Rivoluzione industriale in Gran Bretagna

Definizione

Mark Cartwright
da , tradotto da Giovanni De Simone
pubblicato il
Disponibile in altre lingue: Inglese, Cinese, Francese, Tedesco, Portoghese, Spagnolo, Turco
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Steelworks, Cardiff, at Night by Walden (by Lionel Walden, Public Domain)
Acciaierie di notte a Cardiff, di Walden
Lionel Walden (Public Domain)

La Rivoluzione industriale (1760-1840) portò a profondi cambiamenti sociali e a un'innovazione della meccanizzazione. Il processo fu caratterizzato dall'invenzione delle macchine a vapore, che furono usate nelle fabbriche dei centri urbani in continua crescita. L'agricoltura rimase un settore importante, ma il prodotto più esportato in Gran Bretagna divennero i tessuti di cotone, mentre il capitale rimpiazzò la terra come indicatore di ricchezza e la forza lavoro si diversificò, arrivando a includere un numero crescente di donne e bambini.

Definizione di una "rivoluzione"

Datare con precisione l'inizio e la fine della Rivoluzione industriale in Gran Bretagna è una questione problematica. Gli storici non concordano tutti su delle date precise, dato che la "rivoluzione" non fu un singolo accadimento drammatico, né tanto meno una serie di eventi. Si trattò, piuttosto, di un lungo e graduale processo di meccanizzazione dell'industria e dell'agricoltura, che a sua volta fu la causa di numerosi e importanti cambiamenti sociali di lunga durata, di cui il principale fu l'accelerazione dell'urbanizzazione in tutta la Gran Bretagna. Generalmente, si prende in considerazione un intervallo di tempo che va dalla metà del Settecento alla metà dell'Ottocento. Quest'ultimo è un approccio utile, ma che non tiene conto di alcuni necessari sviluppi accaduti in precedenza (per esempio, l'aumento dell'efficienza agricola) e il fatto che l'invenzione di nuove macchine (come il telefono) avvenne successivamente. Uno studio pubblicato nel 2024 dall'Università di Cambridge, che si concentra sullo studio delle attività lavorative, suggerisce una data iniziale collocabile a un certo punto nella metà del Seicento.

L’espressione "rivoluzione industriale", coniata dallo storico Arnold Toynbee nel 1884, è fuorviante, poiché questo processo di cambiamento non fu né veloce né guidato da insurrezioni popolari. Inoltre, la parola "industriale" esclude l'importanza dei significativi cambiamenti nella vita rurale che ebbero luogo in questo periodo. Ciò che è certo, è che l'imperfetta etichetta di "rivoluzione industriale" raccoglie in sé l'idea che i tremendi cambiamenti che hanno riguardato le città, le campagne e la vita lavorativa alla fine del XIX secolo: agli occhi di un ipotetico visitatore di un paio di secoli prima sarebbero apparse praticamente irriconoscibili. L'autore Thomas Hardy (1840-1928) ha osservato che le ferrovie a vapore da sole, che probabilmente sono l'elemento più visibile della "rivoluzione" per la maggior parte delle persone, hanno portato più cambiamenti rispetto a qualsiasi altro fatto accaduta dai tempi della conquista normanna dell'Inghilterra.

La Rivoluzione industriale ha avuto luogo in Gran Bretagna e quindi, quando ci si riferisce a essa con questa accezione, è spesso chiamata Prima rivoluzione industriale. Nel momento in cui il processo di meccanizzazione e urbanizzazione si è diffuso in altri paesi, viene chiamato Seconda rivoluzione industriale, come per esempio in Francia dal 1830, in Germania dal 1850 e negli Stati Uniti dal 1865.

The First Industrial Revolution, c. 1760 - 1840
La prima Rivoluzione industriale, c. 1760 - 1840
Simeon Netchev (CC BY-NC-SA)

Le cause della Rivoluzione industriale

La Rivoluzione industriale iniziò in Gran Bretagna per diverse ragioni. Innanzitutto, l'efficiente sistema agricolo riusciva a sfamare la popolazione in forte crescita. La Gran Bretagna poi aveva combustibile in abbondanza e a poco prezzo grazie ai suoi bacini carboniferi che, già nel 1700, producevano l'80% del carbone in Europa. Aveva anche un altro vantaggio competitivo, cioè l'uso del coke come combustibile per produrre ferro di alta qualità. Il coke si otteneva mettendo il carbone in una fornace per rimuovere quante più impurità possibili. Il primo altoforno funzionante che impiegava il coke fu usato nel 1709 a Coalbrookdale, in Shropshire, in uno stabilimento di proprietà di Abraham Darby (1678-1717). La Gran Bretagna, dunque, aveva sia il materiale per creare i macchinari che il combustibile per farli funzionare ancora prima che la Rivoluzione industriale vera e propria iniziasse.

L'ALTO COSTO DELLA FORZA LAVORO SPINSE GLI INVENTORI A CERCARE PROFITTI NEL PROGETTARE NUOVI MACCHINARI CHE POTESSERO RIDURRE O RIMPIAZZARE LA MANODOPERA.

La forza lavoro in Gran Bretagna era relativamente costosa a causa dell'espansione del sistema agricolo, che adesso si basava sempre di più sui "campi recintati", cioè, sul fenomeno della recinzione dei terreni demaniali effettuate in Inghilterra a partire dal XVI secolo (le cosiddette enclosed land). Le fattorie avevano bisogno di più lavoratori ma, con l'aumento dell'urbanizzazione, ne erano disponibili sempre meno, e così i salari erano aumentati. Questo portò degli inventori, motivati dal profitto, a progettare macchinari che potessero ridurre la forza lavoro. Il governo concedeva condizioni favorevoli ai capitalisti per investire su queste invenzioni. Tali innovazioni vennero sfruttate in tutto l'impero commerciale britannico, particolarmente nei domini della compagnia delle Indie Orientali, fornendo mercati per i prodotti finiti britannici. C'era anche la tendenza ad abbandonare le campagne per andare in cerca di lavoro, e questo fenomeno fu accelerato e cavalcato dagli imprenditori, che riuscirono a creare fabbriche meccanizzate, in particolare stabilimenti tessili. Una volta che l'urbanizzazione toccò un certo livello, le invenzioni accelerarono la "rivoluzione", dato che sempre più macchine venivano ideate per crearne altre sempre migliori, facendo salire il tasso di meccanizzazione. La ferrovia diede impulso a questo processo, generando una domanda sempre più alta di carbone, ferro e acciaio. Il ritmo di urbanizzazione aumentò ancora, e si venne a creare un nuovo mercato di consumo per la classe media, che portò a un ulteriore aumento dell'innovazione e della produzione. Anche altri paesi erano caratterizzati dalla presenza di alcuni di questi fattori, ma nessuno come la Gran Bretagna.

Watt & Boulton Steam Engine
La macchina a vapore di Watt e Boulton
Science Museum, London (CC BY-NC-SA)

Inventori e macchinari

Il motore a vapore

L'acqua, il vento e la forza fisica sono stati sfruttati a lungo per far funzionare macchinari pesanti come mulini a vento e ruote idrauliche. Questi primi impianti avevano permesso agli imprenditori di sostituire il vecchio modello di attività artigianale (nel quale, per esempio, i tessitori qualificati lavoravano nelle proprie case) con un sistema in cui un gruppo di lavoratori non qualificati viveva e operava in prossimità del posto in cui si trovavano le macchine. L'invenzione del motore a vapore fu il catalizzatore di un cambiamento ancora maggiore. Le macchine a vapore furono sviluppate inizialmente per permettere alle pompe di drenare le gallerie e i pozzi minerari per scavare più in profondità. La pompa a vapore fu brevettata nel 1698 da Thomas Savery (1650 circa-1715). Nel 1710, Thomas Newcomen (1664-1729) modificò il progetto di Savery, rendendo il dispositivo più efficiente. La macchina di Newcomen riusciva a estrarre 5.000 galloni ogni ora (oltre 22.730 litri), raggiungendo una profondità di 153 piedi (46,6 metri). Il problema era la quantità di combustibile di cui la macchina necessitava. Nel 1769, il motore a vapore progettato da James Watt (1736-1819), a cui Matthew Boulton (1728-1809) aggiunse delle modifiche, soddisfò la domanda che c'era sul mercato per un potente motore che potesse essere usato ovunque. Nel 1800, la Gran Bretagna possedeva oltre 2.500 motori a vapore, la maggior parte dei quali usata nelle miniere, in fabbrica e nei cotonifici. Per fare un paragone, nello stesso momento in Francia ne esistevano 200 e poco più di dieci negli Stati Uniti. Altri inventori aumentarono la potenza di questi motori tanto che, negli anni Trenta dell'Ottocento, poterono essere usati per alimentare treni e navi a vapore.

NEGLI ANNI SETTANTA DEL XIX SECOLO, OGNI ANNO VIAGGIAVANO SUI TRENI OLTRE 300 MILIONI DI PASSEGGERI.

I trasporti

Le ferrovie a vapore rivoluzionarono il modo di viaggiare e di essere della Gran Bretagna. Il 27 settembre 1825, il treno Locomotion, ideato da George Stephenson (1781-1848), trasportò i primi passeggeri da Stockton a Darlington, nel nordest dell'Inghilterra. Nel 1829, il figlio di George Stephenson, Robert Stephenson (1803-1859), creò il Rocket, e partecipò ai Rainhill Trials. I Trials erano delle competizioni pensate per individuare la migliore locomotiva da usare sulla tratta tra Manchester e Liverpool, che aprì nel 1830. Nel 1838, Birmingham fu collegata a Londra; nel 1841, i passeggeri della Great Western Railway potevano arrivare dalla capitale fino a Bristol. Nel 1845 fu inaugurata la linea tra Manchester e Londra, che durava otto ore (le vecchie diligenze ne avrebbero impiegato 80 ore). Le ferrovie erano in rapidissima espansione. Negli anni Settanta dell'Ottocento, c'erano oltre 15.000 miglia di binari (circa 24.000 km), su cui viaggiavano più di 300 milioni di passeggeri e oltre 150 milioni di tonnellate ogni anno.

L'applicazione del motore a vapore sulle navi seguì quella sui treni. L'ingegnere Isambard Kingdom Brunel (1806-1859) usò il motore a vapore sull'enorme nave SS Great Western (1838), sull'innovativa SS Great Britain (1843) - dotata di un innovativo sistema di propulsione a elica- e sulla SS Great Eastern (1858), che all'epoca era la più grande nave del mondo, lunga 692 piedi (211 m). Queste e altre navi attraversavano l'Atlantico più velocemente che mai (10 giorni contro i 32 usando la vela), e presto furono tracciate nuove ambiziose rotte per l'India e L'Australia.

Iron Duke Locomotive
Locomotiva della classe Iron Duke (
Hugh Llewelyn (CC BY-SA)

Le fabbriche

A partire dagli anni Novanta del XVIII secolo, le macchine a vapore furono utilizzate così tanto negli stabilimenti tessili industriali che, arrivati nel 1835, circa il 75% dei cotonifici usava la forza del vapore. Vennero ideate una serie di macchine che rivoluzionarono il modo di pulire, filare e tessere il cotone. Tra questi dispositivi possiamo annoverare la spoletta volante (John Kay, 1733), la macchina per filare - la spinning jenny - (James Hargreaves, 1764), il telaio idraulico (Richard Arkwright, 1769), il particolare filatoio chiamato spinning mule (Samuel Crompton, 1779), il telaio meccanico (Edmund Cartwright, 1785), la sgranatrice di cotone (Eli Whitney, 1794) e il telaio semi-automatico (Richard Roberts, 1822-5). A causa della meccanizzazione delle fabbriche, in Gran Bretagna, "i cotonifici erano così efficienti che surclassavano quelli di qualsiasi altra parte del mondo" (Allen,187).

Ci furono delle proteste contro la crescente meccanizzazione. Il periodo tra il 1811 e il 1816 fu particolarmente problematico per i padroni delle fabbriche. I Luddisti irruppero negli stabilimenti e distrussero le macchine per colpa delle quali avevano perso il loro sostentamento. Tuttavia, su un periodo di tempo più lungo, si crearono molti più posti di lavoro nelle fabbriche di quanti fossero stati disponibili con i vecchi stabilimenti artigianali. Entro il 1830, una persona su 80 nel Regno Unito lavorava in uno stabilimento tessile.

L'agricoltura

La Rivoluzione industriale è spesso descritta come la trasformazione della società agricola in quella industriale. L'agricoltura però rimase un settore importante nell' economia britannica. Il sistema delle enclosures permise all'agricoltura di soddisfare i bisogni della popolazione in continua crescita. Nel giro di 55 anni, dal 1760 al 1815, in Gran Bretagna vennero recintati più di 7 milioni di acri (28.300 km²) di terre demaniali. L'uso di fertilizzanti migliori fece aumentare la resa dei raccolti. Nuovi metodi di allevamento migliorarono la qualità del bestiame.

La mobilità e il risparmio di carburante del motore di Watt permisero ai contadini di utilizzare diverse macchine su qualsiasi tipo di terreno, soprattutto quando c'era più bisogno. Nel 1737, Andrew Rodgers inventò la macchina per la vagliatura (che separava il grano dal loglio). Andrew Miele (1719-1811), nel 1787, ideò la prima trebbiatrice a vapore (che separava il grano dalla buccia). Le macchine a vapore vennero utilizzate per estirpare gli alberi che "occupavano" i campi e per bonificare i terreni acquitrinosi. Gli strumenti prodotti con le macchine a vapore erano più economici, avevano lame migliori e duravano più che in precedenza. La produzione in massa permise ai coltivatori di riparare le loro attrezzature meccaniche con pezzi di ricambio, piuttosto che sostituirle interamente.

Power Looms in a Textile Mill
Telai meccanici in uno stabilimento tessile
J. Tingle (Public Domain)

Tutti questi fattori resero il prezzo del cibo più economico per tutti. La produzione agricola nazionale, insieme alle importazioni, permise di sfamare una popolazione che era passata dai 6 milioni del 1750 ai 21 milioni del 1851. Un aspetto negativo dell'aumento della produzione agricola fu che i canoni di locazione schizzarono alle stelle, e i piccoli contadini dovettero spostarsi altrove o cercare una professione differente. Come nel caso dei Luddisti, ci furono violente manifestazioni anche contro la meccanizzazione agricola. Gli Swing Riots, tra il 1830 e il 1832, furono delle proteste - seppur di breve durata - durante le quali, nelle campagne, venivano distrutti i macchinari. Anche se molti partivano dalle aree rurali per cercare un nuovo lavoro e farsi una nuova vita nelle città, altrettanti restavano. Nel 1841, "poco più di un quinto della popolazione, il 22% della forza lavoro del paese, lavorava la terra" (Shelley, 44).

Altre invenzioni

Altre importanti invenzioni nel corso della Rivoluzione industriale furono il cronometro marittimo, creato da John Harrison (1693-1776) nel 1770, che permise ai navigatori di misurare accuratamente la longitudine. Il primo ponte in ghisa al mondo fu costruito sul fiume Severn, in Shropshire, da Abraham Darby III (1750-89), e aperto al pubblico nel 1781. Frederick Albert Winsor (1763-1830) mostrò la sua nuova invenzione a Londra, nel 1807: l'illuminazione delle strade usando il gas a carbone, una sostanza tremendamente utile usata anche per riscaldare le case e cucinare. La fresatrice fu inventata intorno al 1818, ma è difficile stabilire chi sia stato il vero inventore, tenendo conto del fatto che in questo periodo le idee o si condividevano, o si prestavano, o si rubavano. Le macchine riuscivano a intagliare pezzi di metallo, come bulloni e dadi, in un modo quasi impossibile da realizzare a mano. Il cemento Portland fu un cemento a presa rapida inventato nel 1824 da Joseph Aspdin (1778-1859). Il telegrafo fu inventato nel 1837 da William Fothergill Cook (1806-1879) e Charles Wheatstone (1802-1875), e rivoluzionò il modo di comunicare. Il maglio a vapore, sviluppato nel 1839 da James Nasmyth (1808-1890), permise di piegare uniformemente i pezzi di metallo necessari a motori a vapore, ponti e navi. Alla fine, il convertitore Bessemer (Henry Bessemer, 1813-1898) del 1856 permise di ridurre i costi di produzione dell'acciaio, un materiale più forte e più leggero del ferro.

L'impatto positivo della Rivoluzione industriale

L'impatto delle Rivoluzione industriale fu drammatico. Le macchine a vapore ridussero i costi di produzione, generando profitti più alti, e permisero di produrre beni per il consumo di massa a basso costo. La rivoluzione dei trasporti favorì questa tendenza, dato che un singolo treno trasportava 20 volte il carico di una chiatta e arrivava a destinazione 8 volte più velocemente. La meccanizzazione e l'espansione delle ferrovie furono il volano per le industrie di estrazione del carbone, del ferro e dell’acciaio. Nacquero tutta una serie di nuovi lavori, per esempio nelle stazioni ferroviarie, nei cantieri e nelle fabbriche. Le donne ottennero un'indipendenza finanziaria maggiore: nelle fabbriche tessili costituivano oltre la metà della forza lavoro. Molte persone poterono permettersi di fare un'escursione in treno al mare una volta l'anno. Il telegrafo aumentò enormemente la velocità delle comunicazioni.

Telegraph Morse Key
Telegrafo
Science Museum, London (CC BY-NC-SA)

Il tasso di alfabetizzazione aumentò in relazione all'incremento delle opportunità di accedere a un'istruzione di base, e anche perché i libri divennero un prodotto economico, grazie alle macchine per la stampa e alle tecniche di fabbricazione della carta. Gli abitanti delle città si sposavano a una età inferiore, facendo più figli. Un miglioramento della dieta e nuovi vaccini innalzarono l'aspettativa di vita, ma molto dipendeva dal lavoro che si faceva, e il tasso di mortalità infantile poteva essere alto in alcuni periodi.

La classe media urbana si espanse, arrivando al 25% della popolazione nel 1800. Spesso viveva nei più piacevoli e verdeggianti sobborghi delle città. Le classi medie avevano la possibilità di andare nei negozi che aprivano sempre più numerosi, che si riempivano continuamente di un'ampia gamma di merci provenienti dalla Gran Bretagna e dal suo impero. Venivano convinte a spendere il loro reddito da nuove strategie di commercializzazione dei prodotti, come campagne pubblicitarie di massa ed eleganti saloni espositivi, come quello del vasaio Josiah Wedgwood (1730-1795). Potevano permettersi di avere la servitù e di mandare i loro figli in scuole migliori o di affidarli a precettori privati. Durante la Rivoluzione industriale, il tenore di vita aumentò per molte persone, in media del 30% circa, ma le classi più basse sperimentarono questa crescita solo negli anni Trenta dell'Ottocento.

L'impatto negativo della Rivoluzione industriale

I benefici della "rivoluzione" ebbero dei costi. Le industrie tradizionali, come la tessitura manuale e il trasporto con le diligenze, vennero praticamente distrutte dall'arrivo delle macchine a vapore. La domanda di forza lavoro a basso costo divenne insaziabile, dato che il profitto divenne più importante per un numero sempre maggiore di imprenditori. Dal 1800 al 1850, i bambini costituirono tra il 20 e il 50% dei lavoratori nelle miniere, iniziando a lavorare più o meno a otto anni. Sfruttati con paghe più basse rispetto agli adulti, ma costretti a fare ugualmente turni da 12 ore, i lavoratori minorenni furono usati in tutte le industrie. Nel 1851 una commissione stabilì che "un terzo dei bambini sotto i 15 anni lavorava fuori da casa" (Horn, 57). Questi bambini non ricevevano alcuna istruzione, e spesso morivano giovanissimi.

Le fabbriche offrivano molti nuovi lavori, ma la maggior parte erano non qualificati, monotoni e ripetitivi. La paga era regolare, ma la giornata lavorativa era scandita dall'orologio della fabbrica. Non c'era un salario minimo, né tantomeno le paghe erano legate all'inflazione; i lavoratori erano sempre sotto la costante minaccia di licenziamento immediato. Gli operai possedevano poche abilità trasferibili, e così rimanevano sempre allo stesso livello. Per di più, aprire una nuova attività richiedeva di investire un capitale significativo per i macchinari, affinché il proprio prodotto potesse avere un prezzo competitivo. Inoltre, nel sistema industriale, gli operai si concentravano solo su una specifica parte del processo di produzione. Pertanto, avevano un minor senso di soddisfazione verso il prodotto finito, al contrario di quanto accadeva nel vecchio sistema artigianale.

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Per i lavoratori, senza distinzione di sesso ed età, le fabbriche costituivano luoghi pericolosi e insalubri. I cotonifici erano sempre tenuti al buio e mantenuti umidi, per proteggere i filamenti di cotone; la situazione però era deleteria per i polmoni degli operai. Anche le miniere presentavano questi e altri pericoli. I macchinari erano pericolosi, e potevano causare infortuni seri in caso di rottura o quando erano in movimento. Le fabbriche erano anche ambienti rumorosi, e ciò causava spesso problemi di udito. L'uso comune di sostanze tossiche come piombo e mercurio costituiva un altro pericolo per la salute. I responsabili imponevano regole severe e comminavano multe salate. I tentativi di creare delle organizzazioni sindacali andarono incontro al divieto del governo dal 1799 al 1824. Gradualmente, vennero attuate delle riforme negli anni Trenta dell'Ottocento, e le condizioni e i diritti dei lavoratori migliorarono: la giornata lavorativa venne fissata a dieci ore e i datori di lavoro furono obbligati a prestare più attenzione all'igiene e alla sicurezza dei luoghi di lavoro.

L'urbanizzazione fu un fenomeno che accelerò molto nel corso della Rivoluzione industriale. Il censimento del 1851 rivelò che, per la prima volta, viveva più gente nelle città che nelle campagne. Questa tendenza causò una serie unica di problemi. Le città diventarono affollate, e gli operai spesso vivevano in alloggi economici, condividendo la proprietà tra famiglie. Le strade erano inquinate e non sanificate. Nel 1837, 1839 e 1847 ci furono delle epidemie di tifo; nel 1831 e nel 1849 invece, di colera. Anche l'aria era inquinata dal fumo che sbuffava dagli altiforni a carbone delle numerose fabbriche. Il tasso di criminalità aumentò, anche se in gran parte si trattava di reati minori, dovuti al crescente numero di poveri nelle città, nelle quali era più facile restare nell'anonimato. Lo stato fece un timido tentativo di aiutare i disoccupati creando le case di lavoro (le cosiddette workhouses), delle istituzioni dove coloro che non erano in grado di supportarsi finanziariamente trovavano alloggio ed impiego. Tuttavia, fin troppo spesso le condizioni di vita in queste strutture erano persino peggiori di quelle dei lavoratori che percepivano di meno. Nonostante tutti i problemi, il processo di urbanizzazione continuò: entro il 1880, solo il 20% dei cittadini della Gran Bretagna viveva nelle aree rurali, mentre la proprietà della terra era concentrata nelle mani del 5% della popolazione.

La diffusione della Rivoluzione industriale

Altri paesi imitarono la Gran Bretagna. Le idee riguardanti le tecnologie, l'industria e la coltivazione oltrepassarono facilmente i confini. Alcuni paesi che avevano una manodopera a bassissimo costo o un prezzo del combustibile elevato dovettero attendere che i macchinari diventassero meno costosi e più efficienti. La diffusione delle ferrovie si rivelò un buon indicatore di questo processo. Negli Stati Uniti, la prima ferrovia funzionante fu completata nel 1833 (da New York a Philadelphia). La prima linea ferroviaria dell'Europa continentale fu realizzata in Belgio, nel 1835 (da Bruxelles a Malines). Entro il 1870, la ferrovia si diffuse in Canada, Australia, India e in gran parte dell'Europa. Le altre innovazioni si diffusero allo stesso modo. Nel XX secolo, direttamente o indirettamente, sono rimasti solo pochi stati a non essere stati toccati dai tentacoli del "progresso" portato dalla Rivoluzione industriale.

Domande e risposte

Cos'è stata la Rivoluzione industriale?

La Rivoluzione industriale è stata un processo, collocabile tra la metà del XVIII e la metà del XIX secolo, nel corso del quale la meccanizzazione e l'urbanizzazione portarono grandi cambiamenti nella vita lavorativa e nella società.

Quali sono state le cause della Rivoluzione industriale?

Le cause della Rivoluzione industriale furono una combinazione di elevato costo della manodopera, combustibile a poco prezzo, urbanizzazione, investimenti in innovazioni e un elevato grado di traffici commerciali nell'impero britannico.

In che periodo si colloca la Rivoluzione industriale?

Il periodo che va dal 1760 al 1840 è quello più comunemente accettato per collocare la Rivoluzione industriale.

Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

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Stile APA

Cartwright, M. (2023, maggio 02). Rivoluzione industriale in Gran Bretagna [British Industrial Revolution]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-21828/rivoluzione-industriale-in-gran-bretagna/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Rivoluzione industriale in Gran Bretagna." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il maggio 02, 2023. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-21828/rivoluzione-industriale-in-gran-bretagna/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Rivoluzione industriale in Gran Bretagna." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 02 mag 2023. Web. 15 giu 2024.