La società degli antichi Celti

Articolo

Mark Cartwright
da , tradotto da Alessandra Balielo
pubblicato il
X
translations icon
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Portoghese, Spagnolo

Nell’Europa dell’Età del Ferro la società dei Celti era composta da una gerarchia di diversi gruppi separati. Alla sommità c’erano i governanti e i guerrieri, poi c’erano i capi religiosi, i druidi, infine gli artigiani specializzati, i commercianti, gli agricoltori e gli schiavi. Sfortunatamente la nostra conoscenza della società celtica è frammentaria, basata su fonti letterarie di seconda mano e sui reperti archeologici. Nonostante ciò conosciamo molte caratteristiche della società celtica, come gli status symbol degli antichi Galli o le regine guerriere dell’antica Britannia.

Relief of Gauls Fighting Romans
Rilievo, Galli che combattono contro i Romani
Kleon3 (CC BY-SA)

I componenti della società celtica

I Celti non hanno lasciato consistenti testimonianze scritte e così dobbiamo studiare i resoconti di seconda mano degli autori classici e delineare le caratteristiche della società basandoci sui reperti archeologici. Sappiamo che la maggior parte delle comunità dei Celti erano rurali e agricole e che in esse vi era una rigida divisione sociale. Alla sommità vi erano re o regine o un gruppo aristocratico, con familiari e parenti, la cui ricchezza era basata sulla proprietà terriera. Sotto di loro vi erano vari gruppi divisi per funzioni e abilità, come i guerrieri, i druidi, gli artigiani specializzati e i commercianti (inclusi quelli stranieri). La maggior parte della popolazione era costituita da lavoratori poco specializzati e da agricoltori; in fondo alla scala sociale c’erano gli schiavi. Ad eccezione degli schiavi, non ci sono prove dell’impossibilità per un membro di un gruppo di entrare in un altro, una volta ottenuta la ricchezza necessaria (ad esempio grazie al valore in guerra) o conseguiti l’educazione o l’apprendistato richiesti.

Rimuovi la pubblicità
Advertisement
CON IL PASSARE DEL TEMPO L’ISTITUZIONE MONARCHICA LASCIÒ IL POSTO A UN PIÙ COMPLESSO SISTEMA DI GOVERNO, LA CONFEDERAZIONE DEI CAPI TRIBÙ.

Nella società celtica esisteva un sistema vincolante in cui individui potenti si impegnavano a prendersi cura degli altri – cioè a fornire cibo, riparo, protezione legale e militare - in cambio di una sorta di servizio, proprio come nella relazione tra signore e vassallo del feudalesimo medievale. Per i Celti la persona che riceveva protezione era un ambactus, un servo: tale rapporto stabiliva legami di lealtà con il signore e in generale con la classe dirigente e lo status quo. Alcuni signori avevano un rapporto di lealtà con migliaia di persone tra parenti, servitori e vassalli. Queste però sono generalizzazioni e come per altri ambiti della cultura celtica è importante sottolineare che si possono notare grandi variazioni in base al periodo di tempo preso in considerazione, durante tutta l’Età del Ferro in Europa, sia in base alle diverse aree geografiche. In breve, nel 700 AEC le società celtiche in una determinata parte dell'Europa erano forse molto diverse da quelle in un'altra parte del continente, per non parlare delle differenze rispetto alle società celtiche del 400 EC.

I capi

Le comunità celtiche erano divise in tribù guidate da un monarca o da un piccolo gruppo aristocratico. Alcune tribù, come quelle del Belgio moderno, potrebbero aver avuto due re al potere contemporaneamente. Nel corso del tempo questo sistema monarchico lasciò il posto a un governo più complesso costituito da confederazioni di capi tribù e singole tribù gestite da consigli di anziani. Così alcune tribù divennero clienti di altre più forti e furono obbligate a effettuare pagamenti di beni o a fornire ostaggi (di solito giovani uomini che diventavano vassalli). Questa rete di alleanze in Gallia e altrove fu ulteriormente complicata quando i Romani intrapresero l'espansione del loro impero e le tribù che in precedenza erano svantaggiate si schierarono con gli invasori ai danni dei nemici tradizionali.

Rimuovi la pubblicità
Advertisement

Vercingetorix
Vercingetorige
Carole Raddato (CC BY-SA)

I governanti e i capi tribali dovevano fare doni ai loro seguaci. Tali doni provenivano in gran parte dal bottino di guerra e venivano distribuiti in base al rango nella comunità. I capi dovevano anche organizzare feste, nelle quali la disposizione dei posti a sedere rifletteva lo status sociale, come scrive l'autore greco Posidonio (c. 135-51 AEC) nelle sue Storie:

... si siedono in cerchio con al centro l'uomo più influente, il più grande per abilità belliche, nobiltà di famiglia o ricchezza. Accanto a lui siede il padrone di casa e ai lati gli altri in ordine di distinzione.

(citato da Allen, 16)

Un altro modo per mostrare lo status sociale era il vasellame da tavola, in particolare i bicchieri, i vasi per il vino e i calderoni per servire il cibo. Molti di questi oggetti venivano importati dalle civiltà vicine e così un ospite poteva mettere in mostra la propria ricchezza e la raffinatezza di merci rare ed esotiche. L'uso di questi oggetti era talvolta prescritto dalla condizione sociale dei partecipanti. Alcuni boccali, ad esempio, erano progettati per bere in comune con un ordine dei bevitori ben definito. Anche il cibo stesso faceva parte dell'esibizione sociale poiché per esempio solo agli ospiti più anziani erano concessi i migliori tagli di carne. La carne migliore di tutte era un pezzo tagliato dalla coscia ed era riservato al più grande guerriero presente. Se un altro guerriero si sentiva superiore, poteva reclamare il pezzo di carne per se stesso e quindi sfidare l’altro a combattere.

Rimuovi la pubblicità
Advertisement

Celtic Wine-Serving Vessels
Recipienti celtici per il vino
Kleon3 (CC BY-SA)

Anche nella morte i capi celtici ricevevano grande rispetto. Nelle tombe dell'élite celtica spesso veniva sepolta con i morti una serie di oggetti particolarmente ben fatti, costosi e rari, forse un caso di consumo ostentativo, che aveva la funzione di mostrare la ricchezza e il potere dei defunti e, soprattutto, di coloro che avevano onorato la loro dipartita e forse ereditato titoli e potere. In effetti, la parentela era una parte fondamentale della società celtica: si formavano famiglie allargate che potevano far risalire la loro discendenza a un singolo antenato.

I guerrieri

La presenza nell’antico pantheon celtico di un gran numero di dei associati alla guerra e la grande quantità di armi e armature trovate nelle tombe testimoniano il fatto che nella società celtica i guerrieri godevano di una posizione elevata. Il coraggio e l'abilità in battaglia erano molto apprezzati.

MOLTI GUERRIERI CELTICI INDOSSAVANO LA TORQUE, PROBABILMENTE SIMBOLO DI STATUS E DI RANGO ALL’INTERNO DELLA COMUNITÀ.

I guerrieri celtici in Gallia sono descritti mentre si schiarivano i lunghi capelli usando acqua di calce, mentre in Gran Bretagna dipingevano disegni sui loro corpi. Diversi autori classici commentano anche lo strano fatto che i guerrieri celtici potessero entrare in battaglia nudi. Tutte queste abitudini indicano che i guerrieri desideravano identificarsi come parte dello stesso gruppo sociale. Molti guerrieri celtici indossavano collane, le torque - la famosa statua del Galata Morente dei Musei Capitolini di Roma ne indossa una - e queste erano probabilmente un simbolo di status e di rango all'interno della comunità.

Rimuovi la pubblicità
Advertisement

Un altro vistoso indicatore di status era l'uso di armature, scudi e armi riccamente decorati. Solo il più ricco dei guerrieri poteva permettersi tali oggetti decorati con materiali preziosi come oro, argento, avorio, pietre semipreziose, smalto e pezzi di vetro colorato. Allo stesso modo solo i ricchi potevano possedere carri, cavalli e avere assistenti in battaglia: il numero di questi divenne una questione di prestigio per l'élite. Un ulteriore segno di distinzione dell'élite guerriera fu notato da Posidonio: "i nobili si radono le guance ma lasciano che i baffi crescano liberamente tanto da coprire la bocca" (citato in Cunliffe, 234). Infine, erano importanti la storia familiare e il lignaggio, ei guerrieri celtici amavano proclamarli davanti ai loro nemici appena prima della battaglia.

The Dying Gaul
Il Galata morente
antmoose (CC BY-SA)

I druidi

I capi religiosi delle comunità celtiche erano i druidi, considerati intermediari tra gli uomini e gli dei. Come scrisse Giulio Cesare (c. 100 – 44 AEC):

I Druidi si occupano del culto degli dei, hanno cura dei sacrifici pubblici e privati, regolano le pratiche religiose. Un grande numero di giovani accorre da loro per essere educati, e questi sono tenuti in grande onore dal popolo.

(La Guerra gallica, VI:13)

L'alta condizione sociale dei druidi nella società celtica è evidenziata dalla loro esenzione dal servizio militare e dalle tasse. I druidi potrebbero aver enfatizzato il loro status elevato indossando per distinguersi lunghe vesti bianche e forse anche un insolito copricapo con un corno o palchi di corna. Sebbene Cesare scriva che in Gallia veniva eletto un druido capo per un anno, non è noto se tra i druidi esistessero altri livelli di gerarchia.

Rimuovi la pubblicità
Advertisement

Conosciuti per la loro grande saggezza e conoscenza delle tradizioni, i druidi erano i depositari della storia della comunità. Trasmettevano il loro sapere ai novizi, che impiegavano circa 20 anni per acquisire le abilità e le competenze del druidismo. L'istruzione veniva impartita oralmente, forse più per il desiderio di riservare le conoscenze dei druidi esclusivamente a gli iniziati che a causa della mancanza di alfabetizzazione. I druidi davano consigli ai capi, presiedevano ai processi, deliberavano sui conflitti della comunità e preparavano pozioni medicinali. Forse veniva loro richiesto di lanciare tabù (o, meno precisamente, incantesimi) sulle persone, per garantire il rispetto delle regole della società. Queste regole potrebbero essere state abbastanza banali, come quella di non mangiare la carne di un particolare animale, ma la mancata osservanza di esse portava all'esclusione dalle cerimonie religiose della comunità. Non poter partecipare ai rituali rendeva quella persona impura e come un estraneo all'interno della comunità.

British Druid by William Stukeley
Druido britannico di William Stukeley
William Stukeley (Public Domain)

I druidi erano così importanti nella società celtica che i Romani alla fine li considerarono nemici dello stato. Forse non è un caso che le regioni che più resistettero al controllo romano fossero anche centri noti per i druidi. Diversi imperatori romani tentarono di sradicare del tutto i druidi, in particolare Tiberio (14-37 EC) e Claudio ( 41-54 EC). Nel 59 EC il centro druidico di Anglesey, nel Galles, fu sistematicamente attaccato da un esercito romano e il druidismo fu bandito.

Indovini, bardi e artigiani

Una figura simile al druido era l’indovino, che prediceva eventi futuri interpretando fenomeni naturali o cose come il volo di particolari uccelli e le viscere di animali (e uomini) sacrificati. Queste figure sono chiamate vati dallo scrittore greco Strabone (64 AEC circa - 24 EC). Una terza figura, in Irlanda, era il fili o dotto poeta-storico. Oltre a comporre elogi e invettive, i fili trasmettevano anche oralmente alla generazione successiva il folclore della comunità ed erano in qualche modo coinvolti con leggi e profezie. Se druidi, indovini e fili fossero figure completamente separate o potessero essere riunite in un singolo individuo è una questione ancora molto dibattuta dagli studiosi. C'era anche un'altra figura coinvolta nella giustizia e menzionata da Giulio Cesare, il Vergobretus: eletto dall'aristocrazia per un anno, ricopriva il ruolo di più alto magistrato, con potere assoluto su tutti riguardo all’applicazione della legge.

I bardi, con i loro racconti, la poesia e l'abilità nel suonare l'arpa erano molto stimati nella cultura celtica, sebbene gli antichi Celti li ponessero nella scala sociale al di sotto dei druidi e dei vati. In Irlanda, i bardi avevano uno status sociale inferiore a quello dei fili. Senza danneggiare la loro reputazione, nelle feste celtiche i bardi cantavano le lodi degli uomini di alto rango.

Celtic Fire-Dog
Alare celtico
The British Museum (CC BY-NC-SA)

Sebbene nelle società celtiche artigiani e abili lavoratori come falegnami, vasai e tessitori fossero essenziali per la vita di tutti i giorni, sappiamo molto poco di loro. L'unico gruppo di cui sappiamo qualcosa sono i fabbri. I fabbri erano essenziali per lavorare il ferro, che rispetto ad altri metalli ha bisogno di un alto livello di abilità tecnica. Il ferro veniva usato per oggetti essenziali come attrezzi agricoli, armi e utensili da cucina. In maniera non sorprendente, visto che sapevano trasformare il metallo con il fuoco, i fabbri sono presenti nella mitologia celtica; inoltre ad alcune divinità sono state attribuite abilità di forgiatura e lavorazione dei metalli, come a Goibniu nella mitologia irlandese medievale, che era basata su un antico dio celtico dei fabbri dal nome sconosciuto. Nella Scozia gaelica ai fabbri venivano attribuiti poteri curativi e tutto ciò che dovevano fare era tenere il martello sopra il malato.

Le donne

Il numero di dee e il loro ruolo sarebbero indice del fatto che le donne celtiche godevano di una condizione sociale migliore rispetto ad altre culture coeve ma, sfortunatamente, ci sono pochissime prove dirette riguardo al ruolo delle donne nell'antica società celtica.

Le sorgenti fluviali erano particolarmente importanti nella religione celtica e molte avevano personificazioni femminili. Ad esempio, Sequana era associata alla Senna e alla guarigione. La dea aveva un importante santuario alla sorgente della Senna vicino a Digione dove le erano dedicate molte offerte votive; quel tempio della dea era ancora importante durante il periodo romano. Una curiosa differenza tra la cultura celtica e quella mediterranea sta nel fatto che nella prima erano associate alla guarigione molte divinità femminili, mentre nella seconda la guarigione era collegata a divinità maschili come Apollo e Asclepio.

Due casi in Gran Bretagna dimostrano che le donne potevano governare da sole. Il primo caso è quello di Cartimandua, regina della tribù dei Briganti, nel nord dell'Inghilterra. Si racconta che a metà del I secolo EC Cartimandua consegnò alle autorità romane un principe celtico fuggitivo. Il secondo caso è Boudicca, regina della tribù degli Iceni, che nel 60 EC guidò una rivolta di diverse tribù contro l'occupazione romana. Inizialmente ebbe successo e conquistò tra le altre roccaforti la Londra romana e Colchester, ma poi la rivolta fu repressa e Boudicca si suicidò o morì di malattia nel 61 EC.

Briton Woman Warrior
Donna guerriera britannica
The Creative Assembly (Copyright)

Boudicca guidava il suo esercito di persona, e forse c'erano donne guerriere in alcuni eserciti celtici, sebbene gli scrittori antichi abbiano dato loro poca importanza. Di certo tra le divinità celtiche ve n’erano di femminili come il trio irlandese-celtico di dee della guerra conosciute come Mórrigna: Badb, Macha e Mórrigan. Inoltre, nella mitologia medievale irlandese diversi eroi maschili, in particolare Cú Chulainn, impararono a usare le armi da maestre come Scáthach e Aife, prova che tra i Celti in materia di guerra l’importanza del ruolo femminile aveva una lunga tradizione.

Le prove che nell’antichità ci fossero donne druidi sono scarse, ma non ci sono nemmeno prove che fossero interdette dal ruolo. Il riferimento a druidi donne proviene da fonti della tarda antichità o del periodo medievale, e sono riferite soltanto alla Gallia e all’Irlanda. Tuttavia, come nota la storica Chiara Tommasi, queste fonti "sono di dubbia attendibilità e dovrebbero probabilmente essere respinte" (Bagnall, 2329).

Un altro indicatore della condizione delle donne sono i luoghi di sepoltura. La Tomba di Vix, vicino a Châtillon-sur-Seine, nel nord-est della Francia, risale alla fine del VI o all'inizio del V secolo AEC, e mostra che ad alcune donne celtiche venivano concessi nella sepoltura tanto rispetto e attenzione quanto agli uomini. La defunta era una donna di circa 35 anni ed è stata deposta su un carro a quattro ruote. Le ricchezze sepolte con lei includono un massiccio cratere di bronzo importato dal Mediterraneo, una grande collana torque d'oro, una collana di ambra del Baltico, braccialetti di bronzo e lignite e una spilla con decorazioni di coralli esotici. Tutti questi elementi mostrano che, chiunque fosse questa donna, gli antichi Celti avevano dedicato molto tempo e ricchezze alla sua sepoltura, facendoci pensare che fosse una persona di notevole importanza nella comunità in cui aveva vissuto.

Recreation of Vix Grave
Ricostruzione della Tomba di Vix
Karsten Wentnik (CC BY-NC-SA)

Per le donne più comuni le informazioni sono scarse e forse non del tutto affidabili. Gli autori classici, che probabilmente non comprendevano appieno le usanze straniere in cui si imbattevano, notarono che le donne celtiche erano belle, alte e coraggiose come gli uomini celtici. Viene riferito che le donne celtiche erano promiscue e che le mogli erano condivise dai parenti maschi del marito. Giulio Cesare riferisce che le donne celtiche in Gallia portavano ai loro mariti una dote e che questa poteva essere ereditata dalla donna se il suo compagno fosse morto prima di lei. Il generale romano scrive anche che i mariti avevano il potere di vita e di morte su mogli e figli. Le spose erano spesso scelte in tribù diverse per cementare alleanze e creare legami duraturi.

I bambini

Secondo Giulio Cesare i bambini in Gallia erano sorvegliati dai loro padri, sebbene ci fosse una sorta di tabù, per un ragazzo che non aveva ancora raggiunto la maturità, riguardo al sedersi in pubblico con suo padre. L’annotazione di Cesare è forse connessa alla pratica di dare i bambini in adozione per aumentare i legami tra le famiglie e migliorare le prospettive del bambino facendolo crescere da genitori aristocratici. Questo certamente accadeva nell'Irlanda medievale, ma gli studiosi non sono ancora concordi se tale pratica fosse estinta nella società celtica al tempo di Cesare. Un altro tipo di affidamento consisteva nel prendere come ostaggi i figli delle tribù appena conquistate e allevarli nelle famiglie dei conquistatori. Ciò assicurava la lealtà delle principali famiglie conquistate e contribuiva a legare le due tribù per le generazioni future.

È curioso che negli scavi archeologici di siti celtici siano state trovate relativamente poche tombe di bambini, e questo può essere spiegato dalla mancanza di una sepoltura formale. L'infanzia probabilmente finiva intorno ai 14 anni sia per i ragazzi sia per le ragazze. A quell’età i ragazzi giuravano fedeltà a un maschio anziano nel sistema clientelare menzionato sopra, mentre le ragazze erano considerate in età da marito.

Stranieri e schiavi

Sembra che nelle comunità celtiche venissero accolti commercianti e artigiani stranieri. Un'analisi dettagliata dei resti umani di un luogo di sepoltura ha rivelato che non pochi individui erano nati a centinaia di miglia di distanza. L'evoluzione delle opere d'arte celtiche come raffinate spille e torque suggerisce con forza che ci fu trasferimento di artigiani stranieri, i quali portarono nuove tecniche come la granulazione e la smaltatura.

Nelle comunità celtiche gli schiavi erano la classe più bassa ed erano sia uomini che donne. Gli schiavi erano usati nella società celtica ed erano anche oggetto di commercio, in particolare quelli catturati in guerra o le persone che non potevano pagare i loro debiti. È interessante notare che la parola celtica per la schiava - cumal –diventò il termine per indicare un'unità di valuta.

Info traduttore

Alessandra Balielo
Negli studi e nell'esperienza professionale ho sempre seguito due passioni, per l'insegnamento e per l'archeologia. Nutro un grande interesse per gli studi di genere. Ho lavorato come archeologa, attualmente sono insegnante di Latino e Greco al Liceo.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2021, marzo 26). La società degli antichi Celti [Ancient Celtic Society]. (A. Balielo, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1720/la-societa-degli-antichi-celti/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "La società degli antichi Celti." Tradotto da Alessandra Balielo. World History Encyclopedia. Modificato il marzo 26, 2021. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1720/la-societa-degli-antichi-celti/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "La società degli antichi Celti." Tradotto da Alessandra Balielo. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 26 mar 2021. Web. 24 apr 2024.