Il Despotato di Morea

Definizione

Michael Goodyear
da , tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro
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Palace Complex, Mystras (by Ava Babili, CC BY-NC-ND)
Complesso del palazzo, Mystras
Ava Babili (CC BY-NC-ND)

Il Despotato di Morea fu una provincia semi-autonoma (in concessione d'appannaggio feudale) dell'Impero bizantino tardo. I Bizantini ripresero parziale controllo della Grecia peloponnesiaca nel 1262, ma la Morea fu governata despoti autonomi de facto e appartenenti alle famiglie imperiali dei cantacuzeni e dei paleologhi fin dal 1349. Il Despotato finì col sopravvivere all'Impero stesso — un'ultima parte di suo territorio cadendo agli Ottomani solo nel 1461.

La Morea bizantina

A seguito della caduta di Costantinopoli durante la Quarta crociata nel 1204, l'Impero bizantino sofferse un vero e proprio tracollo: il suo territorio venne smembrato in una varietà di stati crociati (latini) e stati successori bizantini tributari (greci), e la Grecia continentale fu quasi interamente assegnata ai latini francesi. Il Peloponneso, penisola della Grecia continentale meridionale, andò al casato di Villehardouin, che lo governò come neonato Principato d'Acaia. La penisola sarebbe restata per oltre 50 ani in mani latine.

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Per sette secoli, Mistra sarebbe stato centro nevralgico socio-politico della regione.

Nel 1259, Guglielmo II di Villehardouin, principe d'Acaia (r. 1246 – 1278) fu alla battaglia di Pelagonia sconfitto e catturato dall'imperatore di Nicea Michele VIII Paleologo, futuro besileus del restaurato Impero bizantino dopo la ripresa di Costantinopoli nel 1261; tra i termini del suo rilascio vi fu la resa dei castelli di Monemvasia, Maina e Mistra in Morea, in Grecia meridionale. Nel 1262, il castello di Mistra, che di grande importanza sarebbe poi stato per il casato dei paleologhi, tornava in mani bizantine.

Inizialmente non fu però che isolato avamposto greco in un'Acaia tutta soggetta ai latini. Ma dalla città di Lacedemone la popolazione greca prese presto a riversarsi esule a una Mistra dove poter esser governata in qualità di sudditi alla pari con gli altri piuttosto che sottoposti di seconda classe. Una sortita bizantina tentò di riappropriarsi dell'area circostante ma fu respinta dai latini; fece addirittura seguito un assedio crociato di Mistra, ma fu impossibile scacciarne la guarnigione greca. Lacedemone restò praticamente deserta a seguito della fuga dei greci, e definitivamente abbandonata con la ritirata dei latini — non sarebbe urbanisticamente rinata che nel XIX sec., quando fu costruita la moderna Sparta. Per sette secoli a seguito della cessione ai bizantini, Mistra sarebbe stato centro nevralgico socio-politico della regione.

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Byzantine Castle of Mystras
Castello bizantino di Mystras
Ava Babili (CC BY-NC-ND)

Lungo il decennio successivo, la valle dell'Eurota e l'intera regione vennero sotto il controllo bizantino; minacce e schermaglie di confine furono ai greci significate e causate dai re di Napoli e dai principi d'Acaia (membri degli Angiò, Angiò-Durazzo e Angiò-Taranto detennero a più riprese il principato), ma l'Acaia cadde gradualmente viepiù nel disordine, tanto da non costituire più seria minaccia per i possedimenti bizantini peloponnesiaci dalla metà del XIV sec. Quantunque Monemvasia era originariamente stata capoluogo della provincia, il governatorato di questo ora sicuro dominio bizantino fu spostato dal 1289 a Mistra.

Il Despotato cantacuzeno

Durante la guerra civile bizantina tra i sostenitori del minorenne Giovanni V Paleologo (r. 1341 – 1391) e il generalissimo Giovanni VI Cantacuzeno (r. 1347 – 1354), il controllo amministrativo peloponnesiaco scivolò via dall'indebolito potere centrale, e i potentati locali di fatto operarono fuori dalla legittimazione imperiale. Al termine della guerra civile, nel 1349, il neo-insediato co-basileus Cantacuzeno nominò suo figlio cadetto Manuele governatore di Mistra con il titolo di despota. Mistra e la provincia erano sì ora solidamente sotto il controllo bizantino, ma la considerevole distanza da Costantinopoli fecero di Manuele sovrano d'una regione de facto autonoma con direzione politica e amministrativa propria e slegata da quella centrale; è in questa temperie che inizia a riferircisi al Despotato di Morea quale stato a sé, pur se in un Peloponneso appartenente all'Impero bizantino tardo.

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Manuele siglò accordi con Venezia e il Principato d'Acaia intesi al soggiogamento definitivo dei signori locali a lui sottoposti e al respingimento della crescente potenza turco-ottomana. Quando in Acaia infiammò nel 1364 una crisi di successione, Manuel vi si involse e riuscì ad annettere alcune città di confine; ma, risolta quella, i latini contrattaccarono nel 1375. Ciò nonostante, Manuel tentò generalmente di mantenersi in buone relazioni coi vicini latini, e anzi si produsse in viva corrispondenza epistolare con papa Gregorio XI (r. 1370 – 1378) onde facilitare la pacificazione coi latini che rientravano nella sua giurisdizione.

John VI Kantakouzenos
Giovanni VI Cantacuzeno
Cplakidas (Public Domain)

La sua posizione all'interno dell'impero venne tuttavia posta in bilico quando suo padre Giovanni VI Cantacuzeno fu deposto nel 1354 dall'ora maggiorenne co-basileus Giovanni V Paleologo, al cui colpo di mano il fratello di Manuele, Matteo Cantacuzeno (già nominato co-basileus dal padre), tentò resistere; il deposto Giovanni VI provò a mediare tra le parti, offrendo a Matteo il Despotato di Morea quale condizione per la pace. Non sé ne fece nulla, e una nuova guerra civile oppose il pretendente Matteo e Giovanni V Paleologo. Quantunque neanche nella trattativa finale la sorte della Morea venisse ufficialmente discussa, Giovanni V Paleologo aveva e avrebbe tentato di rimpiazzare Manuele con i cugini bulgari Michele e Andrea Asen, nell'intento di destabilizzare il potere cantacuzeno; ma le genti di Morea erano fedeli a Manuele, e i pretendenti bulgari infine dovettero desistere e tornare a Costantinopoli. Nel 1361, Matteo Cantacuzeno prese dimora a Mistra, e, quantunque inizialmente attendesse per sé il Despotato quale risarcimento per le sue mire imperiali frustrate, si accontentò d'associarsi al potere del fratello Manuele; questi terminò pacificamente il suo mandato fino alla morte nel 1380.

Matteo gli successe, ma aveva ormai perduto interesse per il potere, e si rese disponibile ad abdicare nel caso fosse nominato un nuovo despota — eventualità che non mancò presto di concretizzarsi, con una nuova guerra civile bizantina rammendata solo di fatto dividendo l'Impero tra i membri della famiglia dei paleologhi, pur con un Giovanni V formalmente al potere generale. A suo figlio, Teodoro Paleologo, fu assegnato il Despotato di Morea. Giovanni VI Cantacuzeno (ora ritirato a vita religiosa), il quale aveva contribuito a concludere questa pace tra paleologhi, si recò a Mistra onde informarne il figlio Matteo e facilitare la transizione; tuttavia, all'arrivo di Teodoro, infiammò una rivolta capeggiata dal figlio di Matteo, Demetrio, frustrato dalla perdita del suo diritto d'eredità sulla Morea. Fortunatamente per Teodoro, Demetrio morì nel 1383/1384 — e con lui la rivolta. La dinastia paleologa, avvicendatasi dunque a quella cantacuzena, avrebbe retto il Despotato di Morea fino alla sua fine.

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Il Despotato paleologo

Il governo di Teodoro I Paleologo (r. 1383 – 1407) fu molto simile a quello dei suoi predecessori, nel senso che il Despotato di Morea seguitò ad operare autonomamente dal potere imperiale costantinopolitano — ciò fu significativamente il caso durante gli ultimi anni del regno di Giovanni V, quantunque Teodoro restò piuttosto fedele al fratello Manuele II Peleologo (r. 1391 – 1425) quando divenne basileus. Prendendo possesso del Despotato, Teodoro dovette anzitutto affrontare la rivolta di Demetrio Cantacuzeno; come detto, Demetrio morì, ma la situazione non poté dirsi pienamente risolta prima dell'aiuto veneziano che Teodoro riuscì a sollecitare cedendo la città di Monemvasia alla Repubblica. Ma i greci di Monemvasia, tra i quali numerosi fedeli seguaci del fu Demetrio, rifiutarono l'ingresso ai veneziani, e Monemvasia restò in mani bizantine.

Inoltre, laddove Manuele ebbe sempre cercato pace coi suoi vicini, Teodoro s'impegnò invece attivamente in diplomazia come in guerra. A quest'epoca, l'indebolito Principato d'Acaia era de facto governato dai mercenari della Compagnia di ventura Navarrese, ai quali Teodoro riuscì a strappar via alcune città frontaliere. Egli strinse altresì alleanza con Neri I Acciaiuoli, signore di Corinto e presto duca d'Atene; nel 1388 EC, Teodoro e Neri espugnarono Argo e Nauplia, sottraendole alle mire veneziane, ma le truppe della Repubblica riuscirono però poi a cacciare Neri da Nauplia e a farsi consegnare Argo da Teodoro nel 1394.

Nerio I Acciaioli
Nerio I Acciaiuoli
Francesco Fanelli (Public Domain)

La cessione di Argo, tuttavia, fu per lo più dovuta a un crescente pericolo sull'orizzonte: i turchi ottomani. Questi avevano schiacciato i serbi alla battaglia della Piana dei Merli nel 1389, e diedero seguito alla vittoria occupando la Tessaglia. Nel 1394 fu forza Teodoro si recasse a Serres e inchinarsi al sultano ottomano Bayezid I (r. 1389 – 1402); ma quando vi si allontanò senza il permesso del sultano, per la prima volta (1395) un'armata turca marciò attraverso l'istmo di Corinto nel Peloponneso — l'incursione devastò l'Arcadia, e predoni turchi vi si stanziarono anche quando l'armata si fu ritirata.

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Successivamente Teodoro contrattaccò Corinto, allora governata da Carlo I Tocco (r. 1376 – 1429 — conte di Cefalonia e Zante per conto del Regno di Sicilia), che l'aveva ereditata dal Neri. Alla fine del 1395, Carlo decise di arrendersi e cedere la città a Teodoro, il quale ripristinò le antiche mura di Hexamilion — cinta difensiva lungo l'istmo di Corinto intesa a grande fortificazione che facesse del Peloponneso una vera e propria fortezza; il vallo però non resse a un'armata di 50.000 ottomani, che vi fece breccia e saccheggiò il Peloponneso nel 1396.

Nel disperato tentativo di difendere la penisola dagli ottomani, Teodoro vendette Corinto agli Ospedalieri nel 1400. Questi esigettero presto più possedimenti, inclusa Kalavryta e la stessa Mistra. Teodoro acconsentì, ma con poco entusiasmo, e Kalavryta fu ceduta; ma i cittadini di Mistra assassinarono i rappresentanti dell'ordine quando vennero a prendere controllo della città. Nel 1404 fu siglato un nuovo trattato secondo le cui clausole Salona, a nord dell'istmo di Corinto, veniva ceduta ai cavalieri in sostituzione a Kalavrita e alle frustrate pretese su Mistra. Questo trattato rimarchevole fu prevalentemente opera del fratello imperatore, Manuele II; Teodoro era a questo punto gravemente ammalato, e sarebbe morto tre anni dopo.

Il basileus aveva pianificato la successione: suo figlio, Teodoro II Paleologo (r. 1407 – 1443) era già stato inviato a vivere a Mistra, pronto a prendere governo della Morea alla morte dello zio. Nel 1408 EC lo stesso Manuele visitò Mistra onde sincerarsi del buon ordine dell'amministrazione e del favore mostrato dal notabilato locale al governo bizantino. Teodoro II non era che un ragazzo al tempo, ma il fronteggiando Impero Ottomano era squassato dalla guerra civile a seguito della disastrosa battaglia di Ankara (1402) perduta contro Tamerlano; lo stesso sultano Bayezid vi era stato catturato. La spuntò infine Mehmet I (r. 1413 – 1421), il quale, grato del supporto bizantino, rispettava Manuele come un padre. Così, per un periodo di circa vent'anni, fu concesso all'Impero bizantino tirare un pacifico respiro di sollievo.

Teodoro II era considerato uno dei grandi matematici del suo tempo — studiosi da tutto il mondo greco accorrevano a Mistra.

Nel 1415, Manuele si recò in Morea per renderne Teodoro, ora maggiorenne, ufficialmente despota; fece altresì tappa all'istmo di Corinto onde ispezionarne le difese e commissionarne più forte rifacimento — la necessaria tassazione imposta all'aristocrazia di Morea ne sollevò alcuni in una ribellione presto sedata. La tassa fu riscossa. Lo stesso anno, Centurione Zaccaria II (1404 – 1432), insediato principe d'Acaia dal re di Napoli Ladislao I, venne a Mistra onde inchinarsi vassallo dei bizantini.

La corte del despota fu fiorente centro d'intelletto, e lo stesso Teodoro considerato uno dei grandi matematici del suo tempo — studiosi da tutto il mondo greco accorrevano a Mistra. Laddove i giorni di Costantinopoli erano sempre più palesemente contati, Mistra divenne vivace centro di apprendimento dove filosofi, teologi e altri intellettuali si riunivano sotto il patrocinio di Teodoro e di sua moglie Cleofe Malatesta.

Nel 1423, la lunga pace con gli ottomani fu infranta quando Giovanni VIII Paleologo (figlio di Manuele II, r. 1425 – 1448) appoggiò un rivale al trono ottomano. Teodoro non era riuscito a far presidiare adeguatamente d'uomini l'Esamilione, e le truppe ottomane fecero facile breccia, di nuovo dilagando e saccheggiando il Peloponneso.

La situazione era frattanto aggravata dalle intestine guerre tra i piccoli stati latini e bizantini di Grecia: una serie di schermaglie fu pugnata tra Centurione II e Teodoro; nel 1423-24, il Ducato d'Atene tentò prendere Corinto; ma il pericolo maggiore fu posto dall'invasione di Carlo I Tocco, il quale da Cefalonia e Zante era riuscito a espandere e consolidare il suo potere su tutto l'Epiro. Carlo aveva acquistato la città achea di Chiarenza (oggi Andravida-Kyllini) nel 1421, di fatto subordinando al suo potere il Principato d'Acaia e attaccando la Morea. Giovanni VIII in persona accorse a fronteggiare Carlo, e, nel 1426, Carlo fu sonoramente sconfitto in una battaglia navale lungo la costa.

Conquests of Carlo I Tocco
Conquiste di Carlo I Tocco
Constantine Plakidas (CC BY-SA)

Con l'Impero bizantino che cedeva sotto i colpi ottomani e perdeva territorio a vista d'occhio, poco ne restava, nel 1427, oltre al distretto della stessa Costantinopoli e il Peloponneso; la Morea venne pertanto divisa fra i tre fratelli di Giovanni VIII: Teodoro restò despota a Mistra, Costantino ricevette Chiarena, la costa settentrionale e la penisola di Maina; Tommaso ebbe Kalavryta. Inoltre, Costantino estorse ai latini la città di Patrasso nel 1429, e Tommaso marciò su ciò che restava del Principato d'Acaia — Centurione gli offerse sua figlia in matrimonio, cedendogli gran parte del territorio; alla sua morte, nel 1432, i possedimenti che aveva mantenuto per sé passarono a Tommaso. Tutto il Peloponneso, ad eccezione di quattro città controllate da Venezia, era ora di nuovo bizantino.

La distribuzione dei territori fra i tre fratelli venne razionalizzata: Costantino ebbe il settentrione della penisola, governando da Corinto; Tommaso governava l'occidente da Chiarenza; Teodoro il sud-est da Mistra. Non che Teodoro (fratello maggiore dopo Giovanni VIII) avesse particolari diritti di precedenza, ma fu la sua Mistra a restare vero centro politico e culturale della regione. I fratelli, pur prendendo strade separate, convissero generalmente in pace; contenzioso però sorse tra Teodoro e Costantino, nel 1435, circa la successione al fratello Giovanni, privo di prole, sul trono bizantino. Nel 1443, Costantino divenne despota di Morea (r. 1443 – 1449), mentre Teodoro accettò per sé l'appannaggio su Selimbria, vicino Costantinopoli (dove si ritirò, cedendo alla preferenza di Giovanni per Costantino alla successione imperiale). Il lungo mandato di Teodoro in Morea era stato arduo ma di successo, e lasciò, andandosene, una terra prospera.

Gli anni finali

Costantino riorganizzò immediatamente l'amministrazione della Morea, nominando governatori tra i suoi amici fidati e ripristinando alcuni privilegi nobiliari onde convincere l'aristocrazia a contribuire alla ricostruzione delle fortificazioni sull'Istmo. Approfittando della distrazione turca per la crociata anti-ottomana di papa Eugenio IV (1444), Costantino espugnò Tebe ed Atene, forzandone alla sottomissione il duca Neri II. L'anno successivo, il despota marciò con successo nella Focide e verso i monti del Pindo, sottraendo territori ai turchi e accettando omaggi feudali dai valacchi stanziati in zona. Nel 1446, i turchi mossero guerra in Grecia e, pur se questa volta foltamente presidiato ed equipaggiato di cannoni, fecero nuova breccia nell'Esamilione il 10 dicembre: la Morea fu devastata, e pare che 60.000 di suoi abitanti vennero venduti schiavi. Fu forza Costantino e Tommaso si sottomettessero al sultano, l'Esamilione restasse in rovina, e un tributo venisse versato agli ottomani.

Giovanni VIII morì a fine 1448, e Costantino fu incoronato successivo (e ultimo) basileus dei romei; la cerimonia di incoronazione fu tuttavia tenuta a Mistra e non Costantinopoli, il 6 gennaio 1449 — fu significativo non le genti di Costantinopoli, ma quelle di Mistra, dove egli aveva governato per i sei precedenti anni, si assembrassero per proclamare Costantino XI Paleologo discendente di Cesare e Augusto.

Constantine XI Palaiologos
Costantino XI Paleologo
Unknown Byzantine Artist (Public Domain)

Il Despotato fu affidato ai fratelli minori Tommaso e Demetrio — il primo governandone la metà nordoccidentale, incluse Chiarenza, Patrasso, e le aree già precedentemente amministrate; il secondo la metà sudorientale, con Mistra. I rapporti tra i due si esacerbarono, e una disputa territoriale dovette essere risolta nel 1451 dagli stessi ottomani. Nel 1452, preparando il terreno all'assalto finale a Costantinopoli, il sultano ottomano Maometto II (r. 1444 – 1446, 1451 – 1481) inviò un esercito a saccheggiare di nuovo la Morea — la spedizione ripiegò solo quando una sezione delle truppe cadde in un'imboscata presso una gola, e massacrata. Costantinopoli cadde il 29 maggio 1453 — Costantino, ultimo imperatore, combattendo e morendo eroicamente. L'intero mondo bizantino — l'intero mondo cristiano pianse la perdita di una regina tra le città.

Perduta la capitale, i giorni del Despotato di Morea erano contati. Gli albanesi locali si ribellarono sotto il comando di Giovanni Centurione (figlio di Centurione Zaccaria II) e Manuele Cantacuzeno (nipote di Demetrio e pronipote di Matteo). La rivolta fu sedata dagli ottomani, i quali esigettero un tributo annuale oltraggiosamente oneroso, ulteriormente impossibilitato dalla defezione della tassanda nobiltà locale, la quale si appellò direttamente a Maometto II onde diventarne soggetta a discapito del Despotato che non poté dunque riscuotere la somma per il tributo. Inoltre, i rapporti tra Tommaso e Demetrio non erano mai stati tanto aspri. Nel 1458, il sultano decise averne avuto abbastanza, ed invase la Morea — l'attacco fu devastante e forzò i fratelli a cedere un terzo del territorio e a di nuovo sottometterglisi formalmente. Gli ultimi anni d'indipendenza furono da Tommaso e Demetrio sprecati a seguitare farsi guerra l'un l'altro. Nel 1460 Maometto II mosse un'ultima invasione, stavolta di conquista. Mistra fu presa senza colpo ferire; la città di Salmeniko in Acaia fu l'ultima a resistere — fino al luglio del 1461. Demetrio si arrese al sultano e ne divenne suddito; Tommaso fuggì ad ovest e visse in esilio presso il papato. Il Despotato di Morea, ultimo appannaggio dell'Impero bizantino, era ora parte dell'Impero ottomano.

Bibliografia

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Info traduttore

Alfonso Vincenzo Mauro
Interprete e traduttore a Vietri sul Mare (SA). Condirettore del festival di cultura 'La Congrega Letteraria', a Vietri sul Mare. Corso di laurea in Storia, Universita' degli Studi di Napoli 'Federico II'.

Info autore

Michael Goodyear
Michael possiede una laurea in Storia e una in Linguaggi e Civilizzazioni del Vicino Oriente ottenute presso l'Università di Chicago, dove ha principalmente studiato Storia Bizantina. Ha ottenuto anche un J.D. presso la Scuola di Legge dell'Università del Michigan.

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Goodyear, M. (2020, agosto 11). Il Despotato di Morea [Despotate of the Morea]. (A. V. Mauro, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-19071/il-despotato-di-morea/

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Goodyear, Michael. "Il Despotato di Morea." Tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro. World History Encyclopedia. Modificato il agosto 11, 2020. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-19071/il-despotato-di-morea/.

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Goodyear, Michael. "Il Despotato di Morea." Tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 11 ago 2020. Web. 25 apr 2024.