venne occupata brevemente da Francis Drake (1540 circa-1596) nel 1586, così gli spagnoli decisero di migliorare le fortificazioni nel 1602, che resero il porto praticamente inespugnabile.

Cannons at Cartagena
Cannoni a Cartagena
Louise Wolff (CC BY-SA)

Un altro porto chiave era Portobelo, a Panama. Dal 1596, sostituì Nombre de Dios (fondata nel 1510) come punto di raccolta delle enormi quantità di argento che venivano dalle miniere del Perù (scoperte nel 1545). L'argento era portato con i galeoni dal Perù a Panama, (fondata nel 1519), per poi essere portato via terra dai muli fino a Portobelo, dall'altro lato dell'istmo. A Portobelo si svolgeva annualmente anche un grande mercato. Di conseguenza, Portobelo divenne un obiettivo irresistibile per i criminali stranieri. Francis Drake assaltò il convoglio dei muli nel 1573, per impadronirsi di un bottino di 15 tonnellate d'argento e 100.000 pesos d'oro (all'epoca, era una somma che permetteva di costruire 30 navi da guerra).

Il porto di Veracruz, il terzo fra i grandi porti del tesoro, era difeso dall'isola-fortezza di San Juan de Ulúa. Veracruz venne fondata da Cortés nel 1519, e divenne il centro di raccolta dell'argento messicano e delle preziose merci asiatiche, portate ad Acapulco dai galeoni di Manila e poi trasportate via terra a Veracruz. Nel 1568, San Juan de Ulúa fu il teatro del famigerato attacco spagnolo ad una flotta commerciale inglese guidata da John Hawkins (1532-1595). Questo episodio venne usato come scusa dai "cani del mare" elisabettiani per attaccare gli spagnoli a tutto campo nel corso del mezzo secolo successivo.

Ovviamente, in tutto l'Impero spagnolo c'erano molti altri porti e città. Gli spagnoli fondarono sulla costa del Nord America la città di St. Augustine, che poi fortificarono pesantemente, perché prima dovettero fronteggiare l'espansione degli ugonotti francesi che si erano stabiliti nella zona, e successivamente quella degli inglesi, che si stavano muovendo verso sud. San Juan, a Porto Rico, era il punto di arrivo della flotta del tesoro. Maracaibo, sulle coste dell'odierno Venezuela, aveva circa 4000 abitanti, ed era il centro del commercio regionale delle perle.

Pirate Sloop
Uno sloop pirata
Starz Entertainment (Copyright, fair use)

Gli insediamenti spagnoli furono costruiti praticamente tutti secondo lo stesso modello: una griglia di strade e isolati regolari, con una grande piazza centrale che ospitava gli edifici amministrativi e religiosi. Nel 1573, la Corona emanò dei decreti sulla pianificazione urbanistica delle città. Le città erano governate da un funzionario, che era a capo di un gruppo consiglieri, al quale era garantito, come in Spagna, di fregiarsi del proprio stemma. Lo stemma reale della Spagna veniva issato su tutte le fortezze e gli edifici ufficiali, per ricordare a tutti dove doveva andare la loro lealtà ultima.

Gli attacchi del XVII secolo

Nel XVII secolo, il monopolio coloniale spagnolo iniziò ad essere messo in discussione da altre potenze europee. Le isole caraibiche furono il teatro principale di questa sfida. Inghilterra, Francia e Paesi Bassi furono in guerra con la Spagna per quasi tutto il secolo, e le Americhe erano un fronte importante a causa delle ricchezze che passavano sull'Atlantico. La marina spagnola arrivò a essere la terza per dimensioni, dopo quelle di Inghilterra e Francia. Gli inglesi occuparono St. Kitts (noto anche come Saint Christopher) nel 1623, le Barbados nel 1624, Nevis nel 1628, Antigua e Montserrat nel 1632. I francesi si stabilirono in Martinica e Guadalupa nel 1635. Gli olandesi, che trasportavano il sale (indispensabile per la loro industria delle aringhe) dalla città di Araya, sulla costa del Venezuela, iniziarono a guardare intensamente alle risorse del Brasile. Gli spagnoli dovettero iniziare a preoccuparsi della spinta coloniale degli olandesi quando questi si impossessarono di St. Eustatia, Tobago e Curaçao tra il 1632 e il 1634.

Negli anni Trenta del Seicento c'erano circa 18.000 europei che vivevano nelle Piccole Antille; trent'anni dopo, la cifra era schizzata a 100.000. Molte di queste isole dei Caraibi orientali vennero usate dalle altre potenze coloniali come basi per attaccare l'Impero spagnolo, nonché come covo da contrabbandieri e pirati. Gli spagnoli risposero attaccando regolarmente queste isole, ma ebbero pochi successi, che aumentarono solamente l'animosità dei loro nemici.

Buccaneers Searching for Loot
Bucanieri in cerca di bottino
Howard Pyle (Public Domain)

I britannici si mossero verso ovest, e occuparono le Bermuda e le Bahamas; ma fu con la presa della strategica isola della Jamaica e del suo meraviglioso porto naturale nel 1655 che furono in grado di minacciare tutta la Tierra Firme con le loro incursioni. I porti spagnoli più importanti venivano sistematicamente colpiti da attacchi anfibi, condotti da forze di corsari, bucanieri e avventurieri che erano supportati - sia in via ufficiale che non- dalle altre autorità coloniali. Il bucaniere inglese Henry Morgan (1635 circa-1688) saccheggiò Panama nel 1671, e nel 1680 prese Portobelo, chiedendo il riscatto della città. Il corsaro olandese Laurens De Graaf (1651-1702) attaccò Veracruz nel 1683 e riuscì a prendere il largo con un carico destinato alla flotta del tesoro. Una forza navale combinata di francesi e pirati riuscì a prendere Cartagena nel 1697; questa fu l'ultima grande incursione pirata prima di un accordo formale di pace tra Spagna, Inghilterra, Francia e Olanda. Gli spagnoli risposero a questi rovesci costruendo fortificazioni più grandi ed efficaci, aumentando anche le dimensioni delle guarnigioni e delle mura che circondavano le città.

Gli attacchi del XVIII secolo

L'Impero spagnolo si riprese da questo difficile periodo. Re Carlo III di Spagna (regnante tra il 1759 e il 1788) fu una figura fondamentale per i massicci reinvestimenti in tutto l'impero, soprattutto per quanto riguarda le fortificazioni e un nuovo sistema di rotazioni, che vide le guarnigioni locali potenziate da truppe meglio addestrate ed equipaggiate provenienti dall'Europa. Queste forze erano comandate da vari capitani-generali, acquartierati nei porti principali. La difesa dell'Impero era una battaglia continua dai costi enormi, che sembrava non avere fine.

Alla metà del XVIII secolo, l'Ammiragliato britannico diede ordini specifici ai comandanti della sua flotta per "distruggere gli insediamenti spagnoli nelle Indie occidentali e bersagliare il loro naviglio con qualsiasi mezzo" (Wood, 164). La Royal Navy riuscì a catturare persino la fortezza dell'Avana nel 1762, ma la restituì l'anno successivo. Il Trattato di Parigi del 1763 costrinse la Spagna a cedere la Florida alla Gran Bretagna (riottenendola nel 1783), ma in cambio ricevette una parte della Louisiana francese. Nel 1800, la Louisiana fu ceduta alla Francia, che però la vendette agli Stati Uniti nel 1804. Le potenze europee stavano iniziando a guardare ai loro interessi coloniali come ad una enorme partita a scacchi: a volte i pezzi attaccavano, altre si ritiravano, oppure aspettavano il momento giusto, in attesa di vedere come si sviluppava il gioco. Nel frattempo, gli Stati Uniti, il Messico e altri paesi iniziarono a stabilire i propri confini, senza curarsi delle mosse delle altre potenze.

British Attack on Portobelo, 1739
Attacco britannico a Portobelo, 1739
Samuel Scott (Public Domain)

Il declino spagnolo

Nel XIX secolo la Spagna, oltre ai suoi classici nemici, dovette affrontare anche i rapidi cambiamenti politici ed economici che erano in atto. Adesso doveva fronteggiare le minacce poste dagli abitanti delle Americhe. Le forze colombiane ribelli, ad esempio, assediarono e presero Cartagena nel 1815 e nel 1821. Durante gli anni Venti dell'Ottocento, le nazioni dell'America latina si dichiararono indipendenti dalla Spagna. Tra il 1819 e il 1821, la Florida venne ceduta agli Stati Uniti. Alla Spagna rimasero dunque solo le colonie di Cuba e Porto Rico.

Il commercio mondiale si era aperto ancora di più, e dall'Estremo Oriente entravano nell'economia mondiale prodotti come tè e oppio. Anche l'India e il Brasile stavano crescendo velocemente, e le piantagioni dell'America del nord, dell'America del sud e dei Caraibi - tutte alimentate dall'orribile pratica della schiavitù- stavano riempiendo il mondo di zucchero, tabacco, caffè e cotone. I giorni in cui la Spagna monopolizzava metà dell'intero commercio mondiale e l'Impero spagnolo sembrava la "sala del tesoro" globale non erano altro che lontani ricordi.

Domande e risposte

Cosa si intende con "Spanish Main"?

L'espressione "Spanish Main" originariamente si riferiva ai territori continentali dell'Impero spagnolo lungo la costa settentrionale del Sud America. Può avere un senso più ampio, arrivando a comprendere l'Impero spagnolo nelle Americhe, dalla Florida al nord del Brasile, includendo i Caraibi.

Quali erano i tesori dello "Spanish Main"?

I tesori dello "Spanish Main" erano l'oro, l'argento le gemme e gli altri prodotti di valore che gli spagnoli prendevano dalle Americhe e portavano in Europa ogni anno.

Cosa significa "main" nell'espressione "Spanosh Main"?

"Main" si riferisce ai possedimenti continentali americani dell'Impero spagnolo, e fu usato per distinguerli dalle isole del Mar dei Caraibi, controllate sempre dagli spagnoli. Deriva dallo spagnolo "Tierra Firme" (cioè entroterra, terraferma, ecc.).

Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2021, novembre 08). Lo "Spanish Main": la Terra Ferma dell'Impero spagnolo [Spanish Main]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-20050/lo-spanish-main-la-terra-ferma-dellimpero-spagnolo/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Lo "Spanish Main": la Terra Ferma dell'Impero spagnolo." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il novembre 08, 2021. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-20050/lo-spanish-main-la-terra-ferma-dellimpero-spagnolo/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Lo "Spanish Main": la Terra Ferma dell'Impero spagnolo." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 08 nov 2021. Web. 03 mag 2024.