La Bellezza nell’Età del bronzo – la Moda minoica e micenea

Articolo

Georgia McDonnell
da , tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Greco, Turco

Abbigliamento e aspetto svolgevano nella Grecia d’Età del bronzo (ca. 3100 – 1100 a.C.) una puntuale funzione di definizione dei ruoli di genere e d’enfatizzazione d’una bellezza ideale per alcuni criteri precorritrice di quella odierna. I minoici fecero dell’isola di Creta una potenza mediterranea, e dominarono culturalmente l’Egeo fino al 1450 a.C. circa, quando i micenei della terraferma greca sottrassero loro questa posizione apicale. I rinvenimenti di affreschi e figurine fittili di quest’epoca rivelano una società meravigliosamente policroma e vivace, finemente avvezza ad esprimersi attraverso abbigliamento, acconciature, ed accessori. Le donne sia minoiche che micenee ambivano ad esempio a un vitino da vespa ante litteram — ritenuto paradigmatico dell’estetica muliebre. Di contro, l’abbigliamento maschile miceneo ne esprimeva il temperamento guerresco, laddove invece per i minoici era inteso ad ostentazione e appariscenza.

Minoan 'Ladies in Blue' Fresco
Affresco minoico delle
Carole Raddato (CC BY-NC-SA)

La donna minoica

Le attestazioni di arte figurativa suggeriscono il vitino da vespa fosse particolarmente idealizzato nella cultura minoica, tale da indurci a concludere che modificazioni corporee potessero essere poste in pratica onde ottenerlo.

I soggetti femminili sono considerevolmente rappresentati nei rinvenimenti archeologici di Cnosso, Akrotiri e altri centri minoici. Uno degli esempi di maggior significatività è la statuetta della cosiddetta Dea dei serpenti, la quale è rappresentata abbigliata del tipico vestito minoico costante d’una gonna a balze ricadenti lunga fino ai piedi, e un corpetto con maniche corte e scollatura smerlata che lascia il seno completamente scoperto, accentuandolo. Ciò ha un parallelo nei vivaci affreschi, ove sono enfatizzati tessuti luminosi e accattivanti, tinti in una miriade di colori — primari e sgargianti, dominanti la composizione con rossi, gialli e blu, onde ottenere i quali i minoici solevano profittare delle risorse naturali disponibili come lo zafferano (ora la spezia più costosa al mondo) per il giallo e il murice per il rosso porpora.

Minoan Snake Goddess Figurine
Statuetta minoica della dea dei serpenti
Carole Raddato (CC BY-NC-SA)


Uno degli aspetti più rimarchevoli del vestiario femminile era l’uso di quelli che sembrano corsetti o spesse cinture strette onde ottenere una figura a clessidra. Le attestazioni di arte figurativa suggeriscono il vitino da vespa fosse particolarmente idealizzato nella cultura minoica, tale da indurci a concludere che modificazioni corporee potessero essere poste in pratica onde ottenerlo; un’ipotesi non azzardata, se si considera come i corsetti siano notoriamente tornati e passati di moda nelle migliaia d’anni da questo precursore cretese. Le donne minoiche indossavano altresì gioielli a mo’ di cornice dei lineamenti: orecchini a cerchio, collane, e braccialetti erano popolari forme d’espressione e decorazione; perline auree e vitree erano invece adoperate onde dare all’abito quel tocco di stile in più.

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Minoan Lady, Fresco, Akrotiri
Affresco di donna minoica, Akrotiri
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Negli affreschi, le donne sono rappresentate con capigliature brune raccolte in trecce e ciocche. Fa da contrasto una carnagione bianca tipicamente pallida, a implicazione e che la donna ideale era inteso trascorresse significativa parte del suo tempo in casa e che l’archetipo di bellezza femminile dovesse essere ottenuto focalizzandolo sui doveri domestici.

Mycenaean Fresco
Affresco miceneo
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

La donna micenea

La moda micenea fu marcatamente influenzata dalla sua antesignana minoica, e le donne greche del continente adottarono una simile gonna a balze e la predilezione per la succitata silhouette. Va tuttavia notato come ad un certo punto della storia micenea si iniziò a preferire un più sobrio e meno scollato corpetto, quando non proprio una semplice tunica talvolta fermata con cintura; soprabiti erano scialli lavorati a maglia e mantelli, ed era d’uso fissare le elaborate acconciature con forcine eburnee.

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Le donne micenee sono sovente rappresentate con un accessorio distintivo: il polos, sorta di copricapo o corona rotonda e cilindrica, quasi a forma di ruota, sfoggiata da donne di rango e nelle rappresentazioni di dee.

Boxers Fresco, Akrotiri, Thera
Affresco
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

L’uomo minoico

Gli uomini minoici sembra preferissero mantenere l’abbigliamento al minimo, e sono consuetudinariamente rappresentati a torso nudo.

Gli uomini minoici sembra preferissero mantenere l’abbigliamento al minimo, e sono consuetudinariamente rappresentati a torso nudo — liberalità nel mostrare nudità che condividevano con le donne, e che nel loro caso specifico permetteva di sfoggiare la tonica muscolatura acquisita nelle competizioni sportive come il pugilato e la taurocatapsia (salto del toro). Vari perizomi, gonnellini, copripudende erano d’uso e spesso accompagnati ad una brachetta decorativa — tutti indumenti policromaticamente tinti, di giallo, blu, bianco. Gli uomini minoici ci sono inoltre mostrati indossare copricapi con lunghe vibranti penne d’uccello, e adornati di collane, braccialetti e fasce ornamentali intorno ai bicipiti. I segni sugli anelli d’oro con sigillo avevano invece un significato particolare che trascendeva l’ornamentalità: servivano da sigilli, vera e propria firma ante litteram, segno di identità che poteva essere impresso nell’argilla. Il cosiddetto Affresco dei pugili di Akrotiri mostra due giovani ragazzi che praticano pugilato — tuttavia, solo il ragazzo sulla sinistra è adornato di gioielli, distintività che potrebbe indicare tali oggetti come simboli di rango sociale oltre che di ricchezza.

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Minoan 'Procession Fresco' from Knossos
Affresco minoico
Carole Raddato (CC BY-NC-SA)

Gli uomini minoici rappresentati negli affreschi sono ben rasati, e, a giudicare dalle lamette d’ossidiana rinvenute nelle tombe dell’antica Età del bronzo, possiamo concludere un aspetto pulito e presentabile fosse tenuto in importanza. Pare fossero altresì di sfoggio le lunghe ciocche di capelli neri ricadenti da una capigliatura tagliata corta nella rimanente parte. Essi, a differenza delle donne, sono rappresentati con carnagione bruno-rossastra, non dissimilmente dagli affreschi visibili in Egitto; colorito onde ottenere il quale era inteso l’uomo ideale trascorresse considerevole parte del suo tempo impegnato in attività all’aperto quali la caccia, la pesca, l’atletica. Ma un'eccezione a questo paradigma ci è offerta dal famoso affresco del cosiddetto Principe dei gigli (anche noto come del Re-sacerdote); il perizoma con brachetta e il muscoloso torace dell’individuo rappresentato ne chiariscono il sesso maschile, tuttavia la sua pelle è d’una tonalità rosacea più pallida di quella tipica dell’iconografia maschile e più scura di quella femminile. Gli studiosi sostengono ciò potrebbe indicarlo quale uomo di famiglia d’alto rango, uno non nel bisogno di lavorare all’aperto.

Mycenaean Boar's Tusk Helmet
Elmo miceneo a zanne di cinghiale
Jennifer Brown (CC BY-NC-SA)

L’uomo miceneo

Per l’uomo miceneo era consuetudine coprirsi di più rispetto alla controparte minoica; gonnelline, tuniche e mantelli divennero capi alla moda, ma pare fossero assai meno decorativi. Ciò che però caratterizzò la fama dei micenei fu l’abilità bellica attraverso tutto il mondo egeo, e, conseguentemente, l’armatura da battaglia era comunemente parte del guardaroba maschile. Il tipico elmo consisteva d’una calotta di cuoio o feltro, talvolta ornata da una piuma, e rinforzata da zanne di cinghiale — un prodotto il cui sforzo realizzativo era considerevole, e sottintendeva la cattura di dozzine di cinghiali.

Mycenaean Bronze Armour
Armatura micenea
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

La cosiddetta panoplia di Dendra consta di equipaggiamento militare completo, con elmo, corazza in bronzo (barbozza), gonnellino pesante a strati, e spallacci fermati con stringhe di cuoio. Nell’insieme, un armamento dal peso colossale di 15 kg — tale da implicare considerevole forza e forma fisica fossero un vantaggio, se non proprio una necessità, negli elementi dell’esercito miceneo. Completavano l’armamento degli schinieri bronzei a protezione degli stinchi, e, come raffigurati su oggetti come il cosiddetto Vaso dei guerrieri, gonnellini e corpetti rinforzati con borchie di ferro.

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Paragoni

Gli sviluppi dell’abbigliamento maschile dal periodo minoico a quello miceneo riflettono una crescente prevalenza della guerra negli eventi, nonché la sua importanza sociale sic et simpliciter. Ciò ovviamente non vuol dire i minoici non andassero in guerra; la loro posizione nell’Egeo li rendeva vulnerabile obiettivo bellico primario, il che significa sia presumibile fossero pienamente abili nella guerra di difesa. Ma fu la guerra di tipo miceneo a diventare componente centrale nella successiva società greca, e ciò è evidenziato dalla concentrazione di armi ed equipaggiamento militare nei corredi delle tombe ad asta micenee. Costoro intesero farsi ricordare quali guerrieri e combattenti, e il loro lascito è di forza, espansionismo, e potere.

Mycenaean Warriors
Guerrieri micenei
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Quanto alle donne, la differenza negli stili, nel vestiario e nella silhouette tra le cretesi e le micenee non è che lieve, e ciò suggerisce come il ruolo femminile restò relativamente inalterato lungo l’Età del bronzo. Ciò detto, va però rimarcata la focale importanza rivestita dalle donne nel culto minoico — dee e sacerdotesse erano in prima linea in rituali e cerimonie; anche la prevalenza di indumenti più elaborati e intricatamente ornati ha fatto supporre esse svolgessero un più centrale ruolo non solo nella religione ma anche nella politica, laddove invece le donne micenee sono più spesso raffigurate con bambini e dunque afferite a responsabilità più materne, familiari e casalinghe.

Il lascito

Ciò che affascina di questi indumenti e accessori è la loro capacità di far rivivere anche il mito greco; l’Età del bronzo è quella che sarebbe poi stata successivamente considerata come leggendario tempo degli eroi e d’una terra popolata di figure mitiche. Quando ammiriamo l’arte figurativa e i reperti, è facile lasciar correre l’immaginazione e pensare al vistoso abbigliamento cretese di Arianna quando porse a Teseo il mitico filo che lo avrebbe condotto attraverso il labirinto, o alla gloriosa armatura micenea sfoggiata da Agamennone a comando dell’assedio di Troia.

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Minoan Woman Fresco, Knossos
Affresco di donna minoica, Akrotiri
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Tra il 1250 e il 1100 a.C. circa, una serie di terremoti, siccità, carestie e guerre (mosse dai misteriosi Popoli del mare, di cui poco sappiamo) causarono il cosiddetto Collasso dell’Età del bronzo — una serie di disastri che annichilirono alcune delle più grandi civiltà che il mondo aveva sino ad allora conosciuto, e che prelusero nell’Egeo al cosiddetto Medioevo ellenico (1100 – 750 a.C. circa). Durante questo periodo gli stili d’Età del bronzo furono soppiantati dal peplo e dal chitone, ovvero dal paradigma d’abbigliamento che noi moderni più comunemente associamo all’antica Grecia. In centri culturali come Atene, il vestiario divenne più sobrio e conservatore per le donne, mentre per gli uomini la nudità venne idealizzata e normalizzata in alcuni contesti sociali, segnalando così un ampliamento del divario di genere.

A 3000 anni dal cosiddetto Collasso dell'età del bronzo, gli stili e i paradigmi di bellezza del periodo possono ancora risuonare presso un pubblico moderno: fisici a clessidra e corpi muscolosi sono tuttora glorificati, e abiti a vita stretta appaiono comunemente nei Media. Quantunque separati da un incredibilmente vasto intervallo temporale, è affascinante pensare come dei nostri antenati protostorici condividessero alcuni nostri gusti e ambizioni estetiche.

Info traduttore

Alfonso Vincenzo Mauro
Interprete e traduttore a Vietri sul Mare (SA). Condirettore del festival di cultura 'La Congrega Letteraria', a Vietri sul Mare. Corso di laurea in Storia, Universita' degli Studi di Napoli 'Federico II'.

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Stile APA

McDonnell, G. (2021, aprile 08). La Bellezza nell’Età del bronzo – la Moda minoica e micenea [Beauty in the Bronze Age - Minoan & Mycenaean Fashion]. (A. V. Mauro, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1723/la-bellezza-nelleta-del-bronzo---la-moda-minoica-e/

Stile CHICAGO

McDonnell, Georgia. "La Bellezza nell’Età del bronzo – la Moda minoica e micenea." Tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro. World History Encyclopedia. Modificato il aprile 08, 2021. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1723/la-bellezza-nelleta-del-bronzo---la-moda-minoica-e/.

Stile MLA

McDonnell, Georgia. "La Bellezza nell’Età del bronzo – la Moda minoica e micenea." Tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 08 apr 2021. Web. 19 apr 2024.