India antica

Definizione

Joshua J. Mark
da , tradotto da Alexis Gagliardi
pubblicato il 13 novembre 2012
Disponibile in altre lingue: Inglese, Cinese, Francese, Greco, Indonesiano, Spagnolo
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Map of the Indo-Saka Kingdoms (by World Imaging, GNU FDL)
Mappa del regno Indo-Scita
World Imaging (GNU FDL)

L'India è un paese dell'Asia meridionale il cui nome deriva dal fiume Indo. Il paese viene indicato col termine 'Bharata' nella Costituzione indiana, in riferimento al mitologico imperatore Bharata, la cui storia è raccontata, in parte, nel poema epico Mahabharata. Secondo i Purana (testi religioso-storici messi per iscritto nel V secolo EC), Bharata conquistò l'intero subcontinente indiano e lo governò in pace e armonia. Tutto il territorio era conosciuto quindi come Bharatavarsha ('il subcontinente di Bharata'). Le prime attività umane nella zona risalgono a oltre 250.000 anni fa, ed è quindi una delle regioni abitate più antiche del pianeta.

Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce i manufatti usati dai primi esseri umani, inclusi strumenti in pietra, i quali suggeriscono una data di insediamento nell'area estremamente precoce. Mentre alle civiltà della Mesopotamia e dell'Egitto vengono riconosciuti da molto tempo i loro celebri contributi alla civiltà, l'India è stata spesso trascurata, specialmente in Occidente, sebbene la sua storia e cultura siano altrettanto ricche. La civiltà della valle dell'Indo (7000 - 600 AEC circa) è stata tra le più grandi del mondo antico, coprendo più territorio dell'Egitto o della Mesopotamia e producendo una cultura altrettanto vivace e innovatrice.

Qui nacquero quattro grandi religioni: l'Induismo, il Giainismo, il Buddismo e il Sikhismo, così come la scuola filosofica di Charvaka, che influenzò lo sviluppo del pensiero e dell'indagine scientifica. Le invenzioni e innovazioni dell'antico popolo indiano includono molte cose della vita moderna che oggi vengono date per scontate, come lo scarico, i sistemi di drenaggio e fognatura, le piscine pubbliche, la matematica, la scienza veterinaria, la chirurgia plastica, i giochi da tavolo, lo yoga, la meditazione, e molte altre.

La ricca cultura indiana continuò a svilupparsi per migliaia di anni, fino all'invasione degli arabi Musulmani, nel VII secolo EC. Successivamente, le nazioni occidentali iniziarono a immischiarsi negli affari del subcontinente, con la Gran Bretagna che impose il suo pieno controllo su quelle terre e le sue genti a metà del XIX secolo. Il governo degli inglesi sarebbe durato fino al 1947, quando l'India riconquistò la sua indipendenza.

L'India preistorica

Le aree dell'attuale India, Pakistan e Nepal hanno fornito ad archeologi e studiosi i siti più ricchi di materiale paleoantropologico. La specie Homo heidelbergensis (un proto-umano antenato del moderno Homo sapiens) abitava il subcontinente indiano già secoli prima che gli esseri umani migrassero nella regione conosciuta come Europa. La prima prova dell'esistenza dell'Homo heidelbergensis fu scoperta in Germania nel 1907; ulteriori scoperte hanno rivelato dei modelli migratori fuori dall'Africa abbastanza chiari per questa specie.

Il riconoscimento dell'antichità della loro presenza in India è in gran parte dovuto a un interessamento archeologico abbastanza tardo dell'area, poiché, a differenza dei lavori condotti in Mesopotamia e in Egitto, gli scavi in India iniziarono sul serio solo negli anni '20 del novecento. Sebbene l'antica città di Harappa fosse nota fin dal 1829, il suo significato archeologico era stato ignorato e gli scavi successivi si erano focalizzati di più sul localizzare i probabili siti a cui fanno riferimento i grandi poemi epici indiani Mahabharata e Ramayana (entrambi del V o IV secolo EC) ignorando la possibilità dell'esistenza di un passato molto più antico per la regione.

Il villaggio di Balathal (vicino a Udaipur, nel Rajasthan), tanto per citare un esempio, dimostra bene l'antichità della storia dell'India: risale infatti al 4000 AEC. Balathal venne scoperta soltanto nel 1962 e gli scavi non iniziarono prima degli anni '90. Ancora più antico è il sito neolitico di Mehrgarh, datato intorno 7000 AEC, ma mostra prove di abitazioni ancora precedenti, scoperte solo nel 1974.

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI dEGLI ULTIMI 50 ANNI HANNO CAMBIATO radicalmente LA COnoscenza DEL PASSATO DELL'INDIA E, di conseguenza, DELLA STORIA DEL MONDO.

Gli scavi archeologici negli ultimi 50 anni hanno cambiato radicalmente la conoscenza del passato dell'India e, di conseguenza, della storia del mondo. Uno scheletro di 4000 anni, scoperto a Balathal nel 2009, ci fornisce la più antica testimonianza di lebbra in India. Prima di questa scoperta, la lebbra era considerata una malattia molto più moderna, che si pensava fosse stata portata ad un certo punto dall'Africa in India e poi dall'India in Europa dall'esercito di Alessandro Magno dopo la sua morte, nel 323 AEC.

Ora si sa che in India era in corso un'attività umana significativa durante il periodo dell'Olocene (10.000 anni fa) e che molte ipotesi storiche, basate sui precedenti lavori in Egitto e Mesopotamia, devono essere riviste e corrette. L'inizio delle tradizioni Vediche in India, praticate ancora oggi, possono essere datate ora, almeno in parte, a partire dagli abitanti di siti antichi come Balathal e alla loro interazione e fusione con la cultura dei migranti ariani che arrivarono nella regione tra il 2000 e il 1500 AEC, dando inizio al cosiddetto periodo Vedico (1500-500 AEC circa) durante il quale i testi sacri indù noti come Veda furono messi per iscritto.

Mohenjo-daro e civiltà Harappa

La civiltà della valle dell'Indo risale al 7000 AEC e crebbe costantemente in tutta la regione della valle del Gangetic inferiore a sud, e fino a Malwa a nord. Le città di questo periodo erano più grandi degli insediamenti contemporanei in altri paesi, situate secondo i punti cardinali ed erano costruite con mattoni di fango, spesso cotti al forno. Le case avevano un ampio cortile che si apriva a partire dalla porta d'ingresso, una cucina / laboratorio per la preparazione del cibo e camere da letto più piccole.

Le attività familiari sembra fossero tutte concentrate nella parte anteriore della casa, in particolare il cortile e, in questo, sono simili a quelle dei siti romani, egiziani, greci e mesopotamici. Gli edifici e le case dei popoli della Valle dell'Indo, tuttavia, erano tecnologicamente molto più avanzati: molte di esse disponevano di servizi igienici idraulici e "torri del vento" sui tetti che fornivano il ricambio d'aria (probabilmente vennero sviluppate per la prima volta nella Persia antica). Le reti fognarie e di drenaggio delle città sinora scoperte sono più avanzate di quelle che aveva Roma al suo apogeo.

Excavation Site at Mohenjo-daro
Sito archeologico di Mohenjo-daro
Grjatoi (CC BY-NC-SA)

I siti più famosi di questo periodo sono le grandi città di Mohenjo-Daro e Harappa, entrambe situate nell'attuale Pakistan (Mohenjo-daro si trova nella provincia del Sindh e Harappa nel Punjab), che fece parte dell'India fino al 1947, anno in cui si separò da essa. Harappa ha dato il nome alla civiltà Harappa (un altro nome per la civiltà della valle dell'Indo) che di solito è suddivisa in periodo Antico, Medio e Maturo corrispondenti all'incirca al 5000-4000 AEC (Antico), 4000-2900 AEC (Medio) e 2900-1900 AEC (Maturo). Harappa risale al periodo Medio (3000 AEC circa) mentre Mohenjo-Daro venne costruita nel periodo Maturo (2600 AEC circa).

Gli edifici di Harappa furono gravemente danneggiati nel XIX secolo, e quando i lavoratori britannici portarono via da lì una notevole quantità di materiale per utilizzarlo per la massicciata della ferrovia, compromettendo il sito. Prima di questo periodo, molti edifici erano già stati smantellati dai cittadini del villaggio locale di Harappa (che dà il nome al sito) per poter riutilizzarne il materiale. È quindi difficile oggigiorno determinare il valore storico di Harappa, ma è chiaro che durante l'Età del Bronzo era una comunità significativa, con una popolazione di 30.000 persone.

Mohenjo-Daro, d'altra parte, si è conservata molto meglio poiché è rimasta per lo più sepolta fino al 1922. Mohenjo-Daro significa 'tumulo dei morti' in Sindhi: a darle questo nome è stata la gente del posto, che vi ha trovato ossa umane e animali, così come antiche ceramiche e altri manufatti, che riemergono periodicamente dal suolo. Il nome originale della città è sconosciuto, sebbene siano state suggerite varie possibilità, basate sui ritrovamenti nella regione, tra cui il nome dravidico 'Kukkutarma', la città del gallo, una possibile allusione al sito come un centro di combattimenti rituali tra galli, o di allevamento di tali animali.

Mohenjo-Daro era una città costruita in modo elaborato, con strade disposte in modo uniforme ad angolo retto e un sofisticato sistema di drenaggio. Il Grande Bagno, una struttura centrale del sito, era riscaldato e sembra fosse un punto focale per la comunità. Gli abitanti erano abili nell'uso dei metalli come rame, bronzo, piombo e stagno (come dimostrano opere d'arte come la statua in bronzo della Ragazza Danzante e singoli sigilli) e coltivavano orzo, grano, piselli, sesamo e cotone . Il commercio era un'attività molto importante e si pensa che gli antichi testi mesopotamici che menzionano Magan e Meluhha si riferiscano all'India in generale, o magari a Mohenjo-Daro in particolare. Manufatti provenienti dalla regione della Valle dell'Indo sono stati ritrovati in siti mesopotamici, ma il loro preciso punto di origine in India non è sempre ben chiaro.

Harappa Ruins
Rovine di Harappa
Hassan Nasir (CC BY-SA)

Declino della civiltà Harappa

Il popolo della civiltà Harappa adorava molti dèi e si dedicava al culto rituale. Sono state ritrovate statue di varie divinità in molti siti (come Indra, il dio della tempesta e della guerra) e, soprattutto, pezzi di terracotta raffiguranti la Shakti (la Dea Madre), i quali suggeriscono un culto popolare e comune del principio femminile. Tra il 2000 e il 1500 AEC circa si pensa che un'altra razza, conosciuta come ariani, sia migrata in India attraverso il passo Khyber e si sia assimilata alla cultura esistente, portando con sé i loro dèi e la lingua sanscrita, introducendola poi nel sistema di credenze già esistenti nella regione. Chi fossero gli ariani e quale effetto abbiano avuto sugli indigeni continua a essere dibattuto, ma è generalmente riconosciuto che, all'incirca nello stesso periodo del loro arrivo, la cultura Harappa iniziò a tramontare.

Una possibile causa di ciò possono essere stati i cambiamenti climatici. Gli studiosi hanno rilevato prove sia di siccità che di inondazioni nella regione. Si pensa che il fiume Indo abbia iniziato a inondare la regione più regolarmente (come evidenziato dai circa 30 piedi, o 9 metri, di limo a Mohenjo-Daro) e che questo abbia distrutto i raccolti e portato la carestia. Si pensa anche che il percorso del monsone, invocato per l'irrigazione dei raccolti, possa essere cambiato e le persone abbiano lasciato le città del nord per spostarsi a sud. Un'altra possibilità è la perdita delle relazioni commerciali con la Mesopotamia e l'Egitto, i loro due partner più importanti, poiché entrambe le regioni stavano attraversando conflitti interni nello stesso periodo.

Scrittori razzisti e filosofi politici dell'inizio del XX secolo, seguendo l'esempio del filologo tedesco Max Muller (1823-1900), affermarono che la civiltà della valle dell'Indo scomparve a causa dell'invasione degli ariani dalla pelle chiara, ma questa teoria è ormai considerata priva di fondamento. Altrettanto infondata è la teoria secondo cui gli abitanti della zona furono spinti a sud dagli extraterrestri. Tra gli aspetti più misteriosi di Mohenjo-daro c'è la vetrificazione di parti del sito, come se fosse stato esposto a un calore intenso che sciolse il mattone e la pietra. Questo stesso fenomeno è stato osservato in siti come Traprain Law in Scozia e attribuito ai risultati di una guerra. Tuttavia, le speculazioni riguardanti la distruzione della città da parte di una sorta di antica esplosione atomica (ad opera di alieni) non sono generalmente considerate credibili.

Il periodo vedico

Qualunque sia stata la ragione dell'abbandono delle città, il periodo che seguì il declino della civiltà della valle dell'Indo è noto come periodo vedico, caratterizzato da uno stile di vita pastorale e dall'adesione ai testi religiosi noti come Veda. La società era divisa in quattro classi (Varna) con i Brahmani al vertice (sacerdoti e studiosi), i Kshatriya (i guerrieri), i Vaishya (contadini e mercanti) e i Shudra (operai). La casta più bassa era quella dei Dalit, gli intoccabili, che maneggiavano carne e rifiuti, anche se c'è qualche dibattito sul fatto che questa classe esistesse nell'antichità. Questa organizzazione sociale è comunemente conosciuta come 'sistema delle caste'.

In un primo momento, sembra che il sistema delle caste fosse semplicemente un riflesso della propria occupazione, ma che col tempo sia stato interpretato in modo più rigido, venendo stabilita fin dalla nascita e senza possibilità di cambiarla né di sposare qualcuno di una casta diversa dalla propria. Questa idea era un riflesso della fede in un ordine eterno per la vita umana dettato da una divinità suprema.

Il SANATAN DHARMA sostiene CHE ESISTE UN DIO, BRAHMA, CHE NON PUò ESSERE pienaMENTE compreso Se non ATTRAVERSO MOLTeplicI ASPETTI CHE si RIVELAno COME DIVERSI DèI all'interno DEL PANTHEON INDÙ.

Anche se le credenze religiose che caratterizzarono il periodo vedico sono considerate molto più antiche, fu proprio durante questo periodo che furono sistematizzate come la religione del Sanatan Dharma ('Ordine Eterno'), conosciuta oggi come Induismo (il nome deriva dal Fiume Indo, o Sindus, dove si sapeva che i fedeli si radunavano, quindi 'Sindus' e poi 'Hindus'). Il principio fondamentale del Sanatan Dharma è che c'è un ordine e uno scopo nell'universo e nella vita umana e, accettando questo ordine e vivendo in conformità con esso, si sperimenterà la vita come dovrebbe essere vissuta correttamente.

Anche se il Sanatan Dharma è considerato da molti una religione politeista composta da molti dèi, in realtà è monoteista in quanto sostiene che c'è un dio, Brahman (il Sé, ma anche l'Universo e il creatore dell'universo osservabile), che, a causa della sua grandezza , non può essere pienamente compreso se non attraverso molteplici aspetti che si rivelano come diversi dèi all'interno del pantheon indù.

È Brahman che decreta l'ordine eterno e mantiene l'universo attraverso di esso. Questa credenza di un ordine universale riflette la stabilità della società in cui è cresciuta e fiorita; durante il periodo vedico, infatti, i governi diventarono centralizzati e le abitudini sociali si integrarono completamente con la vita quotidiana della regione. Oltre ai Veda, di questo periodo sono anche altre grandi opere religiose e letterarie: i Purana, il Mahabharata, il Bhagavad-Gita e il Ramayana .

Map of India, 600 BCE
Mappa dell'India, 600 a. C.
Kmusser (CC BY-SA)

Nel VI secolo a.C., i riformatori religiosi Vardhamana Mahavira (599-527 AEC) e Siddhartha Gautama (563-c.483 AEC) svilupparono i propri sistemi di credenze e si staccarono dal tradizionale Sanatan Dharma, creando le proprie religioni, rispettivamente Giainismo e Buddismo. Questi cambiamenti nella religione erano parte di un modello più ampio di sconvolgimento sociale e culturale che portò alla formazione di città-stato, all'ascesa di potenti regni (come il Regno di Magadha sotto il sovrano Bimbisara) e alla proliferazione di scuole di pensiero filosofiche che sfidarono l'induismo ortodosso.

Mahavira rifiutò i Veda e attribuì la responsabilità della salvezza e dell'illuminazione direttamente all'individuo; in seguito il Buddha avrebbe fatto lo stesso. La scuola filosofica di Charvaka rigettò tutti gli elementi soprannaturali del credo religioso, sostenendo che ci si potesse fidare solo dei sensi per apprendere la verità e, inoltre, che l'obiettivo più grande nella vita era il piacere e il godimento personale. Sebbene la Charvaka non abbia resistito come scuola di pensiero, ha influenzato lo sviluppo di un modo di pensare più concreto, pragmatico e ha incoraggiato l'adozione dell'osservazione e del metodo empirico-scientifico.

Le città si espansero durante questo periodo e la maggiore urbanizzazione e ricchezza attirò l'attenzione di Ciro II (il Grande, r. 550-530 AEC) e dell'Impero persiano Achemenide (550-330 AEC circa), che invase l'India nel 530 AEC dando inizio a una campagna di conquista della regione. Dieci anni dopo, sotto il regno di suo figlio, Dario I (il Grande, r. 522-486 AEC), l'India settentrionale era saldamente sotto il controllo persiano (le regioni corrispondenti all'attuale Afghanistan e Pakistan) e gli abitanti di quell'area erano soggetti alle leggi e ai costumi persiani. Una conseguenza di ciò, forse, fu l'assimilazione delle credenze religiose persiane e indiane che alcuni studiosi indicano come una spiegazione delle ulteriori riforme religiose e culturali.

I grandi imperi dell'India antica

La Persia mantenne il proprio dominio sull'India settentrionale fino alla conquista di Alessandro Magno nel 330 AEC, che marciò sull'India dopo la caduta della Persia. Anche in questo caso, la regione venne influenzata dagli stranieri, dando origine alla cultura greco-buddista, che ebbe un forte impatto su tutte le aree culturali nel nord dell'India, dall'arte alla religione, all'abbigliamento. Statue e rilievi di questo periodo raffigurano Buddha e altre figure in modo distintamente ellenico, nell'abbigliamento e nella posa (conosciuta come Scuola d'Arte del Gandhara). Dopo la partenza di Alessandro, sotto Chandragupta Maurya (r. 321-297 AEC) sorse l'Impero Maurya (322-185 AEC) che, alla fine del III secolo AEC , dominava quasi tutta l'India settentrionale.

Il figlio di Chandragupta, Bindusara (r. 298-272 AEC), estese l'impero in quasi tutta l'India. Sotto suo figlio, Ashoka il Grande (r. 268-232 AEC), l'impero raggiunse il suo apice. Otto anni dopo, Ashoka conquistò la città-stato orientale di Kalinga, provocando oltre 100.000 vittime. Sconvolto da tutta quella distruzione e morte, Ashoka abbracciò gli insegnamenti del Buddha e intraprese un programma sistematico di difesa del pensiero e dei principi buddisti.

Fondò molti monasteri, fece donazioni generose alle comunità buddiste e si dice che abbia eretto 84.000 stupa in tutto il paese per onorare il Buddha. Nel 249 AEC, in pellegrinaggio verso i siti associati alla vita del Buddha, stabilì formalmente il villaggio di Lumbini come luogo di nascita del Buddha, erigendovi un pilastro e commissionando la creazione dei suoi famosi Editti di Ashoka, per incoraggiare il pensiero e i valori buddisti. Prima del suo regno, il buddismo era una piccola setta che lottava per aumentare il numero dei propri seguaci. Dopo che Ashoka ebbe inviato alcuni missionari nei paesi stranieri a portare il messaggio buddista, la piccola setta iniziò a crescere, fino a diventare l'importante religione che è oggi.

Ashoka
Ashoka
Dharma (CC BY)

L'Impero Maurya terminò dopo la morte di Ashoka e il paese si frammentò in diversi piccoli regni e imperi (come l'Impero Kushan) in quello che viene chiamato Periodo Medio. Questa era vide l'aumento dei commerci con Roma (iniziati intorno al 130 AEC) in seguito all'incorporazione dell'Egitto nell'Impero Romano da parte di Cesare Augusto, nel 30 AEC. Roma divenne il principale partner commerciale dell'India anche perché i romani avevano già annesso gran parte della Mesopotamia. Questo fu un periodo di sviluppo individuale e culturale per i vari regni, che finalmente fiorirono in quella che è considerata l'età dell'oro dell'India, sotto il regno dell'Impero Gupta (320-550 AEC).

Si pensa che l'Impero Gupta sia stato fondato da uno Sri Gupta ('Sri' vuol dire 'Signore') che probabilmente governò tra il 240-280 EC. Poiché si pensa che Sri Gupta appartenesse alla classe Vaishya (mercante), la sua ascesa al potere, sfidando il sistema delle caste, è senza precedenti. Gettò le basi per un governo che avrebbe stabilizzato così tanto l'India che praticamente ogni aspetto della cultura raggiunse il suo apice sotto il regno dei Gupta. Filosofia, letteratura, scienza, matematica, architettura, astronomia, tecnologia, arte, ingegneria, religione e astronomia fiorirono durante questo periodo, dando luogo ad alcune delle più grandi conquiste dell'essere umano.

Bodhisattva Head, Gandhara
Testa di Bodhisattva, Gandhara
Mary Harrsch (Photographed at The Art Institute of Chicago) (CC BY-NC-SA)

I Purana di Vyasa furono compilati durante questo periodo e furono iniziate anche le famose grotte di Ajanta ed Ellora, con le loro elaborate incisioni e stanze a volta. Il poeta e drammaturgo Kalidasa scrisse il suo capolavoro, Shakuntala, e anche il Kamasutra venne scritto, o compilato sulla base di opere precedenti, da Vatsyayana. Varahamihira studiò l'astronomia nello stesso momento in cui Aryabhatta, il matematico, faceva le sue scoperte sul campo e riconosceva l'importanza del concetto di zero, a cui se ne accredita l'invenzione. Poiché il fondatore dell'Impero Gupta sfidò il pensiero indù ortodosso, non sorprende che i governanti Gupta sostennero e propagarono il buddismo come credo nazionale: questa è la ragione per la moltitudine di opere d'arte buddiste, al contrario di quelle indù, in siti come come Ajanta ed Ellora.

Il declino dell'Impero e l'avvento dell'Islam

L'impero declinò lentamente con una successione di governanti deboli, fino a quando non crollò, intorno al 550 EC. L'Impero Gupta fu quindi sostituito dal governo di Harshavardhan (590-647 EC) che governò la regione per 42 anni. Letterato di notevole abilità (scrisse di tre opere teatrali, oltre ad altre), Harsha fu un mecenate e un devoto buddista che proibì l'uccisione degli animali nel suo regno, ma riconobbe la necessità di uccidere a volte gli esseri umani in battaglia.

Era un tattico militare altamente qualificato che venne sconfitto sul campo solo una volta nella vita. Sotto il suo regno, il nord dell'India fiorì, ma il suo regno crollò dopo la sua morte. Gli Unni erano stati ripetutamente respinti dai Gupta e da Harsha ma, con la caduta del suo regno, l'India cadde nel caos e si frammentò in piccoli regni privi dell'unità necessaria per respingere gli invasori.

Ruins of Nalanda, Bihar
Rovine di Nālandā, Bihar
Tushar Dayal (CC BY-NC-SA)

Nel 712 il generale musulmano Muhammed bin Quasim conquistò l'India settentrionale, stabilendosi nella regione dell'attuale Pakistan. L'invasione musulmana vide la fine degli imperi indigeni dell'India e, da quel momento in poi, le città-stato o le comunità indipendenti sotto il controllo di una città sarebbero state il modello standard di governo. I sultanati islamici sorsero nella regione dell'attuale Pakistan e si diffusero verso nord-ovest.

Le diverse religioni che ora si contendevano le sfere d'influenza nella regione e la diversità delle lingue parlate, resero l'unità e i progressi culturali come si vedevano ai tempi dei Gupta difficili da riprodurre. Di conseguenza, la regione fu facilmente conquistata dall'impero islamico Moghul. L'India sarebbe rimasta soggetta a varie influenze e potenze straniere (tra cui i portoghesi, i francesi e gli inglesi) fino a riottenere la sua indipendenza nel 1947.

Info traduttore

Alexis Gagliardi
I am Alexis Gagliardi. I am a young literary translator that started working in this field two years ago. I love History, Movies and Literature, and Languages of course.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2012, novembre 13). India antica [Ancient India]. (A. Gagliardi, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-328/india-antica/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "India antica." Tradotto da Alexis Gagliardi. World History Encyclopedia. Modificato il novembre 13, 2012. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-328/india-antica/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "India antica." Tradotto da Alexis Gagliardi. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 13 nov 2012. Web. 31 ott 2024.