Budicca (morta nel 61 d.C.) fu la regina celtica della tribù degli Iceni, un popolo che abitava il territorio oggi corrispondente all'Anglia Orientale, in Gran Bretagna, e capeggiò la rivolta contro Roma nel 60\61 d.C. Il re degli Iceni Prasutago, cliente dei Romani, divise il suo regno tra le sue figlie e l'imperatore Nerone (che regnò dal 54 al 68 d.C.). Quando però Prasutago morì, le sue terre furono occupate dai Romani e gli Iceni persero il loro status di alleati.
Quando sua moglie Budicca si oppose a questa decisione venne condannata alla fustigazione e le sue due figlie furono violentate. La regina allora organizzò una rivolta che portò alla distruzione delle antiche città romane di Camulodunum, Londinium, e Verulamium e alla morte di oltre ottantamila cittadini della Britannia romana. Budicca venne poi sconfitta nella battaglia di Watling Street dal governatore Gaio Paolino Svetonio (che fu legato di legione nel I secolo d.C.) principalmente perché questi scelto con attenzione il terreno di battaglia, fece si che l'esercito della condottiera, intrappolato dai suoi stessi carri, dal bestiame e le famiglie al seguito, si tagliasse da solo le vie di fuga. Si dice che Budicca, dopo essere stata sconfitta, si tolse la vita usando il veleno.
Le Fonti
Gli storici romani Publio Cornelio Tacito (vissuto tra il 56 e il 117 d.C.) e Cassio Dione (vissuto tra 150 e 235 d.C.) costituiscono le fonti primarie sulla storia della rivolta di Budicca. I due offrono versioni discordanti degli eventi, infatti Tacito sostiene che la rivolta nacque dal maltrattamento della popolazione degli Iceni dopo la morte di Prasutago, mentre Dione scrive che la causa dell'insurrezione fu una disputa relativa ad un prestito.
Un'altra discrepanza rilevante tra le due versioni è che Dione non fa alcuna menzione della fustigazione di Budicca o dello stupro delle sue figlie e riferisce che la regina sia morta per le ferite riportate in battaglia, non per avvelenamento. La versione di Tacito è generalmente la più accettata poiché è ritenuta quella più vicina ai fatti, dato che suo suocero Gneo Giulio Agricola (vissuto tra 40 e 93 d.C.), governatore della Britannia, era responsabile per la conquista della regione nonché la principale fonte di informazioni per Tacito. Non v'è dubbio sul fatto che Agricola partecipò alla soppressione della rivolta guidata da Budicca, infatti nel 61 d.C., ancora giovane, egli servì sotto il comando di Gaio Svetonio Paolino.
Le cause della rivolta di Budicca
Tacito offre negli Annali questo resoconto riferito alle fasi iniziali dell'insurrezione:
Prasutago, re degli Iceni, dopo una lunga vita celebre per la sua prosperità, decise di nominare l'imperatore e le sue due figlie co-eredi. Egli con tale gesto di sottomissione intendeva proteggere il regno e la sua famiglia. Ma questo non raggiunse l'obiettivo sperato. [Dopo la sua morte] il regno e la sua stirpe furono trattati alla stregua di prede di guerra, sia dagli ufficiali che dagli schiavi romani. Per cominciare Budicca, vedova di Prasutago, fu fustigata e le sue figlie furono stuprate. I capi iceni furono spogliati delle proprietà ereditate, come se ai Romani fosse stato ceduto l'intero regno. Gli stessi familiari del re furono schiavizzati. Gli Iceni, umiliati, temevano il peggio ora che erano stati ridotti ad una provincia. Quindi si ribellarono. (Lewis, 197)
Miranda Aldhouse-Green, archeologa e docente in storia, prende in considerazione una rivolta degli Iceni avvenuta nel 47 d.C. che portò all'ascesa di Prasutago come capo della tribù. La ribellione non ebbe successo e non è chiaro quale ruolo Prasutago avesse avuto in essa, ma sembra chiaro che i Romani vedessero nel re un leader capace di mantenere la pace tra gli Iceni e Roma.
La Aldhouse-Green, nota un probabile segno di ostilità verso Roma da parte della regina, per il fatto che Prasutago avesse voluto dividere il suo regno tra le sue figlie, escludendo Budicca. Si sostiene che lasciandola fuori dalle sue ultime volontà, Prasutago sperava che le sue figlie avrebbero continuato a perseguire la via della cooperazione con i Romani. Ciò nonostante, dopo la sua morte, ogni speranza di pacifica coesistenza tra gli Iceni e Roma fallì.
La guerra di Budicca
La prima città che Budicca assalì fu Camulodunum (l'odierna Colchester), dove massacrò gli abitanti e fece radere al suolo l'insediamento. Il governatore Svetonio era impegnato nella repressione di una ribellione sull'isola di Man, di conseguenza i cittadini Romani chiesero aiuto al procuratore imperiale Catone Deciano. Questi inviò un gruppo armato di 200 uomini che si dimostrarono inefficaci nella difesa della città. La Nona Divisione Romana, condotta da Rufo, si mise in marcia per liberare l'insediamento, ma fu messa in rotta e la fanteria decimata dalle forze britanne. Tacito cita l'avidità e la rapacità di uomini quali Catone Deciano come causa della brutalità della rivolta.
Svetonio, di ritorno da Man, marciò verso Londinium (che corrisponde all'odierna Londra) ma, non appena fu informato che le truppe di Budicca superavano di gran lunga le sue, abbandonò la città al suo destino e andò in cerca di un terreno di battaglia che lo avvantaggiasse. L'esercito di Budicca saccheggiò Londinium e, ancora una volta, massacrò i suoi abitanti.
Svetonio dispose che gli abitanti della città beneficiassero di una via di fuga sicura, protetta dal suo esercito e sembra che molti avessero accettato quest'offerta. Ad ogni modo, Tacito scrive, "ma coloro che non evacuarono la città o perché donne, anziani o affezionati al luogo, furono massacrati dal nemico. Verulamium ebbe la stessa sorte."
La battaglia di Watling Street
Mentre i Britanni distruggevano Verulamium (l'attuale St. Albans), Tacito riporta che Svetonio "scelse di schierare l'esercito presso una gola, mantenendo la foresta alle spalle. Era certo, così, che il nemico avrebbe potuto essere solo di fronte, dove la campagna non offriva possibilità di imboscate essendo priva di copertura". I Britanni vennero a battaglia, descrive Tacito, "con un numero di uomini senza precedenti. La fiducia nei propri mezzi era così grande che questi portarono con sé anche le proprie mogli, affinché esse potessero assistere alla vittoria e le lasciarono presso i carri posizionati lungo il perimetro del campo di battaglia".
Pare che non appena entrambi i condottieri ebbero arringato le proprie truppe incoraggiandole ed inspirandole, Svetonio diede il segnale di battaglia e la fanteria avanzò per scagliare i giavellotti. La superiorità numerica non conferì a Budicca alcun vantaggio all'interno dello stretto campo scelto da Svetonio e, di fatto costituì uno svantaggio per lei, infatti la fitta massa di uomini costretti in poco spazio rappresentò un facile bersaglio per i Romani.
I Britanni arretrarono sia di fronte all'assalto dei giavellotti sia quando la formazione a cuneo dei Romani tagliò le loro file. Svetonio ordinò l'ingresso in battaglia della fanteria ausiliaria, quindi della cavalleria e i Britanni furono messi in rotta. La carovana di provviste e bagagli che questi avevano organizzato nelle retrovie impedì loro la fuga e la ritirata si trasformò in un massacro.
Tacito scrive che "i Britanni sopravvissuti allo scontro ebbero difficoltà a mettersi in salvo visto che l'anello dei loro carri bloccava le vie di fuga. I Romani non risparmiarono nemmeno le donne. Anche gli animali da trasporto furono passati per le armi e si aggiunsero ai cumuli di morti". Budicca e le sue figlie riuscirono probabilmente a fuggire, ma presto si diedero la morte con il veleno per evitare la cattura.
Nonostante la precisa ubicazione dello scontro rimanga ignota, quest'ultimo è conosciuto come la battaglia di Watling Street ed alcuni tentativi di identificarne con precisione il luogo variano da King's Cross a Londra fino a Church Stowe nel Northamptonshire. In seguito alla sconfitta di Budicca, Svetonio impose leggi severe nei confronti della popolazione locale della Britannia, fino a quando fu sostituito da Publio Petronio Turpiliano. Quest'ultimo riuscì a rinsaldare ed espandere il controllo di Roma nei territori meridionali della regione attraverso un approccio più diplomatico dei suoi predecessori.
Altri tumulti scoppiarono negli anni seguenti alla rivolta organizzata da Budicca, ma nessuna ribellione ottenne un supporto così ampio né fu paragonabile ad essa in quanto al numero di morti. I Romani continuarono a mantenere il loro dominio sulla Britannia, senza incontrare ulteriori difficoltà, fino al loro ritiro dalla regione nel 410 d.C. Sebbene venne sconfitta in battaglia e fallì nei suoi intenti, Budicca oggi viene celebrata come un'eroina nazionale ed un simbolo universale del desiderio umano per la libertà e la giustizia.