Il Natale attraverso i secoli

Articolo

Mark Cartwright
da , tradotto da Federica Lomoro
pubblicato il
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Attorno alle feste natalizie si sono accumulate usanze e tradizioni per oltre due millenni, alcune delle quali risalgono al periodo precedente alla festa cristiana vera e propria. Dallo scambio di regali alla sontuosa tavola imbandita per la cena di Natale, questo articolo traccia la storia dei festeggiamenti dall’antica Roma fino all’epoca vittoriana, quando la nostra versione moderna della festa si affermò, sia nelle usanze che nelle fonti letterarie. Nonostante molte delle tradizioni qui descritte siano comuni a tutti i paesi cristiani, soprattutto fino alla fine del Medioevo, presentiamo qui le usanze natalizie principalmente dal punto di vista della tradizione anglosassone.

Silent Night by Viggo Johansen
Silent Night di Viggo Johansen
Viggo Johansen (Public Domain)

Le origini: i Saturnali

Molte delle tradizioni che oggi sono associate al Natale hanno in realtà una storia molto antica, che addirittura precede la celebrazione del Natale vero e proprio. I primi cristiani cercarono di prendere le distanze dalle pratiche pagane, e dunque gli ultimi imperatori romani chiusero l’accesso ai luoghi sacri, proibirono i riti e posero fine alle manifestazioni sportive che fino ad allora avevano reso onore alle divinità pagane. Tuttavia, cambiare le abitudini del popolo era ben altra faccenda. La festa pagana dei Saturnali era particolarmente popolare, e le sue tradizioni, che si erano consolidate nel corso di un millennio, furono in molti casi semplicemente trasferite alla nuova festività del Natale.

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il fogliame invernale veniva raccolto per decorare le case con ghirlande.

I Saturnali erano una festa romana lunga una settimana, che si teneva dal 17 al 23 dicembre in onore del dio agreste Saturno, comprendendo così il solstizio d’inverno, altro evento importante nel calendario pagano. Il fatto che questa festa fosse la più gioiosa tra le ricorrenze romane è probabilmente dovuto al ruolo sovrano di Saturno in un’epoca aurea in cui il mondo godeva di gioia e prosperità. La festa, che risale al V secolo a.C., era descritta dal poeta romano del I secolo a.C. Catullo come “il periodo più bello”.

Durante i Saturnali si regalavano ad amici e familiari candele, monete e cibo. Si indossavano abiti meno formali, si facevano giochi, banchetti, e si tenevano addirittura feste in cui ci si scambiavano i ruoli. Le restrizioni sociali erano un poco allentate, e attività come il gioco d’azzardo o l’apparire in pubblico ubriachi erano più tollerate. Suona abbastanza familiare, no? La festa col tempo fu spostata verso la fine di dicembre, e così come il Partenone di Atene dovette ospitare tra le sue colonne una chiesa e un campanile, così anche i Saturnali, in un modo o nell’altro, si trasformarono nella festa del Natale.

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Preparing the Yule Log
Preparazione del Tronchetto di Yule
or Robert Alexander Hillingford (Public Domain)

Il Natale nel Medioevo

Durante il Medioevo (dal 500 al 1500), i festeggiamenti diventarono sempre più importanti. Era la festa più lunga dell’anno, tipicamente di dodici giorni. Dalla notte della Vigilia (24 dicembre) al Dodicesimo Giorno (5 gennaio), la gente si godeva il meritato riposo, grazie al rallentamento del lavoro agricolo durante l’inverno.

Fervevano i preparativi nelle case sia dei poveri che dei ricchi. Si raccoglieva il fogliame invernale per decorare la casa con ghirlande. Agrifoglio, edera e vischio erano stati a lungo venerati dai Celti ed erano associati alla protezione dagli spiriti maligni e alla fertilità. Un enorme doppio cerchio di vischio faceva bella mostra di sé al centro del soggiorno. L’associazione con la fertilità spiega, quindi, un’usanza come quella di baciarsi sotto il vischio, cogliendo una bacca bianca per ogni bacio donato. Un’altra importante caratteristica della casa a Natale, ed altro collegamento con le usanze pagane, era il tronchetto di Yule. Questo prodigioso tronco d'albero veniva posto nel focolare ed era tenuto acceso per tutti i dodici giorni del periodo di festa.

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Il motivo principale per festeggiare il Natale era, ovviamente, celebrare la nascita di Gesù Cristo. Ci si aspettava che tutti si recassero in chiesa, ed in alcuni periodi era persino obbligatorio. Le chiese locali si impegnavano molto per preparare una messa degna dell’occasione. Si accendevano candele e splendenti pale d’altare dorate venivano esposte solo in questo giorno speciale. Il coro aggiungeva al repertorio brani e dialoghi dinamici noti come tropi. Da questa usanza si sviluppò la tradizione di impiegare singoli oratori o attori per recitare scene tratte dalla storia della Natività. Col tempo, la natività natalizia divenne un vero brano teatrale da recitare con costumi e animali vivi.

The Three Magi
I Tre Magi
Nina Aldin Thune (CC BY-SA)

In riferimento ai doni dei Magi di oro, incenso e mirra che essi presentarono al bambino Gesù a Betlemme, si facevano regali ad amici e familiari. Presso i ricchi si regalavano vestiti raffinati e gioielli; i meno fortunati ricevevano cibo più ricercato del solito, fascine di legna per il fuoco o semplici giocattoli in legno come trottole e bambole, che erano sempre ben accetti. I servi, purtroppo, erano spesso tenuti a donare al proprio signore pane e uova, a volte persino un pollo. D’altro canto, la nobiltà terriera faceva dei regali ad alcuni dei propri servitori liberi, che a volte ricevevano abiti o provviste per l’inverno. I regali venivano scambiati di nuovo il 1° gennaio. Noti come “primi regali”, si riteneva che indicassero la fortuna che la persona avrebbe avuto nel nuovo anno. Un altro presagio per l’anno nuovo era il primo ospite che si sarebbe presentato presso la casa: le persone si scambiavano visite a Capodanno, e per questa attività, nota come first-footing, era ritenuto di massimo auspicio un ospite maschio, dai capelli scuri e dai piedi piatti.

Nel Medioevo, così come oggi, il cibo era una parte fondamentale del piacere del Natale. I ricchi dovevano superare le loro già prestigiose tavole imbandite, proponendo agli ospiti piatti come pavone arrosto, cigno o testa di cinghiale, oltre a delizie come salmone e ostriche. I dolci erano simili a quelli moderni: noci, arance, torte, creme di frutta, fichi e datteri. Da bere c’era vino dolce o speziato, sidro e birra. Il pasto principale del Natale era di solito un pranzo anticipato. La tovaglia veniva cambiata dopo ogni portata, e gli intrattenimenti includevano musica, acrobati, giullari e spettacoli recitati da menestrelli erranti. Che la festa potesse spesso degenerare è attestato dalle fonti scritte, che citano l’usanza di pagare delle guardie per assicurarsi che le proprietà non venissero danneggiate durante i dodici giorni di festa: soprattutto durante le grandi celebrazioni che si tenevano la vigilia del 6 gennaio, nota come la Dodicesima Notte.

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Lo scambio di regali per ricordare i doni dei Magi a Gesù si è conservato, così come l’idea che in questo periodo si dovessero compiere atti di carità.

I poveri godevano di divertimenti più modesti, come carte e dadi, canti, strumenti musicali, giochi da tavolo, racconti di favole e giochi tradizionali delle feste, come l’elezione di una persona a “re della festa”, riservata a chi trovava un fagiolo nel pane o nel dolce preparato per l’occasione: tutti gli altri dovevano imitare il “re” (un gioco di scambio di ruoli che rievoca quello dei Saturnali, il “Signore del Malgoverno”). Chiese e gilde organizzavano intrattenimenti pubblici gratuiti, tra cui spettacoli di marionette, pantomime e cortei. Vi erano anche i mimi mascherati, intrattenitori professionisti che visitavano le case offrendo la loro esibizione in cambio di un piccolo pagamento oppure di cibo e bevande. Un’altra tradizione medievale ancora presente ai nostri giorni è quella di aiutare i meno fortunati. Gli avanzi dei banchetti delle grandi dimore venivano donati ai poveri, e alcuni di questi potevano persino essere invitati a partecipare al pasto, ad esempio un paio dei servitori del signore locale.

Il Natale elisabettiano

Verso la fine del Medioevo il ruolo dominante della Chiesa nella vita delle persone iniziò a declinare. La frequentazione di alcune funzioni religiose rimaneva obbligatoria per legge, ma la Riforma protestante, e il conseguente rifiuto di rappresentazioni figurative e spettacoli nelle chiese, contribuì in qualche modo a sminuire la grandiosità delle funzioni di Natale. Durante l’epoca elisabettiana (1558-1603) i “giorni sacri” (holy days) continuarono ad essere il soggetto principale delle “festività” (holidays, termine ora usato per la prima volta), ma vi erano anche attività non religiose che si affermarono come tradizioni popolari. Ad esempio l’Avvento era stato in passato un periodo di digiuno prima del Natale, che iniziava nel giorno di Sant’Andrea, il 30 novembre. Ora, invece, diventò più che altro un conto alla rovescia per le feste natalizie, che duravano ancora dodici giorni. Molti più bambini ora frequentavano le scuole rispetto al Medioevo, e venivano loro concesse due settimane di vacanza.

Lady Gathering Mistletoe
Donna che raccoglie il vischio
Welcomeimages.org (CC BY)

Lo scambio di doni continuò, così come l’idea che questo fosse un periodo dell’anno in cui praticare atti di carità. La tradizione dello scambio di regali il 1° gennaio rimase forte, portata avanti anche dalla regina d’Inghilterra in persona, Elisabetta I, che riceveva regolarmente gioielli, abiti stravaganti e ventagli di piume dai suoi corteggiatori. I più poveri si scambiavano in regalo spille, guanti e frutta.

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Il cibo era forse la parte delle feste più attesa, ed in questo periodo il banchetto di Natale raggiunse livelli di stravaganza tali da richiedere un impegno molto più grande al cuoco della casa. Per questa ragione, l’inizio delle vacanze venne spostato alla “Vigilia” di Natale, il 24 dicembre, di solito al tardo pomeriggio di questo giorno. In questo momento storico, il 25 dicembre aveva ormai preso il posto della Dodicesima Notte come giorno più importante del periodo dal punto di vista dei festeggiamenti privati.

Nelle case, decorate con sempreverdi e candele, i banchetti includevano molta carne e pesce, essendo cibi ancora rari sulle tavole negli altri periodi dell’anno. Torte salate, torte di frutta speziate, noci e brawn (l'equivalente della soppressata) erano molto popolari, così come il vin brulé, una bevanda alcolica speziata che veniva solitamente bevuta da una ciotola marrone con l’accompagnamento di canzoni. La popolarità dei giochi (soprattutto le carte) e degli intrattenimenti continuò come prima. Le norme sociali erano allentate, così come la maggior parte della gente ormai si aspettava. Scambiare i ruoli tra uomini e donne, lasciare che gli apprendisti comandassero i maestri, ed eleggere due persone comuni come “re e regina della festa” causavano grande ilarità, ed erano occasioni per la gente comune di dimostrare il proprio umorismo; i due "sovrani" erano scelti poiché avevano trovato un fagiolo e un pisello all’interno di una torta speziata.

Christmas Partiers under the Mistletoe
Festeggiamenti sotto il vischio
Xavier Sager (Public Domain)

Il Natale era un’opportunità per viaggiare e visitare i luoghi rinomati del regno. Senza strade pubbliche, si viaggiava lenti e scomodi a cavallo o in carrozza; tuttavia, i più intrepidi potevano visitare luoghi d’interesse come la nave Golden Hind di Francis Drake a Londra, che aveva completato il primo viaggio inglese di circumnavigazione del globo (dal 1577 al 1580). Gli sfavillanti gioielli della corona presso la Torre di Londra erano un’altra attrazione molto popolare nel periodo Tudor.

Il nome stesso del Natale venne preso di mira durante la Riforma protestante inglese, quando i riferimenti alla messa cattolica diventarono sgraditi all’interno della Chiesa anglicana. Il Natale fu seriamente minacciato dalle teorie dei Puritani, estremisti cristiani che preferivano digiunare durante il giorno di Natale. Per la fortuna di tutti, la decisione di cancellare per legge il Natale fu rovesciata nel 1660. La festa fu ripristinata e si affermò come la più importante dell’anno, rimpiazzando in questo ruolo la Pasqua.

Il Natale vittoriano

Il prossimo salto nella storia dei festeggiamenti natalizi ci porta nel regno della regina Vittoria, dal 1837 al 1901: in questo periodo emersero molte nuove tradizioni, che sono diventate da allora parte integrante del periodo delle feste. I vittoriani mostravano una grande nostalgia per le gioiose celebrazioni del Natale del periodo medievale. Così come molte persone oggi guardano con romanticismo al Natale di epoca vittoriana, così nell’Ottocento scrittori come Sir Walter Scott (1771-1832) lodavano il Natale dei tempi antichi. In effetti questa festa era diventata un modo per rievocare l’effimero mito di un’età dell’oro ormai lontana, atteggiamento che sopravvive, per molti aspetti, ancora oggi. La gente di epoca vittoriana di certo si premurava che elementi medievali come la messa della mattina di Natale, i banchetti, i giochi, i regali e gli spettacoli continuassero ad essere parti fondamentali del periodo delle feste.

The Jovial Christmas Polka
"L'allegra polka natalizia"
Alfred Concanen (Public Domain)

Il marito della regina Vittoria era Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, Principe Consorte (1819-1861), e fu lui ad introdurre in Gran Bretagna la tradizione dell’albero di Natale, che era molto popolare nella sua terra d’origine. Non fu il primo reale ad avere un albero di Natale in Inghilterra, tuttavia dal 1841 il Principe Alberto iniziò una tradizione che si consolidò, espandendosi ben presto dalle piazze delle città ai soggiorni delle case di tutto il regno; a questo contribuirono i popolari giornali illustrati, che mostravano i festeggiamenti privati della famiglia reale. Il vischio rimase una parte importante delle decorazioni, ma l’albero lo sostituì nel ruolo di elemento centrale della casa durante le feste natalizie. Il giovane abete era decorato con candele, e piccoli regali (giocattoli, dolciumi, portafortuna e frutta candita) pendevano dai suoi rami; questi doni erano destinati ad essere distribuiti agli ospiti, i cui nomi erano a volte riportati su targhette poste sui regali stessi.

Canzoni natalizie erano intonate attorno al pianoforte della famiglia, oppure da gruppi di persone che si esibivano fuori delle case durante la Vigilia, ricevendo in cambio un bicchiere di punch o una torta calda. Il primo libro di canti natalizi risale in realtà al 1521, ma furono i vittoriani a diffondere questa tradizione, recuperando canti antichi e dimenticati e aggiungendo i loro alle antologie ora pubblicate.

Victorian Christmas Card
Biglietto natalizio vittoriano
Minnesota Historical Society (CC BY-SA)

Un servizio postale più efficiente e l’introduzione del francobollo Penny Black nel 1840 coincise con una crescita nella mole di corrispondenza, e si sviluppò la tradizione di inviare ad amici e familiari lontani cartoline natalizie, introdotte per la prima volta in Gran Bretagna nel 1843. Disponibili in ogni forma e misura, erano cartoline litografate, colorate a mano, e spesso sfoggiavano fiocchi e merletti. Sulle cartoline erano raffigurati i soggetti più disparati, ma un tema ricorrente era quello delle scene innevate, che richiamava la serie di rigidi inverni che colpirono l’Inghilterra negli anni ’30 e ’40 dell’Ottocento. Il “bianco Natale” divenne in seguito molto più raro, ma la scena aveva ormai fatto breccia nell'immaginario delle persone.

I negozi offrivano ormai una grande varietà di regali, che adornavano le vetrine per allettare i clienti indecisi, e molti negozi inviavano cataloghi per chi non poteva recarvisi di persona. I giocattoli prodotti in serie, spesso importati dalla Germania e dall’Olanda, rimpiazzarono quelli fatti in casa. Non più semplici oggetti in legno, i giocattoli divennero ingegnosi. Meccanismi in miniatura facevano camminare le bambole e correre i trenini. I regali venivano ora scambiati il giorno di Natale o alla Vigilia. Il 26 dicembre divenne noto in Gran Bretagna come Boxing Day, a causa dell’usanza in questo giorno da parte dei datori di lavoro di raccogliere regali e avanzi in una scatola (box) da donare ai loro servitori e impiegati.

Scrooge & the Ghost of Christmas Present
Scrooge e il fantasma del Natale presente
John Leech (Public Domain)

Il più importante dispensatore di regali a Natale è ovviamente Babbo Natale. La figura allegra dalla lunga barba bianca che visita le case il giorno della Vigilia, per lasciare doni ai bambini buoni, ha origine da San Nicola, vescovo di Myra in Anatolia nel IV secolo, che amava distribuire doni, fra cui sacche piene d’oro. Una donna fra questi fortunati ricevette tramite il camino il suo oro, che finì dentro una calza: da questo si affermò l’ormai familiare metodo di consegna. Il santo viene festeggiato il 6 dicembre, ed ancora oggi in molti paesi è quella la data in cui i bambini appendono le loro calze e le pantofole. Babbo Natale non fu ispirato solo da San Nicola, ma incorporò anche elementi dello “Spirito del Natale” del folklore, cosa che spiega il suo spirito gioviale, un aspetto che i bambini sperano di compiacere lasciando per lui una bevanda alcolica la Vigilia di Natale. Questa figura gioviale che dispensa regali ha molte incarnazioni, da Christkind (Germania) a Santa Claus (Stati Uniti). Fu la versione americana vestita di rosso con una pancia importante, introdotta intorno al 1850, che si affermò sulle altre nell’immaginario popolare.

In generale il tenore di vita migliorò, anche se naturalmente non per tutti, e ciò richiedeva un tipo speciale di carne per il banchetto natalizio. L’arrosto era popolare nel nord dell’Inghilterra e l’oca nel sud, ma con l’avanzare del secolo fu il tacchino a guadagnare il posto d’onore su molte tavole. Anche le famiglie meno abbienti potevano avere un grosso pennuto per Natale, se avessero fatto parte di sistemi come quello del The Goose Club: versando una quota ogni settimana si poteva avere l’animale per Natale, che veniva poi cucinato presso un fornaio. A fianco del pollame arrosto c’erano zuppa, ostriche, agnello, gelatine, frutta, noci ed ogni altra prelibatezza che la famiglia poteva permettersi per il pasto più importante dell’anno.

Il gran finale era un pudding natalizio stufato, spesso chiamato plum pudding per via dell’ingrediente principale (già rimpiazzato da frutti di bosco e uvetta durante l’epoca vittoriana). Nel pudding veniva piazzata una moneta d’argento, come una da tre penny, usanza che richiamava quella medievale del fagiolo nella torta. Il pudding, di forma sferica, veniva decorato con un ramoscello di agrifoglio e ricoperto di rum o brandy, in modo da poterlo servire flambé. Divenne una parte del Natale così attesa che persino i marinai, i guardiani dei fari e gli esploratori polari ne portavano uno con sé, da mangiare durante il grande giorno. Molto popolari erano anche i mince pies, all'epoca preparati con un ripieno misto di carne e frutta (la carne è stata poi abbandonata nelle versioni moderne del dolce). La torta di frutta speziata del periodo elisabettiano divenne il dolce glassato tipico del Natale, gustato dopo cena o come spuntino serale, magari con un pezzetto di formaggio e un bicchiere di porto.

Traditional British Christmas Food
Cibi natalizi tradizionali britannici
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

La tavola era decorata con i Christmas crackers, dei rotolini di carta che due persone aprivano insieme, trovando all'interno giocattolini, portafortuna, ritratti in miniatura, dolci, cappelli di carta e bigliettini con aforismi. Vi fu inoltre un cambiamento negli orari: alcune famiglie continuarono a fare il pranzo di Natale, forse un po' più tardi rispetto al normale pranzo, mentre altre organizzavano una cena natalizia la sera. Dopo il pasto vi erano danze, canti, esibizioni recitate, a volte giochi di prestigio o spettacoli di lanterne magiche. Si facevano giochi come sciarade, mosca cieca, caccia alla pantofola o snap dragon (si pescava dell'uvetta da una ciotola di brandy a cui si era dato fuoco).

Tutte queste attività tipiche del Natale vittoriano furono descritte e tramandate per le generazioni future dagli scrittori del periodo, primo fra tutti Charles Dickens (1812-1870). Il racconto natalizio Canto di Natale di Dickens, la storia del taccagno redento Ebenezer Scrooge, è diventata una parte fondamentale delle feste natalizie sin dalla sua pubblicazione nel 1843.

Le tradizioni naturalmente hanno continuato a crescere, con aggiunte come Rudolph la renna dal naso rosso, gli incontri dei bambini con Babbo Natale nei centri commerciali, e i calendari dell'avvento di cioccolato. Oggi le lucine elettriche hanno rimpiazzato le candele sull'albero, le chiese non sono così popolate come un tempo, il tronchetto di Yule è solitamente di cioccolato, e molti biglietti d'auguri sono in formato elettronico, ma le tradizioni natalizie che si sono tramandate nel corso dei secoli continuano ad incantare ed ispirare come hanno sempre fatto.

Suona la mezzanotte. Lo senti nel silenzio della notte di Natale in maniera diversa da tutte le altre. Il grande giorno è giunto al termine. Se sei lontano da casa, sarai scosso dalla solitudine. Capirai come il Natale sia davvero la festa della casa.
Christmas London, G. R. Sims
(Miall, 149)

Questo articolo è dedicato alla madre dell'autore, Ruth Cartwright, che impegnata con gioia ai fornelli si assicurava che ogni Natale fosse ricco di allegria e spirito festoso.

Info traduttore

Federica Lomoro
Linguista e traduttrice, Federica è laureata in cinese e giapponese. Dalla Città Eterna all'Estremo Oriente, è sempre pronta a scoprire qualcosa di nuovo sulle antiche civiltà e sul modo in cui hanno plasmato il mondo in cui oggi viviamo.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2021, dicembre 07). Il Natale attraverso i secoli [Christmas Through the Ages]. (F. Lomoro, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1893/il-natale-attraverso-i-secoli/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Il Natale attraverso i secoli." Tradotto da Federica Lomoro. World History Encyclopedia. Modificato il dicembre 07, 2021. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1893/il-natale-attraverso-i-secoli/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Il Natale attraverso i secoli." Tradotto da Federica Lomoro. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 07 dic 2021. Web. 24 apr 2024.