Il Commercio nel Mondo Fenicio

Articolo

Mark Cartwright
da , tradotto da Giuseppe E. Bertagna
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Spagnolo

I fenici ubicati su una stretta fascia costiera del Levante, sfruttarono le loro eccellenti capacità di navigazione e crearono una rete di colonie e centri commerciali in tutto il Mediterraneo antico. Le loro principali rotte commerciali erano via mare verso le isole greche, attraverso l’Europa meridionale, lungo la costa atlantica dell’Africa e fino all’antica Gran Bretagna. Inoltre, l’Arabia e l’India erano raggiunte attraverso il Mar Rosso, e vaste aree dell’Asia occidentale erano collegate alla patria attraverso rotte terrestri dove le merci venivano trasportate in carovane. Nel IX secolo a.C. i fenici si erano affermati come una delle più grandi potenze commerciali del mondo antico.

Phoenician-Punic Ship
Nave finicio-punica
NMB (CC BY-SA)

Estensione geografica

Il commercio e la ricerca di materie prime di valore richiesero l’istituzione di posti commerciali permanenti e, dato che le navi fenicie generalmente navigavano vicino alla costa e solo di giorno, anche di stazioni di passaggio regolari. Questi avamposti divennero più saldamente stabiliti al fine di controllare il commercio di prodotti specifici disponibili in quell’area specifica. Con il tempo, questi si svilupparono ulteriormente fino a diventare colonie complete, così che la permanente influenza fenicia alla fine si estese a tutta la regione costiera dell’antico Mediterraneo e del Mar Rosso. Le loro navi da carico a fondo largo a vela singola trasportavano merci dal Libano alla costa atlantica dell’Africa, alla Gran Bretagna e persino alle isole Canarie, e riportavano merci nella direzione opposta, fermandosi nei posti di commercio in qualsiasi altro luogo. Il commercio non era limitato alle rotte marittime, poiché le carovane fenicie operavano anche in tutta l’Asia occidentale, toccando zone commerciali ben stabilite come la Mesopotamia e l’India.

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Il commercio marittimo fenicio si può dunque dividere in quello per le proprie colonie e quello con altre civiltà commerciali. Di conseguenza, i fenici non solo importavano ciò di cui avevano bisogno ed esportavano ciò che essi stessi coltivavano e producevano, ma potevano anche agire come intermediari commerciali trasportando merci come papiro, tessuti, metalli e spezie tra le molte civiltà con cui avevano contatti. Potevano quindi fare enormi guadagni vendendo una merce di basso valore come l’olio o il vasellame in cambio di un’altra come lo stagno o l’argento che non era altamente valutata dai suoi produttori, ma poteva ottenere prezzi enormi altrove. I commercianti fenici appaiono in tutti i tipi di fonti antiche, dai rilievi mesopotamici alle opere di Omero ed Erodoto, dall’arte tombale egiziana al libro di Ezechiele nella Bibbia. I fenici erano l’equivalente degli autotrasportatori internazionali di oggi, e altrettanto onnipresenti.

Phoenician Trade Network
Rete commerciale fenicia
Akigka (CC BY-SA)

Metodi di scambio

Come molte altre civiltà antiche, i fenici commerciavano beni usando una varietà di metodi. I beni di prestigio potevano essere scambiati come doni reciproci, ma erano considerati più che reciproci pegni di buona volontà in quanto costituivano un metodo per avviare rapporti di partenariato commerciale. I beni di lusso dati in dono potrebbero anche essere stati un tentativo deliberato da parte dei fenici di creare un’esigenza di mercato per altri oggetti del genere e così acquisire le risorse locali che desideravano.

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LE MERCI VENIVANO ACQUISTATE O VENDUTE IN MODO RELATIVAMENTE CONTROLLATO, stabilendo in aNTICIPO i prezzi ATTRAVERSO LA STESURA DI ACCORDI COMMERCIALI E TRATTATI.

I beni potevano essere raccolti sotto forma di tributo in cambio di protezione militare o sotto costrizione. Queste merci venivano poi immagazzinate in grandi quantità e successivamente ridistribuite localmente o scambiate altrove. Potevano essere barattate e scambiate in natura sul posto. In alternativa, e forse costituiva il metodo più comune impiegato dai fenici, le merci potevano essere acquistate o vendute in un modo relativamente controllato dove le quantità e i prezzi erano fissati in anticipo attraverso la stesura di accordi commerciali e trattati controllati dallo stato. Il valore di scambio delle merci era fisso e quindi non c’era bisogno di una moneta, il che non significa che non ci fosse un sistema di valori arbitrari scritti e accordi di credito. I fenici potrebbero non aver coniato una moneta, proprio perché il loro commercio era veramente internazionale e non avevano bisogno di monete che non potessero essere usate lontano dal luogo della loro zecca.

Il commercio completamente libero in cui i prezzi fluttuano a causa della domanda e dell’offerta è un meccanismo che alcuni storici ritengono non essere stato in funzione prima del IV secolo a.C., ma l’opinione è molto dibattuta tra gli studiosi. Il commercio fenicio era probabilmente effettuato da funzionari statali che lavoravano su commissione, ma anche da consorzi di commercianti strettamente associati alle case reali. Questi ultimi sarebbero stati dei nobili di alto rango, come descritto in Isaia 23:8, “Tiro, colei [la città] che concedeva corone, i cui mercanti erano principi, i cui commercianti erano onorati nell’intera terra.” Forse a partire dall’VIII secolo a.C. circa, la dimensione del commercio effettuato da mercanti privati aumentò e l’intervento diretto dello stato si ridusse nuovamente. Tutto questo è ancora oggetto di dibattito accademico. Il commercio delle merci avveniva il più delle volte in centri commerciali sanciti dallo stato e generalmente riconosciuti come neutrali dai diversi stati regionali. La città fenicia di Tiro ne è un classico esempio.

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Merci esportate - Legname

La Fenicia era una semplice striscia costiera spalleggiata da montagne. Nonostante la scarsità di terra disponibile, riuscirono a produrre cereali attraverso l’irrigazione del terreno arabile e a coltivare su scala limitata prodotti alimentari come olive, fichi, datteri, noci, mandorle, melograni, prugne, albicocche, meloni, zucche, cetrioli e vino. Tuttavia, i fenici erano noti soprattutto come esportatori di legname. Questa merce proveniva dalle loro abbondanti foreste di cedri e abeti ed era oggetto di scambio sin dagli inizi della storia registrata. Il cedro è un albero ad alto fusto con una grande circonferenza, che lo rende ideale per il legname da costruzione. Possiede anche l’ulteriore caratteristica di essere aromatico. La Mesopotamia e l’Egitto erano i clienti più importanti, la prima riceveva i tronchi via carovana fino al fiume Eufrate, mentre le navi portavano il legno fino alla costa africana. Il commercio è registrato in rilievi di Sargon II e in un’iscrizione di Nabucodonosor. Secondo lo storico George Rawlinson, il legno di cedro fenicio fu usato dal re Salomone per il suo celebre tempio, da Erode nel tempio di Zorobabele e dagli efesini per il tetto del tempio di Artemide a Efeso, una delle sette meraviglie del mondo antico.

The Phoenician Expansion c. 11th to 6th centuries BCE
L'espansione fenicia dall'11° al 6° secolo a.C. circa
Simeon Netchev (CC BY-NC-SA)

Prodotti tessili

L’altra famosa esportazione fenicia erano i prodotti tessili che includevano lana, filo di lino, cotone e, più tardi, la seta. La lana (di pecora e di capra) probabilmente dominava e veniva da Damasco e dall’Arabia. Il filato di lino veniva importato dall’Egitto, mentre la seta veniva dalla Persia. Prendendo queste materie prime, i fenici le trasformarono in oggetti dai colori unici, specialmente vestiti e tappeti. I raffinati abiti policromatici della fenicia sono citati sia in Omero - dove Paride dà in dono a Elena una stoffa prima di portarla a Troia - sia nell’arte egizia quando si raffigurano i fenici di Sidone. I tessuti tinti venivano poi esportati di nuovo, per esempio a Menfi, dove i fenici avevano persino un loro quartiere nella città.

LA PORPORA RICAVATA DAL FLUIDO DEL MOLLUSCO MUREX HA RESO FAMOSI I FENICI IN TUTTO IL MONDO ANTICO.

I tessuti tinti di porpora (in realtà con sfumature che vanno dal rosa al viola) usando il fluido del murex trunculus, purpura lapillus, helix ianthina, e soprattutto il mollusco murex brandaris resero famosi i fenici in tutto il mondo antico. Vivendo in acque relativamente profonde, questi molluschi venivano catturati in trappole con esche sospese da galleggianti. La tintura veniva poi estratta da migliaia di molluschi putrefatti lasciati a cuocere al sole. Questi tessuti erano così popolari che vasti depositi di conchiglie sono stati ritrovati nella periferia di Sidone e Tiro e la specie rischiava l’estinzione lungo le coste della Fenicia. Il tessuto della più alta qualità era conosciuto come dibapha, che significa “due volte immerso” nella tintura viola. I fenici non solo esportavano il tessuto tinto ma anche il processo di estrazione della tintura, come indicato dai depositi di conchiglie trovati nelle colonie fenicie in tutta l’area mediterranea. Oltre ai loro colori vivaci, i tessuti fenici erano anche famosi per i loro raffinati ricami. I disegni popolari includevano motivi ripetitivi come scarabei, rosette, globi alati, fiori di loto e mostri mitici.

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Vetro

I fenici commerciavano anche oggetti di vetro. Gli egiziani erano già da tempo produttori, ma a partire dal VII secolo a.C. i fenici iniziarono a produrre vetro trasparente, in contrasto alla semplice vetreria opaca. Importanti centri di produzione del vetro erano Sidone, Tiro e Sarepta. Il vetro trasparente era usato per fabbricare specchi, piatti e bicchieri, ma sembra che i fenici apprezzassero il vetro colorato semitrasparente (blu, giallo, verde e marrone) per le loro produzioni più elaborate, così come per gioielli e piccole placche che venivano cucite sui vestiti. I prodotti fenici in vetro, specialmente sotto forma di piccole bottiglie di profumo, sono stati trovati addirittura a Cipro, in Sardegna e a Rodi.

Phoenician Glassware
Vasellame fenicio in vetro
Remi Mathis (CC BY-SA)

Merci importate

I fenici importavano metalli, soprattutto rame da Cipro, argento e ferro dalla Spagna, e oro dall’Etiopia (e forse dall’Anatolia). Queste materie prime venivano elaborate e trasformate in vasi ornati e oggetti d’arte nei laboratori fenici per poi essere esportate. Anche lo stagno (dalla Gran Bretagna), il piombo (isole Scilly e Spagna) e l’ottone venivano commerciati, quest’ultimo principalmente dalla Spagna. L’avorio era importato dal paese di Punt o dall’India, così come l’ebano, entrambi arrivati in Fenicia attraverso l’Arabia. L’ambra proveniva dal Baltico o dalla costa adriatica ed era usata nella gioielleria fenicia. Le stoffe di lino ricamato e il grano erano importati dall’Egitto e la stoffa fine e lavorata dalla Mesopotamia. Grano, orzo, miele e legname di quercia per i remi delle navi fenicie venivano dalla Palestina.

I mercati fenici commerciavano anche in schiavi (dalla Cilicia e dalla Frigia, ma anche catturati dagli stessi fenici), pecore (Arabia), cavalli e muli (Armenia), capre, lana (Damasco e Arabia), corallo, profumi (Giuda e Israele), agata e pietre preziose come gli smeraldi (dalla Siria e da Saba). Le spezie provenivano dalla penisola araba (alcune dalla lontana India) e comprendevano cannella, calamo, cassia, ladano, incenso e mirra.

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Eredità

Dal VII secolo, la rete commerciale dei fenici fu eclissata dagli sforzi di una delle sue colonie di maggior successo, Cartagine, dai Greci e poi dai Romani. Ma i fenici erano stati la prima superpotenza commerciale del Mediterraneo, e il loro precoce dominio portò gli imperi che seguirono ad adottare pratiche commerciali simili e persino ad adottare nomi fenici per certe merci esotiche provenienti da terre lontane. I fenici osarono navigare oltre l’orizzonte e trasportare le merci dove erano più apprezzate. Come afferma il profeta Isaia (23:2), “i mercanti di Sidóne, che attraversano il mare, vi hanno arricchito”.

Info traduttore

Giuseppe E. Bertagna
Owner of the translation agency GEB Traduzioni which provides services in localization and translation of various languages.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2016, aprile 01). Il Commercio nel Mondo Fenicio [Trade in the Phoenician World]. (G. E. Bertagna, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-881/il-commercio-nel-mondo-fenicio/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Il Commercio nel Mondo Fenicio." Tradotto da Giuseppe E. Bertagna. World History Encyclopedia. Modificato il aprile 01, 2016. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-881/il-commercio-nel-mondo-fenicio/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Il Commercio nel Mondo Fenicio." Tradotto da Giuseppe E. Bertagna. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 01 apr 2016. Web. 22 apr 2024.