Pazuzu era una divinità demoniaca assiro-babilonese, molto popolare nel I millennio a.C., circa. Egli era figlio di Hanbi (anche noto come Hanpa), re dei demoni degli inferi, e fratello di Ḫumbaba, anch'esso divinità demoniaca e custode della Foresta dei Cedri, il quale, proprio nell'Epopea di Gilgameš, venne assassinato dai due protagonisti, Gilgameš ed Enkidu.
Era la divinità demoniaca dell'Oltretomba per antonomasia (ove si credeva risiedessero tutti i demoni) e controllava i venti provenienti da Ovest e da Sud-Ovest: questi ultimi portavano carestie durante la stagione secca e, durante la stagione delle piogge, tempeste e locuste. Dal momento che egli stesso corrispondeva alla forza che si celava dietro i venti distruttivi e la loro minaccia, Pazuzu era allo stesso tempo considerato come la migliore difesa contro di essi. Similmente al dio egizio Seth, le preghiere dedicate a Pazuzu avevano lo scopo di deviare la sua naturale inclinazione alla distruzione verso fini più benevoli e, soprattutto, di protezione. Poiché era chiaro che aveva il grande potere di nuocere, si pensava che fosse altrettanto potente nel proteggere una persona dal pericolo che egli stesso rappresentava.
Pazuzu è la divinità demoniaca mesopotamica più celebre al giorno d'oggi e, molto probabilmente, l'unica di cui le persone abbiano sentito parlare. Come osserva l'accademico Stephen Bertman, "anche se comunque in modo non eccessivamente spinto, Pazuzu è arrivato ad Hollywood: è l'unica divinità demoniaca mesopotamica ad aver recitato in un film, L'Esorcista" (125). Nel film horror del 1973 (tratto dal romanzo del 1971 di William Peter Blatty), Pazuzu è la divinità demoniaca che possiede l'anima del personaggio di Linda Blair, venendo associato a Satana dai Cristiani, e, dunque, alle forze del male.
Tuttavia, sebbene non sia mai stato considerato il più benevolo tra le entità soprannaturali nell'antica Mesopotamia - essendo, invece, una divinità demoniaca malvagia - tuttavia, non era affatto una vera e completa reincarnazione del male supremo; in effetti, veniva spesso invocato proprio per proteggersi dal male. Era particolarmente potente nel proteggere le donne incinte, le bambine ed i bambini dalla dea-demone Lamaštu, la quale rapiva le bambine ed i bambini che si trovavano ancora nell'utero materno e quelle e quelli appena nati.
Il termine "demone", ai giorni nostri, porta sempre con sé la connotazione del male, ma non era sempre ed esattamente così nel mondo antico. Nella lingua inglese, il termine "demon" è la traduzione di δαίμων, "dáimōn", che nell'antica lingua greca significa semplicemente "spirito, essere divino". Un δαίμων poteva dunque essere buono o cattivo, a seconda delle sue intenzioni e delle conseguenze verificatesi a seguito della sua apparizione. Nell'antica Mesopotamia, come in altre culture del mondo antico, i demoni erano spesso inviati dalle divinità stesse come punizione e flagello per i peccati commessi o per ricordare i propri doveri umani nei confronti delle medesime divinità e degli altri membri della comunità di appartenenza e riferimento. I demoni, quindi, non erano sempre malvagi, e pure quelli che lo erano, proprio come Pazuzu, erano comunque capaci anche di buone azioni.
I demoni nell'antica Mesopotamia
Nel racconto mitologico accadico-babilonese dell'Atraḫasis, gli esseri umani sono diventati troppo numerosi, troppo chiassosi, troppo produttivi e troppo ... fertili. Inoltre, vivono così a lungo che in ogni momento ne nascono addirittura di più rispetto al numero che si registra per quelli che muoiono. Occupano la Terra e disturbano il dio Enlil con il loro rumore a tal punto che egli stesso decide di distruggerli con una grande alluvione. Dopo che l'agitazione delle acque del diluvio si attenua, fino ad affievolirsi completamente, il dio della saggezza Enki propone un piano per ripopolare la Terra: gli dèi creeranno una nuova tipologia di esseri umani aventi un'aspettativa di vita più breve ed una maggior quantità di minacce e dolori quotidiani nelle loro esistenze; d'ora in poi, dunque, vi saranno malattie, aborti spontanei, impotenza, sterilità, attacchi da parte di animali selvatici aggressivi ed ogni altra tipologia di morte attesa ogni giorno.
I demoni erano parte integrante di questo piano divino ed erano inviati per punire i malvagi, mettere alla prova i giusti, e potevano anche essere autorizzati a tormentare qualcuno perché approvato, se non ordinato, da parte di una determinata divinità che lo riteneva cosa buona e giusta, anche se un'altra divinità non era per niente d'accordo. I demoni che interferivano nei rapporti sessuali, nella fertilità e nella procreazione erano particolarmente fastidiosi e tra i più temuti. Il demone Samānu (sa-ma-ná, sembra derivante dal termine sumero-accadico sāmu, "rosso"), ad esempio, con i suoi denti di drago, gli artigli d'aquila e la coda di scorpione, era una minaccia costante, ed il testo di un incantesimo sumerico contro di lui elenca in modo completo come egli blocchi le mestruazioni nella ragazza, il seme nel ragazzo, l'operato della cortigiana e della prostituta (Leick, 223). Il demone Samānu poteva anche colpire i raccolti, il bestiame e, secondo Bertman, "aveva un appetito particolarmente vorace e speciale per le bambine ed i bambini, assieme alle prostitute" (125). Un demone di tale malvagità e potere distruttivo avrebbe dovuto essere tenuto saldamente sotto controllo dalle divinità del pantheon mesopotamico, eppure Samānu era considerato un agente di Gula, la dea della salute e della guarigione, e da lei inviato per ragioni che gli esseri umani, mortali, avrebbero poi dovuto comprendere e risolvere da soli.
Tutto ciò che era chiaro era che si poteva essere presi di mira da un divinità oppure da un demone per qualunque squisito o banale tormento, in ogni momento e per ragioni non sempre del tutto chiare. L'accademica Gwendolyn Leick osserva come "la vita sessuale in sé, dell'individuo e della società, in generale, fosse pesantemente minacciata dall'ira di divinità vendicative o dalla malizia di potenti forze demoniache" (224). La dimensione della sessualità era particolarmente bersagliata, se si segue, in particolar modo, la narrazione dell'Atraḫasis, poiché aveva direttamente a che vedere con la riproduzione e le dimensioni quantitative della popolazione, la demografia, tout court. Colpendo la vita sessuale degli esseri umani, mortali, le divinità del pantheon dell'antica Mesopotamia potevano mantenere le loro comunità subalterne a dimensioni tranquillamente e perfettamente gestibili.
Pazuzu, il protettore
Uno dei modi migliori per difendersi da questi attacchi era quello di trovare un protettore in un demone altrettanto potente che si frapponesse come scudo tra l'essere umano, mortale, e l'ira delle divinità. E Pazuzu, tra queste, era la più celebre, nonché la più scelta. Veniva invocato soprattutto per impedire alla dea-demone Lamaštu di uccidere le bambine ed i bambini che si trovavano ancora nell'utero materno, le bambine ed i bambini appena nati, ma sembra che venisse invocato pure contro le malattie, l'impotenza e gli effetti negativi dei venti di Ponente e di Sud-Ovest, che soffiavano dalla direzione della Terra dei Morti, essendone da lì provenienti, e proprio quegli stessi venti che Pazuzu era in grado di controllare ed eventualmente deviare.
Pazuzu viene dipinto come una figura particolarmente spaventosa, capace, addirittura, di spaventare qualsiasi demone o fantasma minore. Pazuzu viene rappresentato, nelle statuette e nelle incisioni, con gli occhi sporgenti, il viso di un cane, il corpo squamoso, il pene a testa di serpente, gli artigli di un imponente rapace e le ali enormi. Nelle scene iniziali de L'Esorcista, infatti, viene reso molto accuratamente nella statua a grandezza naturale che il sacerdote osserva nell'antica città di Hatra (attualmente nota come al-Ḥaḍr, geolocalizzabile nell'Iraq Nord-Occidentale).
Nel romanzo, l'autore ritrae il sacerdote nell'atto di maneggiare una statuetta di Pazuzu e non mentre osserva un'imponente figura, e pure questo è molto accurato. Sebbene ad Hatra siano state rinvenuti quantitativi notevoli di statuette raffiguranti il demone, non sono però mai state recuperate statue a grandezza naturale ed è abbastanza improbabile che ciò accada in un futuro prossimo. Le raffigurazioni di demoni o divinità associate agli inferi sono in realtà assai rare, in quanto si riteneva che, creando appositamente immagini del genere, si attirasse l'attenzione del soggetto stesso, si fomentasse, quindi, il potere, la forza del male.
È per questo motivo che esistono poche immagini di Ereškigal, la Regina dei Morti, e perché anche il celebre Rilievo Burney (popolarmente noto come "La Regina della Notte") non nomina esplicitamente il suo stesso soggetto, anche se molto probabilmente raffigura proprio Ereškigal: proporre un ritratto della Regina dei Morti avrebbe significato richiamare la sua attenzione su di sé e nessuno era particolarmente interessato ad incontrarla direttamente vis-à-vis.
Le statuette ed i ciondoli amuletici con Pazuzu generavano esattamente lo stesso effetto: attiravano l'attenzione del demone su chi le indossava o nella stanza entro la quale era collocata la sua statuetta, ma le rispettive dimensioni ridotte concentravano il loro potere verso la prospettiva della protezione. Il singolo essere umano, mortale, non avrebbe avuto nulla da temere da parte del demone, poiché lo onorava chiedendo la sua protezione e, quando arrivava, rivolgeva i propri poteri demoniaci su chi minacciava le sue cariche, non sul singolo essere umano, mortale, che lo aveva invocato.
Queste statuette erano soprattutto collocate nelle stanze delle bambine e dei bambini, naturalmente, ma potevano essere collocate in qualunque angolo della casa, vicino ad una porta oppure vicino ad una finestra. Le immagini e le rappresentazioni di Pazuzu avevano una funzione molto simile a quella dei Cani di Nimrud, delle statuette raffiguranti dei cani che venivano sepolte al di sotto della soglia di un edificio (oppure, posizionate strategicamente all'interno di una stanza) per proteggersi dagli spiriti maligni, dai demoni e dai fantasmi. Si ritiene che i Cani di Nimrud fossero impregnati dello spirito dei cani reali, erano associati alla dea Gula, e quindi percepiti principalmente come animali protettivi. Allo stesso modo, le statuette di Pazuzu attingevano all'essenza del demone stesso e garantivano la sicurezza in sua presenza.
L'evoluzione dei demoni
Secondo l'accademico Jeremy Black, i demoni nell'antica Mesopotamia si sono evoluti nel corso dei secoli a partire da rappresentazioni di creature ed animali mostruosi sino ad arrivare alle personificazioni stesse della minaccia di pericolo e di morte. Black sostiene che Pazuzu è la massima espressione di questa evoluzione e, per il suddetto processo evolutivo e di mutamento, fornisce una cronologia semplificata, individuandone una suddivisione in ben cinque fasi:
1. Una fase formativa, nel tardo periodo di Ubaid e nel periodo di Uruk, durante la quale le caratteristiche di diversi animali vennero per la prima volta combinate assieme, ottenendo come risultato delle creature composite ed innaturali.
2. Una fase ottimistica, nel periodo accadico, durante la quale gli apparati iconografici dei glifi mostrano tuttora la cattura e la conseguente punizione di demoni particolarmente nefasti.
3. Una fase di equilibrio, nel periodo Paleo-Babilonese, durante la quale le raffigurazioni sui sigilli e sui cilindri spesso esprimono tutt'oggi una commistione tra le immagini (relative a divinità, simboli ed altri motivi iconografici) e le rispettive associazioni, positive e/o negative, nei confronti dell'umanità intera.
4. Una fase di trasformazione, con il regno di Mitanni, e durante le età cassita e medio-assira (XIV - XI secolo a.C., circa), ovvero, quando le raffigurazioni incentrate sugli essere umani del periodo Paleo-Babilonese cedettero il posto ad una preponderanza di creature ed esseri ibridi con molteplici teste e dal generale aspetto teriomorfo.
5. Una fase demoniaca, ben espressa dall'arte neo-assira e dall'arte neo-babilonese, per le quali i singoli demoni risultano essere raffigurati nella loro più esplicita orridezza.
Quest'ultima fase di sviluppo si accorda particolarmente bene alla nuova teologia di un mondo sotterraneo popolato da demoni, durante il I millennio a.C., circa. Il cambiamento avviene, inoltre, in concomitanza dell'avvento della pratica di erigere, all'interno dei palazzi reali e dei templi, statue monumentali e rilievi di creature ed esseri magici protettivi, e, oltretutto, di seppellire nelle fondamenta degli edifici delle statuette in argilla. (63)
Quest'evoluzione continuò durante il periodo ellenistico della storia mesopotamica medesima e proseguì, naturalmente e senza intoppi, pure durante l'età cristiana. I Cristiani non avevano più bisogno di divinità demoniache protettrici e, indubbiamente, la nuova professione di fede monoteista scoraggiava il ricorso alle tradizionali credenze religiose antecedenti, politeiste, pagane. I demoni, insieme alle precedenti e più antiche divinità, non trovavano assolutamente posto nel Paradiso cristiano di Dio, e quindi furono automaticamente relegati agli inferi. I demoni erano comunque già associati all'Oltretomba e, com'era semplice trasformare l'aldilà del politeismo in un inferno di punizione cristiano, allo stesso modo risultava agevole rendere i demoni agenti di quella punizione eterna, oltre che di dolori, difficoltà e pericoli durante la quotidiana e breve esistenza umana.
I Vangeli del Nuovo Testamento ritraggono Gesù Cristo che scaccia abitualmente i demoni dall'anima delle varie persone di cui si impossessano, mentre negli Atti degli Apostoli, nell'Apocalisse ed in altre opere, i demoni vengono raffigurati come servitori del nemico di Dio, Satana. Nella Prima Lettera di Giovanni (4:1), nel Nuovo Testamento, l'autore ammonisce le sue lettrici ed i suoi lettori nel mettere alla prova ogni spirito per vedere se è veramente creatura di Dio ed a respingerlo, eventualmente, in caso contrario.
I demoni furono quindi a lungo considerati unicamente come agenti del male, incapaci di fare del bene se non inavvertitamente per servire il piano generale di Dio. Pazuzu, un'antica figura mesopotamica dall'aspetto temibile, era la scelta perfetta per l'antagonista de L'Esorcista, in quanto il pubblico era stato abituato da quasi 2000 anni "di istruzioni" - quest'ultime derivanti da mappe mentali ben definite e precostituite - ad accettare l'antica divinità-demone come strumento del male supremo. Per le comunità antropiche della sua epoca, tuttavia, Pazuzu era considerato una sicurezza ed uno scudo contro le disgrazie in un mondo assai incerto e spesso molto, molto spaventoso.