La scoperta di Troia

Articolo

Kim Martins
da , tradotto da Giulia Martis
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Portoghese, Spagnolo, Turco

Nei suoi poemi epici, l’Iliade e l’Odissea, il poeta greco Omero (c.ca 750 a.C.) raccontò la storia della Guerra di Troia: un assedio decennale della città di Troia per mano di un’alleanza tra città-Stato greche. Conosciuta anche con il suo nome latino Ilio, Troia era situata nella costa nord-occidentale dell’Anatolia, l’attuale Turchia.

The World of the Iliad, c. 1200 BCE
Il mondo dell'Iliade, circa 1200 a.C.
Simeon Netchev (CC BY-NC-SA)

La città fu abitata ininterrottamente fin dall’inizio dell’età del Bronzo (c.ca 3000-2200 a.C.) per 4000 anni, finché due gravi terremoti la distrussero nel 1300, decretandone il declino. I reperti archeologici sembrano indicare che nel XII secolo una piccola comunità bizantina vivesse a Troia, ma il potente regno dell’epica omerica era perso per sempre pur rimanendo nell’immaginario collettivo.

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La Guerra di Troia rimane oggetto di dibattito tra gli studiosi, mentre il ritrovamento della città omerica dell’Iliade viene generalmente accettato.

Nel XIX secolo, era opinione diffusa che Hisarlik fosse il sito dove sorgeva l’antica Troia. La sua posizione su una collina vicino a Tevfikiye, nei Dardanelli, che collega il Mar Egeo al Mar Nero, era di importanza strategica poiché consentiva di avere il controllo su una rotta commerciale importantissima. Gli archeologi cominciarono a scavare gli strati dei diversi insediamenti che nel tempo avevano formato un monticello, detto tell, alto venti metri, e questi livelli furono classificati come Troia I, Troia II e così via fino ad arrivare a Troia IX. Ad oggi, sono state rinvenute nove città e 46 livelli di occupazione che dimostrano come ad occupare quell’area non sia stata una sola Troia, bensì un susseguirsi di civiltà.

Se la Guerra di Troia sia stato un evento storico avvenuto nell’Età del Bronzo (c.ca 1700-1000 a.C.) o semplicemente un racconto della mitologia greca rimane oggetto di dabattito tra gli studiosi, ma il ritrovamento della città omerica dell’Iliade viene generalmente accettato ed è associato a tre famosi archeologi: Heinrich Schliemann, Wilhelm Dörpfeld, and Carl Blegen.

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Heinrich Schliemann: trovare e quasi perdere Troia

Johann Ludwig Heinrich Julius Schliemann (1822-1890) raggiunse fama mondiale nel 1873 quando annunciò di avere scoperto Troia. Schliemann era un uomo d’affari tedesco e un pioniere dell’archeologia (ma privo di formazione in materia) che era affascinato dall’idea di Troia dopo avere visto un disegno della città in fiamme in un libro intitolato Weltgeschichte für Kinder (“La storia del mondo per bambini”) quando aveva sette anni.

Schliemann, figlio di un pastore luterano impoverito e il quinto di sette figli, era un linguista di talento che parlava più di quindici idiomi e che cominciò a viaggiare in giovane età. Voleva emigrare in Sud America, così iniziò a lavorare come mozzo a bordo di un vascello diretto a La Guajira, in Colombia, che nel 1841 naufragò al largo delle coste olandesi. Così, Schliemann si fermò ad Amsterdam e lavorò come contabile per un mercante della città, imparando il francese, l’olandese e l’inglese – le lingue principali del commercio.

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Heinrich Schliemann
Heinrich Schliemann
Ed. Schultze Hofphotograph Heidelberg Plöckstrasse 79 (CC BY-NC-SA)

Nel 1846, Heinrich Schliemann diventò un agente per l’impresa commerciale tedesca B. H. Schröder & Co. e fu mandato a Sanpietroburgo perché era l’unico dipendente che parlava russo. Questo fu l’inizio della sua fortuna, commerciando in indaco e salnitro fino a quando arrivò in California nel 1851 dove fece guadagni multimilionari durante la Corsa all’oro.

Heinrich Schliemann andò in pensione a 36 anni dopo essere tornato in Europa e aver sposato la sua prima moglie, Ekaterina Petrovna Lyschin (1826-1896), una donna di origini russe. Schliemann passava il suo tempo a visitare i siti archeologici dell’età classica, e nel 1868, conobbe Frank Calvert (1828-1908), un diplomatico britannico espatriato, la cui famiglia anglo-levantina possedeva della terra a Hisarlik che includeva la parte orientale della collina (la parte occidentale apparteneva al governo turco).

Calvert aveva studiato il sito e scavato fossi, convinto di avere scoperto la Troia di Omero, ma gli mancavano i fondi per proseguire gli scavi. Calvert sapeva che Schliemann aveva le possibilità economiche enormi e una implacabile determinazione di trovare Troia, così lo invitò a cena. Da quel momento, nacque una una collaborazione e Heinrich Schliemann cominciò gli scavi nel 1870, portando con sé la sua giovanissima seconda moglie, la greca Sophia Engastromenou (1852-1932), che sposò nel 1869 dopo avere divorziato da Ekaterina.

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Sophia Schliemann
Sophia Schliemann
Unknown Photographer (Public Domain)

I metodi di scavo usati da Schliemann sono stati messi in discussione. Insieme a un gruppo di manovali non specializzati che variava dagli 80 ai 160 lavoratori al giorno, Schliemann scavò un fosso lungo 14 metri nella parte centrale del tell, buttando la terra da una parte fino a formare un cumulo di macerie composte da strati che lui considerava troppo recenti per essere Troia, perché era convinto che la città omerica si trovasse nello strato più in profondità (Troia 1). Tuttavia, così facendo, distrusse la città originale che fu in seguito identificata negli strati superiori. Poiché furono utilizzati picconi, badili e dinamite, il sito fu quasi del tutto distrutto, portando molti studiosi ad accusare Heinrich Schliemann di essere un cacciatore di tesori piuttosto che un archeologo. In una sua lezione sull’Asia Minore, il classicista Kenneth Harl disse che Schliemann fece ciò che i Greci non riuscirono a fare: radere al suolo le mura della città.

Schliemann portò via dalla Turchia il tesoro di Priamo (circa 8.000 oggetti) clandestinamente.

Nel maggio del 1873, Schliemann dichiarò di avere scoperto il ‘tesoro di Priamo’, una raccolta d’oro, artefatti preziosi e gioielli, fra cui il celebre diadema d’oro (copricapo reale) indossato da sua moglie Sophia in una fotografia del 1874. Schliemann equiparò il tesoro di Priamo alle ricchezze citate nel XXIV Libro dell’Iliade. Il tesoro di Priamo fu trovato a Troia II – strato in cui furono trovati segni evidenti di incendio – ma Priamo sarebbe stato il re di Troia durante il periodo di Troia IV (1750-1300 a.C.) o Troia VII (1300-1180 a.C.).

La controversia nacque a causa dei diari di scavo di Schliemann, in quanto incompleti. Inoltre, commise degli errori nell’identificazione di alcuni artefatti, e la date di alcune scoperte sono vaghe. Ciò portò a diverse accuse, fra cui quella secondo la quale Heinrich Schliemann non disse la verità e mischiò i suoi ritrovamenti con artefatti rinvenuti in un’altra area del sito. Schliemann aveva come abitudine quella di disegnare tutti oggetti che trovava, ma il tesoro di Priamo fu invece fotografato, e neanche uno degli artefatti venne menzionato nelle prime documentazioni. È possibile che Schliemann, nella sua ricerca solitaria della leggendaria Troia, abbia falsificato le sue scoperte? Da allora, questa è diventata una domanda ricorrente, e il fatto che lo stesso Schliemann in seguito avesse ammesso di avere inventato che sua moglie Sophia fosse presente alla scoprta del tesoro di Priamo, non aiutò di certo la sua credibilità. Sophia si trovava, infatti, ad Atene con la sua famiglia in lutto per la morte del padre.

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Priam's Treasure
Il tesoro di Priamo
Unknown Photographer (Public Domain)

Schliemann portò via dalla Turchia il tesoro di Priamo (circa 8.000 oggetti) clandestinamente. Quasi tutta la collezione andò al Neues Museum di Berlino, e durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), fu nascosta sotto lo zoo di Berlino. I soldati sovietici scoprirono il bottino che fu portato a Mosca ed esposto al Museo Statale di Belle Arti di Pushkin, dove la maggior parte dei manufatti è ancora conservata. Il tesoro di Priamo è stato datato al 2200 a.C., cioè di mille anni più vecchio della città omerica. Schliemann portò via anche diversi artefatti, come ceramiche, brocche di bronzo, statuette e gioelli d’oro, per poi spedirli in tutta Europa o venderli a collezionisti privati.

Nel 1876, il governo turco intentò una causa contro Schliemann, che prontamente lasciò il paese per andare in Grecia, dove iniziò gli scavi a Micene. Qui, scoprì la Maschera di Agamennone, maschera funeraria in foglia d'oro del famoso re dell'antica Micene che guidò l'esercito greco nella guerra di Troia nell'Iliade di Omero. Questa scoperta ha suscitato polemiche da parte di alcuni critici che hanno accusato Schliemann di aver forgiato la maschera. Ricerche archeologiche moderne suggeriscono che le sopracciglia separate del re mitologico di Micene siano stilisticamente diverse dalle altre maschere funerarie trovate nel sito.

Death Mask of Agamemnon
Maschera funebre di Agamennone
Xuan Che (CC BY)

Tuttavia, Heinrich Schliemann divenne una celebrità internazionale, trascorrendo oltre vent'anni e sette stagioni di scavi a Troia e ampliando ciò che è noto come la Trincea di Schliemann e distruggendo materiale prezioso strada facendo. Non ha mai attribuito alcun merito a Frank Calvert, che forse può essere considerato il vero scopritore della Troia di Omero.

Sebbene i suoi metodi archeologici siano stati spesso brutali, Schliemann è considerato il fondatore dell'archeologia moderna, ma ci volle il lavoro di un altro archeologo, uno dei pionieri degli scavi stratigrafici, per spostare l'attenzione di Schliemann dagli strati inferiori di Troia a quelli superiori.

Wilhelm Dörpfeld

Wilhelm Dörpfeld (1853-1940) è stato un architetto tedesco nato in Prussia, che, come Schliemann, era un convinto sostenitore della realtà storica dei luoghi menzionati nell'epica di Omero. Il suo ultimo luogo di riposo è in Grecia, sull'isola di Lefkada, che si affaccia su quella che lui sosteneva essere l'Itaca omerica.

Dörpfeld studiò alla Bauakademie, ossia l'Accademia di architettura di Berlino, dal 1873 al 1876, specializzandosi in architettura della Grecia antica. Studiò anche greco e nel 1877 fu inviato ad Olimpia, nel Peloponneso, per scavare il Tempio di Era. Il giovane architetto sviluppò la teoria del "legno marcio" mentre si trovava sul posto, suggerendo che le colonne in pietra del peristilio in situ fossero originariamente in legno. Wilhelm Dörpfeld sviluppò anche tecniche di lavoro sul campo: dall'osservazione e la documentazione meticolosa all'interpretazione e datazione di edifici storici, una pratica conosciuta come Bauforschung.

Wilhelm Dörpfeld
Wilhelm Dörpfeld
Unknown Photographer (Public Domain)

Heinrich Schliemann andò Olimpia nel 1881 e conobbe Wilhelm Dörpfeld che lo portò a visitare gli scavi. Schliemann invitò Dörpfeld a unirsi a lui nella stagione dis scavi nel 1882. Schliemann aveva suddiviso il sito in nove strati numerandoli a partire da quello più basso a quello più alto, invece di usare il metodo ampiamente accettato di cominciare la numerazione dall’alto verso il basso.

Dörpfeld non si trovò disaccordo con Schliemann nell’identificare Troia II con la Ilio omerica. Troia II era infatti un vasto insediamento degli inizi dell’età del bronzo che presentava una fortificazione e tracce di distruzione da fuoco, che spinsero Schleimann, nell’entusiasmo di trovare la città, a dichiarare di avere trovato Troia. Secondo Dörpfeld, la leggendaria città giaceva negli strati di Troia VI o VII e scavò scrupolosamente strato dopo strato.

Gli indizi trovati da Blegen suggerivano che Troia VIIa (C. 1300-1180 a.C.) aveva subìto un lungo assedio alla fine del quale fu saccheggiata.

L'architetto tedesco fu un pioniere dello scavo stratigrafico, un metodo che comportava l'identificazione sistematica dei manufatti in ogni strato di suolo e sedimento, seguita da una documentazione accurata degli stessi e lo studio della relazione fra uno strato e l'altro. A Troia VI, Dörpfeld scoprì una città fortificata circondata da mura difensive, un mègaron (grande sala centrale rettangolare), ceramiche e gioielli, insieme a tracce di distruzione da fuoco; tutti elementi che coincidevano con le descrizioni di Omero del palazzo di re Priamo nell'Iliade. Dörpfeld sosteneva che Troia VI era il candidato più probabile per la città leggendaria e che Heinrich Schliemann aveva divelto durante i suoi scavi.

Nel 1890, Heinrich Schliemann si accasciò mentre passeggiava per le strade di Napoli e morì all'età di 68 anni a causa di un'infezione all'orecchio. Così il compito di finanziare gli scavi di Troia passò alla moglie Sophia. Wilhelm Dörpfeld continuò il suo lavoro per due stagioni, nel 1893 e nel 1894, rivelando altre mura difensive di pietra spesse 5 metri (16 piedi) che circondavano la roccaforte con diverse torri di grosse dimensioni, edifici pubblici come botteghe e magazzini, cancelli e case costruite con mattoni di fango: tutti elementi indicativi di una città con una complessa struttura sociale ed economica.

Schliemann's Trench
Schliemann's Trench
Dosseman (CC BY-NC-SA)

Dopo la morte di Schleimann, Sophia si dedicò alla promozione del suo operato e dell'eredità culturale lasciata dal marito. Viaggiò molto tenendo conferenze e pubblicò, con l'aiuto dell'archeologo Alfred Brueckner, l’autobiografia (Selbstbiographie) di Heinrich Schliemann. Sophia Schliemann continuò a finanziare gli scavi a Micene e la scoperta della tomba di Clitennestra è attribuita a lei. Nota per il suo lavoro filantropico in Grecia, visse la sua vita ad Atene e morì all'età di 80 anni. Il loro figlio, Agamemnon Schliemann (1878-1954), fu ambasciatore greco negli Stati Uniti nel 1914.

Nel 1887, Wilhelm Dörpfeld fu nominato direttore dell'Istituto archeologico tedesco di Atene, posizione che mantenne fino al 1912. Scavò o condusse studi su diversi siti archeologici in Grecia: le fondamenta dell'Hekatompedon nell'Acropoli di Atene, il tempio di Apollo a Bassae e il teatro antico di Epidauro.

Wilhelm Dörpfeld introdusse un approccio più meticoloso all'archeologia. In particolare, si dedicò a documentare in modo dettagliato le sue scoperte e contribuì a fornire un resoconto più accurato della storia di Troia e, secondo l'archeologo britannico Sir Arthur John Evans (1851-1941), fu la più grande scoperta di Schliemann.

Carl Blegen

Un'altra figura importante coinvolta negli scavi di Troia fu Carl William Blegen (1887-1971), archeologo americano di origine norvegese. Blegen fu il primo archeologo professionista a gestire i lavori sul sito tra il 1932 e il 1938, conducendo sette spedizioni annuali a Troia. Studiò a Yale e all'Università del Minnesota, fu professore di archeologia classica all'Università di Cincinnati dal 1927 al 1957, specializzandosi in preistoria greca.

Blegen era in qualche modo comprensivo verso i metodi sconsiderati di Heinrich Schliemann, sottolineando che nel 1876 le tecniche di scavo scientifico erano ancora sconosciute. Tuttavia, era in disaccordo con Dörpfeld sul fatto che le tracce di fuoco e distruzione rinvenute a Troia VI fossero riconducbili a una guerra, e concluse che la città era stata distrutta da un violento terremoto intorno al 1300. Mentre lavorava al perfezionamento della stratigrafia di Dörpfeld, Blegen trovò prove convincenti che dimostravano che Troia VIIa (c.ca 1300-1180 a.C.) era stata vittima di un lungo assedio e infine saccheggiata. La sua squadra trovò punte di freccia in stile greco sepolte nelle mura, scheletri non tumulati, ossa di animali, edifici bruciati e altri divisi in stanze che potevano ospitare famiglie in cerca di rifugio. Blegen datò la caduta di Troia attorno al 1250 a.C.

Map of Troy
Mappa di Troia
Bibi Saint-Pol (Public Domain)

Tuttavia, nuove prove scoperte da un team internazionale guidato dall'archeologo tedesco-americano Manfred Korfmann (1942-2005) dell'Università di Tubinga suggerirono che Schliemann, Dörpfeld e Blegen stavano semplicemente scavando intorno all'area della città fortificata e che esisteva una città inferiore densamente popolata e molto più grande al di fuori delle mura.

Secondo Blegen, lo strato di Troia VIIb era un punto di demarcazione tra due fasi molto diverse nella storia di Troia. In questo strato, Blegeb portò alla luce ceramiche che mostrano influenze dal sud-est dei Balcani e un'archittettura diversa, come abitazioni più semplici, portandolo a considerare la possibilità che migranti provenienti dai Balcani avessero preso il posto degli abitanti precedenti. Questo, naturalmente, sembrava confermare la storia della Troia omerica e la teoria secondo la quale la città nello strato di Troia VIIa fu distrutta dall'uomo.

Uno degli obiettivi di Blegen era quello di trovare dei cimiteri a Troia, e nel 1932, scoprì "un logo atto a incenerire" a 90 metri a nord-ovest della città fortificata. Questo sito conteneva urne funerarie e anfore, nonché ossa bruciate, e Blegen lo interpretò come prova di cremazioni contemporanee a Troia VIIa. Il vasto lavoro di Blegen, che negli anni ’80 è stato continuato Brian Rose, ex professore di studi classici dell'Università di Cincinnati, ha rivelato una città della tarda età del bronzo con una popolazione di 5.000-6.000 persone, che copriva una superficie di circa 35 ettari, circondata da mura di cinta merlate e un fossato difensivo a forma di U.

Nel 1939, Carl Blegen lasciò Troia per andare a condurre degli scavi in Grecia, dove trovò 600 tavolette di argilla incise in lineare B (una forma arcaica di greco), risalenti a un periodo fra il XIV-XIII secolo a.C. Inoltre, Blegen scoprì il palazzo miceneo di Nestore a Pilo, descritto nell'Iliade di Omero.

Dal mito alla realtà

Nonostante i suoi metodi controversi, il contrabbando di preziosi manufatti e il rifiuto di riconoscere i meriti di Frank Calvert, Heinrich Schliemann scoprì la Troia di Omero, dimostrando che l'Iliade era basata su fatti storici. E nonostante abbia distrutto gli strati superiori di Troia risalenti all'età del bronzo e sia stato condannato dagli archeologi successivi per essere un volgare cacciatore di tesori, i suoi scavi resero popolare l'archeologia.

Wilhelm Dörpfeld e Carl Blegen portarono a Troia il rigore scientifico e le tecniche di scavo metodico, registrando meticolosamente la posizione di ogni manufatto rinvenuto e studiando il contesto in cui era stato trovato. In particolare Blegen, quando trovò le prove che Troia VIIa fu distrutta per mano dell’uomo e identificò la possibiltà concreta che la guerra di Troia fosse un fatto storico.

Domande e risposte

Che cosa scorprì Heinrich Schliemann a Troia?

Heinrich Schliemann scoprì nove livelli (o città) di occupazione, e li identificò con la città di Troia dell'Iliade di Omero. Nel 1873, Schliemann scoprì un tesoro di oro e gioielli, tra cui un diadema d'oro, che credeva essere il tesoro di Priamo.

Dove era Troia?

Troia era un'antica città situata a Hisarlik nella moderna Turchia. La città fu abitata ininterrottamente dall'età del bronzo (c.ca 3000-2200 a.C.) per circa 4000 anni. Si trovava su una collina vicino a Tevfikiye presso lo stretto dei Dardanelli, che collega l'Egeo al Mar Nero, una posizione strategica perché era il punto focale di un'importante rotta commerciale tra l'Oriente e l'Occidente.

Chi ha veramente scoperto Troia?

Anche se il merito storico di aver scoperto Troia viene attribuito a Heinrich Schliemann, fu Frank Calvert, un inglese che possedeva parte della collina su cui fu trovata Troia, a iniziare gli scavi nel 1870, ma non aveva i fondi per portarli avanti. Dopo essersi conosciuti, si misero in società, ma Schliemann affermò di aver scoperto Troia nel 1873, senza mai dare alcun credito a Calvert.

Bibliografia

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Info traduttore

Giulia Martis
Giulia è una traduttrice italiana e vive a Londra. Si interessa soprattutto, ma non solo, di archeologia, storia dell'arte, localizzazione, e letteratura. È una cultrice di etimologia e sociolinguistica, ed è appassionata di astronomia. Oltre al Diploma in Translation del Chartered Institute of Linguists, ha una laurea magistrale e una triennale in Lingue e letterature straniere, conseguite all'Università di Bologna.

Info autore

Kim Martins
Kim vive in Nuova Zelanda ed è una scrittrice freelance. Ha una laurea in Storia e un master in Scienze del caos e della complessità. Si interessa specialmente di fiabe, mitologia ed esplorazione nel primo periodo dell'era moderna.

Cita questo lavoro

Stile APA

Martins, K. (2023, marzo 22). La scoperta di Troia [Discovery of Troy]. (G. Martis, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-2196/la-scoperta-di-troia/

Stile CHICAGO

Martins, Kim. "La scoperta di Troia." Tradotto da Giulia Martis. World History Encyclopedia. Modificato il marzo 22, 2023. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-2196/la-scoperta-di-troia/.

Stile MLA

Martins, Kim. "La scoperta di Troia." Tradotto da Giulia Martis. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 22 mar 2023. Web. 01 mag 2024.