Vita nella bottega di un artista rinascimentale

Articolo

Mark Cartwright
da , tradotto da Aurora Alario
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La maggior parte delle opere d'arte più importanti del Rinascimento venne prodotta in grandi e affollate botteghe gestite da un maestro artista di successo e dalla propria squadra di assistenti e apprendisti. Nelle botteghe si realizzavano anche opere d'arte più banali in grandi quantità, per soddisfare la domanda di committenti con un budget più modesto rispetto a regnanti e papi. Le botteghe costituivano anche luoghi di formazione per giovani artisti che imparavano il mestiere nell'arco di diversi anni, iniziando a copiare bozzetti per poi creare opere a proprio nome. Sebbene le botteghe avessero spesso uno "stile" ben definito, erano anche ambienti in cui sperimentare e studiare le nuove tendenze, che in seguito venivano discusse e impiegate in opere d'arte che spaziavano da imponenti affreschi a statuette votive.

Sculptor's Workshop by Nanni di Banco
Laboratorio di scultura di Nanni di Banco
Sp!ros (CC BY-NC)

La nascita delle botteghe

Durante il Rinascimento, coloro che realizzavano oggetti d'arte e di decorazione, che oggi chiamiamo "artisti", venivano definiti "artigiani" e di conseguenza appartenevano alla stessa vasta categoria di calzolai, fornai, falegnami e fabbri. Come tutti gli artigiani, gli artisti disponevano di botteghe con attrezzature specializzate, materiali e spazi necessari per svolgere il proprio lavoro. Con l'avanzare del Rinascimento, gli artisti cominciarono a distinguersi dagli altri artigiani per la presenza di un evidente elemento intellettuale nel proprio lavoro; infatti, studiavano il passato e, ad esempio, prendevano in considerazione teorie come la prospettiva matematica. Fino ad allora, il titolo di "artista" veniva attribuito solo a chi aveva studiato le sette arti liberali (retorica, grammatica, dialettica, geometria, aritmetica, musica e astronomia). Un tale sviluppo e elevazione dell'artista rispetto agli altri artigiani indicava anche come l'arte fosse diventata un elemento essenziale e importante nella percezione che si aveva di una città o uno Stato.

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Chiunque fosse il committente, era generalmente esigente e il compito dell'artista rinascimentale era di produrre esattamente ciò che desiderava.

Durante il Rinascimento molti progetti civili e privati, come i cicli di affreschi, potevano richiedere molti anni per essere completati. Alcuni lavori necessitavano di grandi quantità di materiale e di una squadra di artisti, che di solito lavoravano sotto la supervisione del capo artista o del capomastro. Di conseguenza, quando i maestri artisti venivano incaricati di progetti specifici, spesso ricevevano uno spazio dedicato per allestire una bottega, se non ne possedevano già una o se era più conveniente lavorare in loco. Donatello (1386-1466 ca.), ad esempio, venne incaricato di creare sculture per l'esterno della cattedrale di Firenze e gli fu concesso uno spazio in una delle cappelle. La gestione di una bottega richiedeva, oltre a competenze artistiche, capacità di ogni tipo. Un maestro doveva essere attento ai contratti, gestire e formare il personale, valutare la qualità delle materie prime, mettere a bilancio le finanze, investire gli eventuali profitti e, naturalmente, non smettere mai di produrre opere d'arte.

Alcuni artisti di grande successo avevano addirittura botteghe in due o più città contemporaneamente. Proprio come oggi, la carriera artistica poteva essere precaria e per ridurre l'onere finanziario e i rischi alcuni maestri condividendo la bottega. Donatello e Michelozzo di Bartolomeo (1396-1472), ad esempio, condividevano le botteghe di Pisa e Firenze, il che permetteva loro di risparmiare dal momento che utilizzavano due barche e un mulo in comune per il trasporto dei marmi da lavorare.

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Self-portrait by Baccio Bandinelli
Autoritratto di Baccio Bandinelli
Web Gallery of Art (Public Domain)

I clienti

Durante il Rinascimento, in generale, l'arte non veniva prodotta prima e venduta poi, come spesso accade oggi; piuttosto, gli artisti venivano incaricati di produrre opere specifiche. Le opere d'arte erano costose e quindi i clienti di una bottega erano tipicamente governanti, aristocratici (uomini e donne), banchieri, mercanti di successo, notai, alti membri del clero, ordini religiosi, autorità civiche e organizzazioni come le corporazioni. I clienti più modesti potevano commissionare opere per occasioni molto speciali, come un matrimonio o il trasloco in una nuova casa. Un'altra tipologia di opere d'arte molto richiesta era rappresentata dagli ex-voto, ovvero oggetti come targhe e piccoli rilievi che i fedeli lasciavano nella chiesa locale in segno di ringraziamento per eventi propizi avvenuti nel corso della vita quotidiana. Gli ex-voto facevano parte della minoranza di opere che una bottega produceva senza aver prima individuato un acquirente specifico e quindi erano probabilmente disponibili "al banco" per essere scelti dal cliente.

Chiunque fosse il committente, tuttavia, era generalmente esigente e il compito dell'artista era di creare esattamente ciò che desiderava. Non si trattava di un semplice capriccio, poiché all'epoca l'arte non veniva intesa semplicemente come un'opera esteticamente gradevole. Piuttosto, le opere d'arte avevano funzioni specifiche, come ispirare la devozione, raccontare una storia biblica o rappresentare la storia e le qualità di una certa città o famiglia regnante. Per tale motivo, l'artista doveva seguire determinate convenzioni in modo che gli osservatori potessero riconoscere facilmente le figure religiose, mitologiche e storiche.

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In genere, ma non sempre, gli apprendisti seguivano i loro padri nella professione artistica, come accadeva in altri mestieri.

I committenti e i clienti, quindi, spesso non si facevano scrupoli a stabilire esattamente ciò che volevano trovare nell'opera finita. Gli artisti che si discostavano dalle richieste rischiavano di non veder approvata la propria opera o che ne venisse chiesta la sostituzione (nel caso di un affresco, ad esempio). Le contrattazioni sul progetto e sul compenso dell'artista fecero slittare molti progetti, che si trattasse di una tomba per un Papa o di una statua di un capo militare. I contratti spesso prevedevano una data precisa entro cui l'opera andava completata, e ciò poteva essere un'altra fonte di attrito tra committente e artista. Inoltre, poteva essere inclusa una clausola sulla quantità di materiale prezioso (dall'oro ai colori costosi) utilizzato per la commissione. Nel caso di opere pubbliche, una volta terminate potevano essere sottoposte a valutazione da parte di un gruppo composto da artisti indipendenti per garantirne l'alta qualità. Alcuni artisti, tuttavia, erano abbastanza famosi da spingere per il controllo completo di un determinato progetto, anche se a volte non mancavano le proteste dei tradizionalisti una volta che l'opera veniva finalmente rivelata al pubblico. Ad esempio, del caso degli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo alcuni rappresentanti del clero si opposero all'eccessiva presenza di nudità. L'aver preso in considerazione la distruzione degli affreschi indica quanto fosse pericoloso per un artista discostarsi dalle convenzioni, anche per un artista rinomato come Michelangelo.

Baldassare Castiglione by Raphael
Baldassarre Castiglione di Raffaello
Elsa Lambert (Public Domain)

Esisteva una grande rivalità tra città italiane come Firenze, Venezia, Mantova e Siena, e quindi non era raro che i governanti e le autorità cittadine cercassero di sottrarre un artista a una città per fondare una nuova bottega altrove. Le autorità speravano che la nuova arte prodotta avrebbe aumentato il prestigio della città e il proprio. Inoltre, alcuni artisti erano talmente richiesti che accettavano più commissioni di quante ne potessero gestire e pertanto le opere rimanevano incompiute o dovevano essere completate da un assistente. Leonardo da Vinci (1452-1519) era noto per non aver portato a termine i propri progetti e i committenti si scrivevano a vicenda per mettersi in guardia.

Gli apprendisti

Le botteghe non erano solo luoghi di produzione artistica, ma anche scuole di formazione per la nuova generazione di artisti. In genere, ma non sempre, gli apprendisti seguivano i loro padri nella professione artistica, come era comune in altri mestieri. I ragazzi che mostravano talento artistico venivano inviati alla bottega di un artista famoso. Lorenzo Ghiberti (1378-1455), il famoso scultore che lavorò per decenni alle porte del Battistero di Firenze, aveva una grande bottega in città. Molti artisti studiarono sotto la guida di Ghiberti o lavorarono con lui in qualità di assistenti, soprattutto lo scultore Donatello e il pittore Paolo Uccello (1397-1475). In un altro esempio, l'artista fiorentino Andrea del Verrocchio (1435-1488 ca.) formò Pietro Perugino (1450-1523 ca.), Sandro Botticelli (1445-1510 ca.) e Leonardo da Vinci. Lo stesso Perugino formò Raffaello (1483-1520) nella sua bottega di Perugia. Il mondo dell'arte rinascimentale era davvero molto piccolo e gli artisti famosi erano certamente al corrente di ciò che i rivali stavano creando, nella stanza accanto della bottega o in un'altra città.

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Gli apprendisti erano quasi tutti maschi (occasionalmente un artista prendeva in apprendistato la propria figlia) e potevano essere assunti già all'età di undici anni o all'inizio dell'adolescenza. La formazione durava in genere dai tre ai cinque anni, ma poteva essere più o meno lunga, a seconda delle capacità e dei progressi dell'apprendista. L'apprendista riceveva vitto, alloggio, vestiario e, talvolta, un piccolo salario. All'inizio svolgeva i semplici lavori di manovalanza necessari per la gestione quotidiana della bottega, poi passava alla realizzazione di pennelli in pelo di cinghiale, alla preparazione di colle e alla macinazione di pigmenti in bacini di marmo. Inoltre si occupavano di mescolare il gesso, creare l'intonaco e preparare le tele.

The Florentine Academy by Baccio Bandinelli
L'Accademia Fiorentina di Baccio Bandinelli
Welcome Images (CC BY)

Le competenze artistiche vere e proprie iniziavano con il disegno (a carboncino o a inchiostro), che nel periodo rinascimentale veniva messo in grande risalto. Gli apprendisti copiavano all'infinito i disegni fatti da altri e poi passavano a crearne di nuovi da calchi tridimensionali. La fase finale consisteva nel disegnare da modelli vivi, spesso compagni di apprendistato vestiti da pastori e angeli, oppure nudi o con abiti che consentivano all'artista di perfezionare la rappresentazione del drappeggio. Un'ulteriore fonte di ispirazione per riprodurre la realtà era il disegno di cadaveri e arti sezionati, acquistati dai medici locali e considerati un modo utile per pittori e scultori per comprendere meglio la muscolatura umana e poterla quindi rappresentare con precisione nell'arte. Venivano organizzate gite in città per disegnare edifici, alberi e uccelli. Come raccomandò Leonardo da Vinci, ogni artista che si rispetti dovrebbe sempre portare con sé un quaderno di schizzi per essere pronto a catturare un soggetto nuovo e interessante.

Durante il Rinascimento era comune che gli apprendisti imparassero a conoscere diverse tecniche, come l'affresco, la pittura su tavola con colori a tempera o a olio, la scultura su vasta scala in pietra e metallo, l'incisione, il mosaico e i segreti dell'oreficeria. I giovani artisti appresero abilità pratiche come fondere metalli come il bronzo per creare una scultura e assemblarne i pezzi. Impararono le tecniche di cesello (rifinitura e lucidatura) e di doratura delle opere finite. Appresero a mescolare i colori e studiarono tecniche come il chiaroscuro (l'uso contrastante di luce e ombra), lo sfumato (la transizione di colori più chiari in colori più scuri) e come ottenere un senso di prospettiva in una scena. Un'apprendista, soprattutto, imparava a riprodurre i metodi artistici distintivi del maestro della bottega, lo "stile" della casa.

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Gli assistenti

L'apprendista, dopo aver acquisito tutte le abilità di cui sopra, diventava assistente. A questo punto riceveva un vero stipendio e poteva lavorare per conto del maestro artista della bottega, che poteva firmare con il proprio nome l'opera d'arte finita (anche se alcuni contratti prevedevano che elementi importanti di un'opera dovessero essere creati dal maestro stesso). A un assistente dotato si affidava il compito di completare parti meno importanti di un'opera che il maestro stava creando, ad esempio le mani di una figura, una scena di fondo o l'applicazione di foglie d'oro in alcune superfici. Si può immaginare che agli assistenti meno dotati venissero affidati anche compiti minori, quali apporre iscrizioni ed etichette alle opere d'arte, una pratica piuttosto comune nel periodo rinascimentale.

Renaissance Sculptor's Workshop Relief
Rilievo della bottega dello scultore rinascimentale
Sp!ros (CC BY-NC)

Un assistente poteva anche entrare a far parte di una corporazione della propria città e quindi poteva produrre opere in proprio, anche se poteva rimanere nella bottega piuttosto che aprire un'attività, come nel caso di Leonardo da Vinci a inizio carriera. Se volevano aprire una propria bottega, dovevano prima sottoporre un "capolavoro" all'approvazione della corporazione locale, che avrebbe poi concesso il diritto di esercitare (dietro pagamento di una tassa). Un altro gruppo all'interno della bottega, raramente menzionato ma comunque occasionalmente documentato come esistente, erano gli schiavi. A differenza di un apprendista o di un assistente, non ricevevano un salario, ma uno schiavo poteva, oltre a svolgere compiti ovvi come portare, trasportare e pulire, essere addestrato in arti specifiche e produrre opere proprie.

Oltre alla produzione di oggetti fisici, nella bottega si studiavano e discutevano idee tra il maestro e i suoi assistenti. Molti artisti di spicco avevano creato le proprie collezioni di oggetti o raccolte di disegni ispirati all'arte antica, in modo che lo studio di questi ultimi potesse aiutare la bottega a riprodurre correttamente dettagli anatomici, proporzioni o motivi classici. Esistevano anche testi scritti che parlavano di arte e di tecniche. Leon Battista Alberti (1404-1472) scrisse uno tra i più influenti trattati di tale genere, La pittura, nel 1435. Il maestro poteva anche avere contatti con altri artisti in altre città o all'estero, un'altra via per far filtrare idee e tendenze agli artisti di domani. Come già detto, gli studi teorici erano un elemento essenziale nella transizione verso uno status più intellettuale ed elevato nella società rinascimentale.

Produzione di massa e falsificazioni

Nonostante tutta l'attenzione all'apprendimento artistico e alla teoria, molte botteghe divennero fabbriche d'arte e la maggior parte della produzione non era costituita dai capolavori che oggi vediamo nei musei di tutto il mondo, ma da pezzi più banali, destinati alla decorazione di chiese minori e di case meno lussuose. La bottega del Perugino, ad esempio, era nota per sfornare infinite pale d'altare le cui figure combinavano pose, teste e arti tratti da un catalogo standard di disegni. Tali opere erano fatte a mano e personalizzate, combinando in modo unico elementi altrimenti comuni, tuttavia, rappresentavano l'arte di massa dell'epoca e in quanto tali venivano criticate dagli amanti dell'arte più raffinata. Ed è proprio partendo da opere più umili che la maggior parte degli apprendisti imparava il mestiere.

Battle of the Sea Gods by Mantegna
Zuffa degli dei marini di Mantegna
zeno.org (Public Domain)

Un altro metodo per aumentare le entrate e accrescere la reputazione di una bottega era la produzione di stampe su rame, che divennero sempre più popolari a partire dal 1470 circa e non solo permisero a chi aveva mezzi più modesti di possedere un'opera d'arte, ma contribuirono anche a diffondere le idee artistiche in tutta Europa. Artisti quali Albrecht Dürer (1471-1528), tra i tanti, raccolsero stampe e schizzi di interessanti opere d'arte appartenenti ad altri artisti. Il livello di maestria impiegato per produrre incisioni poteva essere molto elevato e le stampe di pregio cominciarono a essere collezionate dagli intenditori.

Infine, un'attività redditizia secondaria, molto più importante per alcune botteghe di dubbia reputazione, consisteva nella produzione di falsi d'antiquariato. La richiesta di pezzi egizi, etruschi, greci e romani era tale che alcune botteghe producevano versioni moderne che spacciavano per opere antiche, talvolta inscenando una "scoperta" archeologica in un sito dall'aspetto verosimile. In alternativa, venivano aggiunte nuove iscrizioni a pezzi antichi autentici per renderli più vendibili. Per lo stesso motivo, le botteghe spesso aggiungevano arti e nasi mancanti alle statue antiche o ritoccavano i pezzi più vecchi, confondendo ulteriormente i confini tra ciò che era arte antica e arte nuova, una pratica che da allora ha messo in difficoltà gli storici dell'arte.

Info traduttore

Aurora Alario
Sono una traduttrice freelance. Mi sono laureata in Mediazione Linguistica presso il SSML Centro Masterly di Palermo, dove ho studiato interpretariato e traduzione per le lingue inglese e francese. Mi interessa la storia e subisco il fascino della cultura indiana. Sono appassionata di informatica, musica e lingue, ovviamente.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2020, settembre 24). Vita nella bottega di un artista rinascimentale [Life in a Renaissance Artist's Workshop]. (A. Alario, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1611/vita-nella-bottega-di-un-artista-rinascimentale/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Vita nella bottega di un artista rinascimentale." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. Modificato il settembre 24, 2020. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1611/vita-nella-bottega-di-un-artista-rinascimentale/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Vita nella bottega di un artista rinascimentale." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 24 set 2020. Web. 26 apr 2024.