Elezioni presidenziali americane del 1789

Definizione

Harrison W. Mark
da , tradotto da Aurora Alario
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Portrait of George Washington (by Gilbert Stuart, Public Domain)
Ritratto di George Washington
Gilbert Stuart (Public Domain)

Le elezioni presidenziali statunitensi del 1789 furono le prime dopo la ratifica della Costituzione degli Stati Uniti. Si svolsero il 4 febbraio 1789 e portarono all'elezione unanime di George Washington (1732-1799) come primo presidente degli Stati Uniti e di John Adams (1735-1826) come primo vicepresidente.

A differenza delle moderne elezioni presidenziali negli Stati Uniti, innanzitutto, i candidati non facevano campagna elettorale, poiché le manifestazioni esteriori di ambizione politica erano viste con sospetto dall'opinione pubblica; invece, gli aspiranti politici facevano conoscere con discrezione i propri interessi, mentre gli alleati esercitavano pubblicamente pressioni a favore. Inoltre, poiché non esistevano ancora partiti politici formali, i candidati alla presidenza e alla vicepresidenza non correvano su una lista condivisa. Il candidato che riceveva il maggior numero di voti dal Collegio elettorale diventava presidente, mentre il secondo classificato diventava vicepresidente. Il presidente veniva scelto dagli elettori, a loro volta selezionati da ogni Stato con vari metodi e potevano esprimere due voti ciascuno. Washington, dopo l'elezione all'unanimità, si recò nella capitale temporanea degli Stati Uniti, New York, dove si insediò il 30 aprile 1789.

Contesto

Nel marzo 1781, mentre la guerra d'indipendenza americana volgeva al termine, gli Articoli della Confederazione entrarono in vigore come primo modello di governo per i nascenti Stati Uniti. Gli Articoli, che legavano i 13 Stati in un'unione perpetua, mantenevano deliberatamente il nuovo governo centrale debole per proteggere la sovranità dei singoli stati. La mancanza di autorità da parte del Congresso, tuttavia, portò presto a dei problemi: l'incapacità del governo centrale di riscuotere le tasse significava un costante impoverimento del tesoro nazionale, mentre la scarsa risposta alla ribellione di Shays (1786-87) dimostrava l'inadeguatezza nella gestione delle crisi interne. A metà degli anni '80, molti americani consideravano gli articoli della Confederazione inefficaci e ne chiedevano la revisione, se non la sostituzione. George Washington certamente si fece portavoce di molti contemporanei quando definì il Congresso della Confederazione un “governo mezzo affamato, zoppicante, che si muove continuamente con le stampelle e barcolla ad ogni passo”. (mountvernon.org).

L'idea che Washington sarebbe stato il primo a definire la carica di presidente contribuì a mitigare il timore che quest'ultimo diventasse un "monarca elettivo".

Il 25 maggio 1787, la Convenzione costituzionale si riunì all'Independence Hall di Filadelfia, in Pennsylvania, presieduta da Washington. Sebbene l'obiettivo iniziale della Convenzione fosse di rivedere gli Articoli della Confederazione, fu presto deciso che era necessaria una forma di governo completamente nuova e i delegati si misero al lavoro per discutere e redigere quella che diventò la Costituzione degli Stati Uniti. Come suggerito dal Piano della Virginia (redatto dai delegati virginiani James Madison e Edmund Randolph), alla fine si decise che il nuovo governo federale sarebbe stato composto da tre rami distinti: esecutivo, legislativo e giudiziario, ognuno dei quali avrebbe dovuto esercitare controlli e verifiche sugli altri. Il dibattito sugli esatti poteri e funzioni di questi rami occupò gran parte della Convenzione, in particolare per quanto riguarda il ramo esecutivo. In base agli Articoli, gli Stati Uniti non avevano un funzionario esecutivo, in quanto il "presidente del Congresso" aveva più che altro un ruolo amministrativo.

Il 1° giugno fu deciso che il capo dell'esecutivo della nazione sarebbe stato una singola persona piuttosto che un gruppo di persone e che questo titolare della carica sarebbe stato chiamato "presidente". Ritenendo che le masse fossero troppo facilmente manipolabili, i delegati decisero di non eleggere il presidente direttamente attraverso un voto popolare e di istituire invece un Collegio elettorale, in cui gli aventi diritto di ogni Stato avrebbero scelto gli elettori che, a loro volta, avrebbero designato il presidente. Dopo aver valutato l'idea che il presidente dovesse servire per un solo mandato di sette anni, i delegati optarono per la possibilità di rieleggerlo per più mandati. Sebbene l'idea della carica presidenziale sembrasse preoccupare molti delegati della Convenzione, che ancora temevano la tirannia dei re, la maggior parte si lasciò tranquillizzare dall'idea che Washington sarebbe diventato il primo presidente. Più volte, Washington aveva dimostrato il proprio patriottismo durante la rivoluzione americana e si era volontariamente dimesso dalla carica di comandante in capo dell'esercito continentale. L'idea che sarebbe stato lui il primo a detenere la carica di presidente contribuì ad attenuare i timori che quest'ultimo diventasse un "monarca elettivo".

Washington at the Constitutional Convention, 1787
Washington alla Convenzione costituzionale, 1787
Junius Brutus Stearns (Public Domain)

Candidati

Una volta che la Costituzione degli Stati Uniti venne ratificata dai nove Stati necessari nel giugno 1788, la nazione poté prendere parte alla prima elezione presidenziale. Come era accaduto alla Convenzione costituzionale, la maggior parte degli americani pensava che Washington avrebbe vinto la presidenza. Il generale stesso manifestò scarso interesse per la carica, lasciando intendere che avrebbe preferito godersi la pensione nella casa di Mount Vernon. Anche se questo poteva essere vero nel caso di Washington, all'epoca era consuetudine per i politici fingere disinteresse per le cariche politiche e comportarsi come se l'accettazione di tale incarico fosse un sacrificio personale fatto per il bene del Paese; chiunque cercasse apertamente di fare campagna per una carica politica era visto con sospetto. Washington, quindi, non fece campagna elettorale per la presidenza né manifestò grande interesse, tuttavia, fu comunque l'unico candidato che venne preso seriamente in considerazione per l'incarico.

Poiché l'elezione di Washington era scontata, l'attenzione della prima elezione nazionale si concentrò su chi avrebbe ricoperto la carica di vicepresidente. La vicepresidenza era una carica poco definita, il cui unico ruolo esplicitamente indicato nella Costituzione era quello di presiedere il Senato e di esprimere un voto di spareggio in caso di necessità. Era riconosciuta, tuttavia, come una posizione prestigiosa, seconda solo al presidente. Poiché Washington proveniva dalla Virginia, uno Stato del Sud, si ritenne opportuno che il primo vicepresidente provenisse dal Nord; furono presi in considerazione una serie di candidati, tra cui John Jay di New York, Samuel Huntingdon del Connecticut, Benjamin Lincoln e John Hancock del Massachusetts. Tuttavia, l'uomo che probabilmente veniva considerato più adatto all'incarico era John Adams di Braintree, Massachusetts, che aveva svolto un ruolo fondamentale durante la rivoluzione americana, guidando la lotta per l'indipendenza e assicurando gli aiuti esteri necessari. Come Washington, Adams non manifestò alcun interesse pubblico per la vicepresidenza, dedicando invece il proprio tempo a lavorare nella sua fattoria. Ma a differenza di Washington, Adams desiderava l'incarico e disse privatamente alla moglie Abigail che qualsiasi posizione inferiore a quella di vicepresidente nel nuovo governo sarebbe stata "al di sotto della sua portata" (Chernow, 271).

John Adams as Vice President
John Adams candidato vicepresidente
John Trumbull (Public Domain)

Elezione

Gli Stati iniziarono a selezionare i propri elettori presidenziali il 15 dicembre 1788, un processo che sarebbe durato poco più di tre settimane. I metodi di selezione degli elettori variavano da Stato a Stato. In alcuni Stati, gli elettori venivano scelti attraverso il voto popolare, mentre in altri erano nominati dalla legislatura statale. Alla scadenza del 7 gennaio 1789, vennero selezionati gli elettori di dieci Stati: Massachusetts, Connecticut, New Hampshire, New Jersey, Maryland, Delaware, Pennsylvania, Virginia, South Carolina e Georgia. Degli altri tre Stati, la legislatura di New York non era riuscita a concordare un metodo per la scelta degli elettori prima della scadenza, di conseguenza, non ne venne inviato nessuno, mentre la Carolina del Nord e il Rhode Island non avevano ancora ratificato la Costituzione e non poterono partecipare all'elezione.

Come previsto, ogni elettore espresse il primo voto per George Washington, che fu eletto all'unanimità con tutti i 69 voti elettorali.

Il Collegio elettorale si riunì il 4 febbraio 1789. Gli elettori erano 69, ognuno dei quali poteva esprimere due voti; il candidato che avesse ricevuto il maggior numero di voti sarebbe diventato presidente, mentre il secondo classificato sarebbe diventato vicepresidente. In caso di parità - cosa improbabile in questa particolare corsa - la decisione sarebbe stata affidata alla Camera dei Rappresentanti. Come previsto, ogni elettore espresse il primo voto per George Washington, che venne eletto all'unanimità con tutti i 69 voti. La corsa per la vicepresidenza fu appena più combattuta: John Adams vinse facilmente con 34 voti, mentre il secondo candidato, John Jay, ne ricevette solo nove.

Nonostante la netta vittoria, Adams si sentì deluso per non aver ottenuto più della metà dei voti elettorali disponibili; soprattutto se paragonato all'unanimità dell'elezione di Washington, Adams si sentì umiliato e personalmente offeso dalla debole dimostrazione di sostegno. A sua insaputa, il motivo per cui non ottenne più voti fu dovuto alle macchinazioni di Alexander Hamilton. Preoccupato che Adams potesse accidentalmente ottenere più voti di Washington e diventare presidente, Hamilton aveva avvicinato diversi elettori durante l'inverno e li aveva convinti a non votare Adams. Si rivelò una precauzione inutile, dato che tutti gli elettori votarono comunque per Washington, e servì solo a ferire la vanità di Adams, che inveì contro un tale "oscuro e sporco intrigo" (Chernow, 273).

Insediamento di Washington

Durante la votazione del Collegio elettorale, Washington rimase a casa a Mount Vernon, in attesa dei risultati. Sebbene la decisione fosse stata presa a febbraio, il Congresso non aveva potuto contare i voti fino al raggiungimento del quorum il 6 aprile. Una volta che i voti furono conteggiati, il Congresso inviò Charles Thomson, Segretario del Congresso, a Mount Vernon per informare Washington della sua elezione. Washington accettò e, il 16 aprile 1789, iniziò una processione di otto giorni verso New York, capitale temporanea degli Stati Uniti. Si trattò di un viaggio ricco di festeggiamenti. I cannoni e le campane delle chiese risuonarono in ogni città attraversata, mentre la folla si radunava per vedere il neoeletto presidente. Passando per Trenton, nel New Jersey, luogo di una delle sue battaglie più famose, Washington venne accolto da un arco di trionfo a tredici pilastri e da tredici giovani donne vestite di bianco che cantavano mentre spargevano petali di fiori davanti a lui. A Elizabethtown (l'odierna Elizabeth, NJ), salì a bordo di una lussuosa chiatta trainata da tredici piloti che lo portò attraverso il fiume Hudson a New York City.

The Arrival of George Washington at New York City, April 30, 1789
L'arrivo di George Washington a New York, 30 aprile 1789
Arsène-Hippolyte Rivey (Public Domain)

All'arrivo di Washington a New York, Adams si era già insediato in qualità di vicepresidente (il 21 aprile) e presiedeva le sedute del Senato degli Stati Uniti. Il 30 aprile 1789, giorno dell'insediamento di Washington, una folla enorme si radunò davanti alla Federal Hall. Dal balcone del secondo piano, Robert R. Livingston, cancelliere di New York, prestò il giuramento presidenziale. Al termine del giuramento, Washington baciò la Bibbia su cui aveva giurato, mentre Livingston si rivolse alla folla per proclamare: "Lunga vita a George Washington, Presidente degli Stati Uniti!". (Wood, 65). L'applauso che ne scaturì fu così forte che pare abbia sovrastato il suono delle campane della chiesa. Washington si recò quindi nella sala del Senato dove pronunciò un breve discorso inaugurale di 1.400 parole; era talmente sopraffatto dall'emozione che ebbe difficoltà a leggere.

Con l'eccezione dell'offesa subita da Adams e della fanfara in processione verso New York, l'elezione presidenziale del 1789 si rivelò un evento piuttosto semplice e privo di drammi. A parte la rielezione di Washington nel 1792, anch'essa unanime, fu l'unica elezione presidenziale non conflittuale e l'unica non influenzata da partiti politici organizzati. L'elezione presidenziale del 1796, che oppose John Adams e il Partito Federalista a Thomas Jefferson e al Partito Democratico-Repubblicano, avrebbe influenzato in larga misura il modo in cui le elezioni nazionali e la politica americana vennero trattate in seguito.

Domande e risposte

Quando si sono svolte le prime elezioni presidenziali negli Stati Uniti?

La prima elezione presidenziale nella storia degli Stati Uniti si tenne il 4 febbraio 1789 e si concluse con all'elezione di George Washington come presidente e John Adams come vicepresidente.

I politici americani facevano campagna elettorale nel XVIII secolo?

No, i primi politici americani non facevano campagne elettorali, perché erano considerate troppo ambiziose e fini a se stesse. Al contrario, gli aspiranti politici dovevano comportarsi in modo disinteressato e, segretamente, lasciar parlare i propri alleati in pubblico.

Perché John Adams venne scelto come vicepresidente nel 1789?

Oltre che per la leadership dimostrata durante la Rivoluzione americana, John Adams fu scelto come vicepresidente perché proveniva da uno stato del nord, il che venne ritenuto appropriato dal momento che il presidente, George Washington, era del sud.

Bibliografia

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Info traduttore

Aurora Alario
Sono una traduttrice freelance. Mi sono laureata in Mediazione Linguistica presso il SSML Centro Masterly di Palermo, dove ho studiato interpretariato e traduzione per le lingue inglese e francese. Mi interessa la storia e subisco il fascino della cultura indiana. Sono appassionata di informatica, musica e lingue, ovviamente.

Info autore

Harrison W. Mark
Harrison Mark è diplomato in storia e scienze politiche presso la State University of New York a Oswego.

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Mark, H. W. (2024, agosto 26). Elezioni presidenziali americane del 1789 [US Presidential Election of 1789]. (A. Alario, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-23430/elezioni-presidenziali-americane-del-1789/

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Mark, Harrison W.. "Elezioni presidenziali americane del 1789." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. Modificato il agosto 26, 2024. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-23430/elezioni-presidenziali-americane-del-1789/.

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Mark, Harrison W.. "Elezioni presidenziali americane del 1789." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 26 ago 2024. Web. 08 ott 2024.