Peste nel Vicino Oriente 562-1486

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Joshua J. Mark
da , tradotto da Omayma Ghendi
pubblicato il 30 marzo 2020
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese
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La malattia ha fatto parte della condizione umana fin dall'inizio della storia scritta - e senza dubbio anche prima - decimando popolazioni e causando diffusi sconvolgimenti sociali. Tra le peggiori infezioni registrate ci fu la peste, ben documentata in Occidente a partire dalla Peste di Giustiniano (541-542) a cui seguì la Peste Nera (1347-1352). I focolai di peste successivi alla Peste Nera avevano già a disposizione un corpo di letteratura su cui attingere e quindi in Occidente sono anch'essi ben documentati.

Plague in an Ancient City
Peste in un' Antica Città
Los Angeles County Museum of Art (Public Domain)

Lo stesso non può essere detto per le piaghe del Vicino Oriente le quali provocarono milioni di morti tra il 562 e il 1486 nelle regioni ora conosciute come Iran, Iraq, Syria, Turchia, Libano, Arabia Saudita ed Egitto tra le altre. La piaga inziale si pensa che sia stata una continuazione della Piaga di Giustiniano sebbene, siano state suggerite altre teorie riguardanti la sua origine. Le epidemie successive sono considerate o una rinascita di questa peste o un ceppo diverso portato nella regione attraverso il commercio o il ritorno delle truppe dalle campagne di guerra. Questi focolai sono sporadicamente citate nelle cronache delle piaghe a causa di una serie di fattori comprendenti:

  • Riluttanza degli scrittori del Vicino Oriente di fonte primaria di affrontare il problema
  • Terminologia usata da questi scrittori che confusero la piaga con il colera
  • La tendenza degli scrittori del vicino oriente a ignorare le regioni affette che non fossero la propria
  • Interpretazioni religiose dei focolai che ignoravano dettagli pratici
  • Mancanza di traduzioni di documenti primari in una lingua occidentali
  • Fare affidamento a storici occidentali su antichi storici e scrittori di viaggi

Sebbene gli scrittori arabi musulmani successivi avessero tentato di scrivere cronache sui focolai, lavoravano avendo scarse fonti materiali, le quali erano spesso confusionarie e per questo incomplete. Per questa ragione la maggior parte di studiosi contemporanei si concentrano su periodi riguardanti gli anni delle piaghe meglio documentati. La più famosa viene ad essere la Piaga di Sheroe nel 627-628 che aiutò a rovesciare l'Impero Sassanide (224-651) e contribuì alla destabilizzazione della regione. Allo stesso modo esistono sufficienti fonti per permettere di tracciare le piaghe del Vicino Oriente fino al 1486, momento in cui vennero tenuti registri più completi sulla malattia.

Prima Piaga Registrata

La piaga è definita come una malattia batterica contagiosa che fin dal XIX secolo è conosciuta come causata dal batterio Yersinia pestis che fu localizzata e identificata solo nel 1894. Prima di questa data nessuno sapeva che cosa caussasse le piaghe ed era regolarmente attribuita all'ira degli dei o di Dio a causa dei peccati dell'umanità.

Procopio descrive la piaga come originaria dell'Est che viaggionando arrivò in Egitto prima di raggiungere constantipoli.

I sintomi della piaga includevano febbre, dolore al corpo, nausea e vomito, diarrea, disidratazione e infezioni bubboniche, la presenza dei bubboni, noduli gonfi delle ghiandole linfatiche. I tre tipi di piaghe sono bubboniche, setticemiche (viene infettato il sangue) e polmonari (vengono infettati i polmoni) e spesso sono tutte fatali.

Il primo focolaio accertato di peste fu la Peste di Giustiniano, come registrato dallo storico Procopio (500-565), la quale uccise circa 50 milioni di persone. Sebbene questa peste venga abitualmente datata nel 541-542 –periodo in cui colpì più duramente Costantinopoli – continuò fino a circa il 750. Prende il nome dal regno dell'imperatore bizantino Giustiniano I (527-565) e Procopio lo incolpò per la malattia, sostenendo che avesse adirato Dio con le sue azioni ingiuste e capricciose.

Nel suo lavoro Storie delle Guerre Volume II Procopio descrive la piaga come originaria dell'Est, che viaggiando arrivò in Egitto prima di raggiungere la capitale bizantina di Costantinopoli dalla quali poi si diffuse ulteriormente. Procopio descrive come la piaga non avesse risparmiato nessuna regione e non avesse rispettato nessuna stagione:

Sembrava muoversi secondo un piano prestabilito e sostava per un tempo preciso in ogni paese, infliggendo la sua devastazione senza risparmiare nessuno, ma diffondendosi in entrambe le direzioni fino ai confini del mondo, come se temesse che qualche angolo della terra potesse sfuggirle. Non tralasciava né isole né grotte né catene montuose abitate da esseri umani; e se aveva trascurato alcune terre, senza colpirne gli abitanti o toccandoli in modo indifferente, vi tornava successivamente. Allora, coloro che abitavano attorno a quella terra, che in precedenza erano stati colpiti severamente, non venivano affatto toccati, ma la peste non si allontanava dal luogo in questione fino a quando non aveva mietuto un numero di morti corrispondente esattamente a quello distrutto in precedenza tra coloro che vi abitavano. (II.xxii. 7-11, Lewis, 470)

I sintomi inziavano con una febbre - che Procopio descrive come da prima leggera e appena riconoscibile dai medici - e successivamente affaticamento e successivamene disidratazione, apparizione dei bubboni, delirio o coma e poi la morte. Egli scrive:

In alcuni casi la morte arrivava rapidamente, in altri dopo molti giorni; in alcuni il corpo si ricopriva di pustole nere grandi quanto una lenticchia e questi non soppravivevano neanche un giorno, ma tutti soccombevano immediatamente. in alcuni casi seguiva un vomito di sangue, senza causa apparente, che portava subito alla morte. Inoltre posso affermare questo: i medici più illustri prevedano la morte per molti che invece insaspettatamente si salvavano, e dichiaravano che molti sarebbero stati salvati, ma erano portati via quasi immediatamente. Così accadde che, per questa malattia, non vi fosse alcuna causa che rientrasse nel campo della ragione umana. (II.xxii.30-36, Lewis, 473)

Questo sarebbe stato il paradigma che definì i successivi focolari di peste nel Vicino Oriente. La malattia sembrava abbattersi rapidamente su una popolazione, mietere molte vite e poi spostarsi altrove. Procopio chiarisce che, dopo aver lasciato Costantinopoli, si diffuse nella terra dei Persiani, dove uccise molte più persone rispetto a quelle dell'Impero Bizantino.

Focolaio di Djazirah del 562

Tuttavia la peste era gia presente in Oriente prima che arrivvasse a Costantinopoli. Lo storico Michael G. Morony, citando lo storico Giovanni da Efeso (c. 507-c. 588) scrive:

Ogni volta che la peste invadeva una città o un villaggio, si abbatteva furiosamente e rapidamente su di esso e sui suoi sobborghi fino a tre miglia di distanza. Non si spostava da un luogo finché non aveva completato il suo corso. Dopo essersi radicata, avanzava lentamente. Questo permetteva che le notizie della peste precedessero il suo arrivo. La popolazione di Costantinopoli venne a conoscenza dell'avanzata della peste per sentito dire nel corso di uno o due anni.

(Little, 64)

Three Doctors Attend a Man with the Plague
Tre medici assistono un uomo affetto da peste
Historical Medical Library of The College of Physicians of Philadelphia (CC BY-NC-SA)

I bizantini di Costantinopoli credevano che la peste d'Oriente non avesse nulla a che fare con loro, tuttavia scoprirono di essere in errore solo quando fu troppo tardi. Quando lasciò Costantinopoli, ritornò verso Oriente - seguendo il corso descritto da Porcopio - e colpì la Mesopotamia, anche se il luogo preciso rimane sconosciuto. Gli scrittori arabi successivi la descrivono come la piaga di Djazirah (detta anche Jazeera, "isola") che era il nome con cui veniva chiamata Mesopotamia ("la terra tra i due fiumi"). Non è noto dove l'epidemia colpì e per quanto tempo, ma nel 562 uccise 30.000 persone nella città di Amida (oggi chiamata Diyarbakir nel Sudest della Turchia) e la colpì nuovamente nel 599. Morony scrive come "ci fu un'altro focolaio di peste bubbonica nel 600 quando molte case furono lasciate senza abitanti e i campi incolti, ma non ci fu detto dove" (Little, 65). Questo è caratteristico dei resoconti delle varie pesti in Oriente, perché molti scrittori riportavano notizie della peste senza specificare dove era avvenuta, a meno che non fosse successo nelle vicinanze.

È per questo motivo che la maggior parte delle discussioni sulla peste nel Vicino Oriente si concentra sulla Peste di Sheroe, perché, anche se i dettagli dell'epidemia stessa sono spesso poco chiari, i suoi effetti sono certi.

Peste di Sheroe del 627-628

La Peste di Sheroe prende il nome dal monarca sassanide Kavad II (r. 628), il cui nome di nascita era Sheroe (noto anche come Shiroe). Kavad II salì al potere dopo le disastrose guerre di suo padre Cosroe II (r. 590-628), che prosciugò le risorse sassanidi nei suoi sforzi per distruggere l'Impero Bizantino. Infine, la nobiltà sassanide rovesciò Cosroe II e incoronò il principe Sheroe col nome di Kavad II al suo posto.

La peste di sheroe è riconosciuta per aver contribuito al declino e alla caduta dell'impero sassanide.

Kavad II fece uccidere tutti i suoi fratelli, fratellastri e fratelli acquisiti in modo che non mettessero in discussione le sue rivendicazioni sul trono e successivamente diede inzio a negoziati di pace con i Bizantini e alla ricostruzione di molte città danneggiate o distrutte durante le guerre di Cosroe II. Tuttavia non ebbe il tempo di completare i sui piani dal momento che la peste - che stava devastando la regione dal 627 - lo uccise nell'autonno del 628, solo pochi mesi dall'inizio del suo regno. Avendo fatto giustiziare tutti gli eredi maschi legittimi che avrebbero potuto succedergli al trono, il suo successore fu il figlio di sette anni Ardashir III (r. 628-629), il cui regno fu amministrato dal vizir Mah-Adur Gushnasp, che fu rapidamente rovesciato e sia lui che il giovane imperatore furono assassinati.

La morte di Kavad II e le sue conseguenze destabilizzarono l'Impero Sasanide, che stava ancora cercando di riprendersi dalle perdite causate dalle guerre di Cosroe II e dalla peste. Quando i musulmani arabi invasero durante il regno di Yazdegerd III (632-652), l'Impero Sasanide non aveva la forza per respingerli e così la peste fu riconosciuta come una delle cause del declino e della caduta dell'impero.

Pesti successive come preludio alla Morte Nera

La peste continuò a infestare la Mesopotamia e riemerse di nuovo nel 688-689, quando solo la città di Bassora perse 200.000 persone in tre giorni. Nel 698-699 la peste si diffuse in Siria e nel 704-705 tornò nella Mesopotamia nord-occidentale. Questa tendenza continuò per tutto il secolo fino alla Grande Epidemia del 749-750 quando la peste bubbonica uccise milioni di persone.

Sfortunatamente i dettagli su dove queste pestilenze colpirono non sono sempre forniti come anche i numeri dei morti, se non con un vago riferimento come "molti" o "l'intera città" o "la regione", che non sempre definiscono quale città o regione o quanti fossero i morti. Ci fu un'epidemia di peste bubbonica tra il 746 e il 749 – definita la Grande Epidemia– a Costantinopoli, in Grecia e in Italia, con un numero di morti che superò i 200.000, ma nel 750 la malattia sembrò scomparire; è per questo motivo che il 750 è solitamente considerato come l'anno della fine della peste, ma si ritiene oggi che fosse solo in stato di dormienza prima di riemergere come la temuta Morte Nera. Tuttavia l'ultima data fornita per le pestilenze in Persia e nel Vicino Oriente è 689. Lo studioso Ehsan Mostafavi scrive:

Per quanto ne sappiamo, non ci sono documentazioni concrete su epidemie di peste e l'impatto di questa in Persia tra il 689 e il 1270; sembra però che la peste continuasse a diffondersi in Persia rimanendo endemica, dopo gli scoppi del 689, fino alla metà del tredicesimo secolo.(5)

La ragione del perché la peste sia diventata dormiente intorno al 689 in Oriente e al 750 in Occidente rimane sconosciuta. Teorie riguardanti gli effetti delle condizioni climatiche sulla popolazione di ratti e come o se fossero stati trasportati in più o meno luoghi sembrano infondate poiché Procopio afferma chiaramente che la peste non era influenzata dal clima o da alcuna azione umana.

Morte Nera del 1346-c. 1360

Per qualche ragione sconosciuta la peste rimase dormiente fino al 1218, quando ci fu un'epidemia in Egitto che causò la morte di 67.000 persone prima di scomparire di nuovo. Quando la peste tornò nel 1332, colpì inizialmente aree isolate e poi guadagnò slancio per avvolgere l'Oriente a partire dal 1346 e diffondersi in Europa nel 1347. Questa era la peste bubbonica, ma l'epidemia – che divenne una pandemia – portò con sé anche gli altri due tipi, settemico e polmonare, che proveniva dall'Asia Centrale, molto probabilmente dalla Cina.

I sintomi iniziavano, come per la Peste di Giustiniano, con febbre, dolori corporei e affaticamento prima che i bubboni emergessero nell'inguine, nelle ascelle e intorno alle orecchie dell'infetto. La peste colpì anche cani, gatti e altri animali – persino i topi – come era stato anche riportato per la Peste di Giustiniano. Il tasso di mortalità fu impressionante, con un numero di morti che superava le 20.000 ogni giorno e un bilancio finale tra i 20 e i 30 milioni di persone. Morony commenta sui numeri forniti:

Possiamo prendere i numeri registrati nelle [fonti primarie] letteralmente? Non si può escludere la presenza di iperbole retorica in questi resoconti, o il fatto che i grandi numeri arrotondati che forniscono possono essere solo stime al massimo. Ci sono almeno due considerazioni da tenere in mente nel trattare questo tipo di informazioni. Una è che registrare il numero di fatalità era uno dei modi con cui questi autori tentavano di esprimere l'ampiezza del disastro. L'altra è che il numero di morti è privo di significato in termini demografici senza sapere la dimensione della popolazione totale. (Little, 72)

Sebbene questa osservazione sia valida, non sminuisce in alcun modo la diffusa devastazione della popolazione del Vicino Oriente. Le persone morivano così rapidamente e i numeri erano così elevati che le cerimonie funebri dovettero essere abbandonate e i morti sepolti il più velocemente possibile. Nonostante ciò il numero dei morti cresceva così tanto che i cadaveri venivano semplicemente gettati fuori dalle porte, accatastati negli angoli degli edifici o lasciati nei vicoli, sulle porte delle chiese e delle moschee, o trascinati nei campi. Coloro che morivano per strada venivano lasciati lì perché gli altri avevano troppa paura di avvicinarsi. I corpi che venivano scaricati vicino ai corsi d'acqua o ai canali d'irrigazione infettavano l'acqua, che poi diffondeva la malattia a valle. Il fetore dei corpi in decomposizione e la paura della morte imminente rendevano impossibile qualsiasi parvenza di ritorno alla propria routine quotidiana, e la gente tendeva a evitare le strade di qualsiasi città tanto quanto l'incontro con altre persone.

Conclusione

La peste viaggiò dall'Oriente all'Occidente nel 1347 per devastare l'Europa tramite le navi genovesi partite dalla città portuale di Caffa (noto anche come Kaffa) sul Mar Nero (l'odierna Feodosia in Crimea). Caffa era stata assediata dai mongoli dell'Orda d'Oro, che avevano portato con sé la peste, sotto il comando del Khan Djanibek (noto anche come Jani Beg r. 1342-1357). Quando i soldati mongoli iniziarono a morire di peste, Djanibek ordinò che i loro cadaveri fossero catapultati oltre le mura di Caffa, infettando la popolazione della città. Le navi mercantili di Caffa fuggirono poi dalla città verso l'Italia, fermandosi in Sicilia, poi a Marsiglia e Valencia, da dove poi la peste si diffuse in tutta Europa.

The Triumph of Death
Il Trionfo della Morte
Museo del Prado (Public Domain)

La malattia si pensa sia arrivata in Europa anche attraverso la Via della Seta con i mercanti provenienti dall'Oriente e questa teoria sull'origine, insieme al racconto delle navi genovesi, fornì agli storici europei il punto di partenza per le loro narrazioni sulla Morte Nera. Non c'era bisogno che l'autore della Cronaca della Morte Nera (c. 1350) si sforzasse di ricercare l'origine della peste in Europa poiché era chiaro che fosse venuta “dall'Oriente” e qualsiasi ulteriore dettaglio era considerato irrilevante poiché gli autori si concentravano sugli effetti della peste. Gli scrittori europei basarono anche le loro teorie sulle origini della peste, sui racconti di scrittori di viaggi precedenti che riportarono regioni ad esempio l'Iran come esenti da peste. L'opera del viaggiatore e scrittore marocchino Ibn Battuta (1304-1368/69) – che riportò racconti sulla peste in Oriente – non era disponibile per gli scrittori occidentali.

Anche se gli scrittori medievali e rinascimentali europei avessero fatto uno sforzo per ricercare le pestilenze in Oriente, è dubbio che avrebbero avuto molto successo a causa delle ragioni citate sopra. Come già notato i documenti primari del Vicino Oriente non menzionano sempre lo scoppio delle epidemie e a volte le informazioni sulla devastazione di una regione provengono solo dai registri di città o da racconti di scrittori musulmani molti secoli dopo. Secondo gli studiosi Ahmad Fazlinejad e Farajollah Ahmadi, una difficoltà nel determinare dove e quando la peste colpì in Oriente è la terminologia utilizzata:

Storici antichi usavano la parola 'peste' per riferirsi a qualsiasi malattia epidemica con un alto tasso di mortalità. Gli scrittori musulmani generalmente usano la parola araba 'ta`un' per 'peste', ma sembra che non fossero in grado di distinguere la peste dal colera poiché, in molti casi descrivendo la Morte Nera, il termine è usato in modo intercambiabile con la parola araba 'vaba' (colera). (56-57)

Un'altra difficoltà nel definire dove e quando la peste colpì, come notato, è semplicemente la tendenza di uno scriba a ignorare aree oltre la propria città o regione. L'interpretazione religiosa della peste influenzò anche il modo in cui essa venne registrata nel Vicino Oriente poiché, essendo considerata inviata da Dio, gli scribi tendevano a concentrarsi su come ci si dovesse comportare a livello spirituale piuttosto che fisico. Dove la peste colpiva o per quanto tempo, era considerato meno importante rispetto a discutere su come un credente dovesse comportarsi di fronte ad essa. La questione se Dio voleva che uno fuggisse da una terra colpita dalla peste o dovesse rimanere, per esempio, è trattata a lungo mentre su ciò che si doveva fare a livello pratico per evitare la malattia viene ignorato e sembra che non sia stato nemmeno considerato poiché la peste era di origine soprannaturale, inviata dalla volontà divina.

La peste continuò fino al 1486 sebbene su scala molto più ridotta (eccetto per occasionali riacutizzazioni) rispetto al 1346-c. 1360 e continuò a manifestarsi nel Vicino Oriente fino al XVIII - XIX e l'inizio del XX secolo prima che la sua causa fosse compresa e si potessero prendere misure per controllarla. Contrariamente all'opinione popolare la peste continua oggi ad avere un impatto significativo sulle popolazioni in tutto il mondo, molte delle quali continuano ad attribuire la malattia alla volontà di Dio, ingorando misure pratiche che potrebbero salvare vite.

Bibliografia

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Info traduttore

Omayma Ghendi
Amante della storia con una prima laurea in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali e un Master in Storia e Studi Orientali.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2020, marzo 30). Peste nel Vicino Oriente 562-1486 [Plagues of the Near East 562-1486 CE]. (O. Ghendi, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1532/peste-nel-vicino-oriente-562-1486/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "Peste nel Vicino Oriente 562-1486." Tradotto da Omayma Ghendi. World History Encyclopedia. Modificato il marzo 30, 2020. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1532/peste-nel-vicino-oriente-562-1486/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "Peste nel Vicino Oriente 562-1486." Tradotto da Omayma Ghendi. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 30 mar 2020. Web. 11 dic 2024.