Assassini

Definizione

Mark Cartwright
da , tradotto da Giovanni De Simone
pubblicato il 29 ottobre 2019
Disponibile in altre lingue: Inglese, Arabo, Francese, Turco
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The Assassins Alamut Castle, Iran (by Alireza Javaheri, CC BY)
Alamut, castello degli Assassini, Iran
Alireza Javaheri (CC BY)

Gli Assassini facevano parte della corrente dei nizariti ismailiti, un gruppo eretico di musulmani sciiti molto potente in Persia e in Siria dall'XI secolo fino alla loro sconfitta per mano dei Mongoli nella metà del XIII secolo. Al sicuro nelle loro fortezze in cima alle montagne, divennero famigerati per la loro strategia di individuare gli oppositori politici e ucciderli, di solito con una squadra di sicari armati di coltello. Presso i loro nemici erano noti con il nome di 'Assassini' perché venivano associati alla pratica di fare uso di hashish: 'assassino' sarebbe una corruzione dell'arabo hasisi, cioè 'mangiatore di hashish', e così il nome è stato collegato al loro principale modus operandi che consisteva nell'assassinio a scopo politico-religioso. I nizariti ismailiti costituiscono una branca dell'Islam ancora oggi.

L'origine del nome 'Assassini'

Secondo le testimonianze, prima delle loro missioni omicide, i nizariti ismailiti mangiavano foglie di canapa (hashish), che contengono una sostanza naturale psicoattiva. Il termine 'assassino' deriva dal latino assassinus, che è una corruzione della parola araba hasisi, al-Hashishiyyun o hashashun, che significa 'mangiatore di hashish'. Poiché i nizariti ismailiti impiegavano così spesso la tattica dell'omicidio, il nome usato dagli arabi del periodo medievale per descrivere la loro abitudine di assumere droga divenne sinonimo dell'atto di uccidere un oppositore politico-religioso.

LE UCCISIONI ERA SPESSO PIANIFICATE PER ESSERE PORTATE A TERMINE IN LOCALITÀ AFFOLLATE PER MASSIMIZZARNE LE CONSEGUENZE POLITICHE E RELIGIOSE.

L'uso di droghe da parte degli Assassini può essere stato un modo che i loro nemici hanno usato per spiegare le loro straordinarie abilità e la volontà di morire per la causa. È possibile che essi non abbiano mai fatto uso di stimolanti e che la reputazione di consumatori di droghe sia piuttosto frutto di un processo di demonizzazione e di invenzioni per giustificare il tasso di successo innaturalmente alto delle loro azioni e l'incapacità quasi totale di fermarli.

Credenze eretiche

Gli ismailiti erano una setta di musulmani sciiti formatasi nell'VIII secolo a seguito di una divisione tra i credenti sulla lealtà verso Ismail, morto nel 760 e figlio maggiore del sesto imam (ossia la guida dei fedeli dopo il profeta Maometto) Jafar al-Sadiq, deceduto nel 765. Gli ismailiti credevano che Ismail, nonostante fosse passato a miglior vita prima del padre, fosse già stato nominato da quest'ultimo come suo successore. Pertanto, il settimo imam avrebbe dovuto essere il figlio di Ismail, Muhammad al-Mahdi, in opposizione a quanto ritenuto dai fedeli sciiti ortodossi che appoggiavano il fratello di Ismail, Musa al-Kazim, morto 799 Per questo motivo, gli ismailiti sono spesso chiamati 'settimani' e credevano nell'arrivo del Mahdi o 'colui guidato dal giusto' che avrebbe restaurato la pace e la giustizia e indicato l'arrivo del Qa'im, 'il portatore della risurrezione.'

Masyaf Castle, Syria
Castello di Masyaf, Siria
Hatem keylani (CC BY-SA)

Essi, dunque, erano visti come eretici sia dagli altri sciiti che dai sunniti del califfato abbaside (750-1258) di Baghdad. Alla fine, dell'XI secolo, gli stessi ismailiti si divisero in due gruppi dopo una disputa dinastica e per la loro delusione nei confronti del califfato fatimide a guida ismailita (909-1171) del Cairo che, secondo loro, era stato incapace di portare avanti la loro ambizione di dominio nel mondo musulmano. Il ramo più orientale della setta, i nizariti per l'appunto, presero il nome dal loro candidato favorito per la carica di califfo, Abu Mansur Nizar (1047-1097); essi erano un gruppo più militante rispetto agli altri rami dell'ismailismo e furono loro che divennero noti con il nome di 'Assassini'.

I territori degli Assassini

I nizariti ismailiti, guidati inizialmente da un missionario egiziano, Hasan Ibn al-Sabbah (1048 circa-1124), fondarono delle basi in Iran e crearono una nuova comunità politico-religiosa molto simile agli ordini cavallereschi dell'Europa medievale. I membri della setta erano istruiti, addestrati e iniziati, per poi essere divisi in ranghi in base alla loro conoscenza, affidabilità e coraggio. Tutti i membri giuravano obbedienza assoluta e lealtà alla guida dell'ordine,

IL CAPO DELLA SETTA DIVENNE NOTO IN OCCIDENTE GRAZIE AI CROCIATI CON IL NOME DI 'VECCHIO DELLA MONTAGNA'.

La setta crebbe e alla fine, tra il 1130 e il 1151, riuscì ad acquisire una serie di fortezze in cima alle montagne. Molti di questi castelli erano localizzati nella Siria settentrionale nella regione della Jabal Ansariyya, cioè della catena costiera siriana, che all'epoca costituiva una zona di confine con gli stati crociati. Tra queste fortezze c'era quella della città di Masyaf nella valle del fiume Oronte, acquisita all'incirca nel 1141, che di fatto diventò la capitale del ministato nizarita in Siria. Il fallimento del tentativo di riprendere Edessa dal controllo musulmano durante la seconda crociata (1147-49) e la distruzione di due eserciti guidati dal tedesco Corrado III, re dei Romani dal 1138 al 1152 e da Luigi VII, re di Francia dal 1137 al 1180, permise ai nizariti di rimanere senza rivali nel nord della Siria, anche se occasionalmente dovettero pagare un tributo agli stati crociati per mantenere il loro isolamento, arrivando addirittura a sostenerli nelle loro guerre contro i musulmani sunniti della regione.

Entro la fine del XIII secolo la setta si era diffusa e i nizariti erano presenti in Egitto, Siria, Yemen, Iraq meridionale, Iran sudoccidentale (Khūzestān) e Afghanistan, anche se essenzialmente rimasero isolati sia dai loro nemici che tra di loro, pur restando ben protetti nei loro inespugnabili castelli. Ciononostante, le voci su di loro si propagarono e il capo dell'ordine divenne noto in Occidente grazie ai crociati con il nome di 'Vecchio della montagna'. Questo titolo fu associato in particolar modo a Rāshid al-Dīn Sinān, in carica dal 1169 al 1193.

The Near East in 1135 CE
Il Vicino Oriente nel 1135 d.C.
MapMaster (CC BY-SA)

Una delle fortezze più importanti era Maymūn-Diz, situata nella valle di Alamut, a sud del Mar Caspio, nota anche con il soprannome di 'nido dell'aquila'. Il castello, uno dei primi a essere presi dagli Assassini nel 1090, era il quartier generale della setta in Iran e dimora del gran maestro dell'ordine, o 'Vecchio'. Le fortezze degli Assassini erano costruite in pietra e rafforzate con ulteriori strutture in legno, mentre altre erano dotate di complessi sistemi difensivi. Il castello di Masyaf è un esempio di castello con mura difensive concentriche.

La strategia di assassinio

Gli Assassini non godevano di un grande potere militare, pertanto scelsero di mirare a specifici e potenti avversari; una strategia che si rivelò proficua. L'arma scelta per gli omicidi era quasi sempre il coltello, e la missione di solito era portata a termine da un piccolo gruppo di persone, a volte travestite da mendicanti, asceti o monaci. L'assassinio era spesso pianificato per essere compiuto in una località affollata per massimizzare le conseguenze politiche e religiose del gesto. Non ci si aspettava che gli esecutori sopravvivessero alla missione, per questo erano noti con il nome di 'fidain' o 'squadre suicide'.

È chiaro che questi uomini fossero pronti a morire per il 'Vecchio della montagna', ma non è altrettanto chiaro il motivo. L'esploratore veneziano Marco Polo (1254-1324), nel resoconto delle sue avventure attraverso l'Asia nel corso dell'ultimo quarto del XIII secolo raccolte nel suo libro il Milione, ci offre la seguente spiegazione che potrebbe svelare il motivo reale dell'uso di hashish tra gli Assassini:

Nella loro lingua il Vecchio era chiamato Al-eddin... In una magnifica valle, racchiusa tra due alte montagne, egli aveva creato un giardino sfarzoso, colmo di frutti deliziosi e arbusti profumati di ogni tipo che era riuscito a procurarsi... Aveva costruito palazzi di varie forme e dimensioni... Le inquiline di questi palazzi erano damigelle eleganti e bellissime, versate nelle arti del canto, nel suonare ogni sorta di strumento musicale e nella danza, specialmente nei balli di corteggiamento e seduzione amorosa... Presso questo cortile, il Vecchio faceva intrattenere un certo numero di giovani... ogni giorno parlava a costoro del tema del paradiso annunciato dal profeta... e alcune volte somministrava oppio a dieci o dodici di questi ragazzi; quando erano in preda al sonno li portava in diversi appartamenti situati nel suo giardino. Quando si risvegliavano percepivano di essere circondate da incantevoli damigelle che cantavano, suonavano e li attiravano con le carezze più affascinanti... gli venivano servite deliziose vivande e vini squisiti, fino a quando non erano intossicati dall'eccesso di piacere... essi credevano per assurdo di essere in paradiso... dopo quattro o cinque giorni, erano indotti nuovamente in uno stato di sonnolenza e portati fuori dal giardino... il Vecchio gli chiedeva dove fossero stati e loro rispondevano 'in paradiso, grazie all'intercessione di Sua Altezza'. Il capo poi si rivolgeva a loro dicendo: 'abbiamo la garanzia dataci dal nostro profeta che chi difende il suo Signore eredita il paradiso, e se voi giurate obbedienza ai miei ordini, quella felicità vi attende.'

(Libro 1, cap. XXII)

Esiste un altro passaggio che avvalora questa interpretazione e viene dallo Xishiji, testo scritto da Chang-de, funzionario governativo cinese e viaggiatore, che scrive nel 1263. Chang-de nota che gli Assassini:

...individuavano uomini forzuti e li adescavano con beni materiali... li intossicavano, li portavano in un sotterraneo e li intrattenevano con musica e donne. Gli lasciavano gustare i piaceri della carne... e quando si risvegliavano... gli veniva insegnato che, se fossero morti per la setta degli Assassini, avrebbero vissuto nuovamente tali piaceri.

(citato in Hillenbrand, 24)

Gli obiettivi

Tra i famigerati successi degli Assassini si può includere l'omicidio del visir di Baghdad, Nizam al-Mulk, ucciso il 14 ottobre del 1092. Un altro obiettivo di spessore, nonché prima vittima cristiana, fu Raimondo II, conte di Tripoli, assassinato nel 1152. Raimondo, che ricoprì la carica dal 1137 al 1152, aveva probabilmente infastidito gli Assassini concedendo un terreno ai Cavalieri Ospitalieri vicino una loro base nelle montagne del Nosairi, in Siria. Il suo omicidio causò il massacro di tutti gli autoctoni della Contea di Tripoli in un brutale quanto inutile tentativo di scovare i colpevoli. Una terza vittima di rilievo fu Corrado di Monferrato, ucciso il 28 aprile del 1192. Corrado, incoronato re di Gerusalemme solo pochi giorni prima, fu pugnalato a Tiro da una coppia di sicari durante una passeggiata notturna dopo cena. Gli Assassini si erano travestiti da monaci e avevano sorpreso Corrado con la guardia abbassata mostrandogli una lettera prima di pugnalarlo a morte. Riccardo I 'Cuor di Leone', re d'Inghilterra dal 1189 al 1199, fu persino accusato dai suoi detrattori di aver pagato per questo omicidio, perché la Terza crociata (1189-1192) si concluse con un nulla di fatto e gli occidentali discutevano tra loro su chi dovesse governare cosa in Medio Oriente.

A volte gli Assassini erano così efficienti che nessuno aveva la sicurezza di poter attribuirgli il misfatto. Uno di questi casi fu l'uccisione di Maudud, l'atabeg di Mosul, che fu attaccato in un cortile mentre tornava verso casa dopo la preghiera nella Grande Moschea di Damasco, il 2 ottobre 1113. Un solo sicario si avvicinò all'atabeg per chiedere l'elemosina, per poi afferrarlo alla cinta e colpirlo con due pugnalate allo stomaco. L'omicida fu catturato e decapitato e il suo corpo fu bruciato, ma c'era solo il sospetto che fosse un inviato dei nizariti. Ci si chiede, dunque, quante altre misteriose morti potrebbero essere avvenute in realtà per mano della setta degli Assassini e, al contrario, quante non abbiano avuto una connessione con loro ma gli sono state attribuite.

Una figura che rischiò di diventare una loro vittima fu Saladino, sultano di Egitto e Siria dal 1174 al 1193. Saladino, un musulmano sunnita, si era attirato l'ira degli Assassini affermando pubblicamente che tutti i musulmani eretici sarebbero stati crocifissi. Gli Assassini risposero secondo le loro modalità. Per due volte però, i loro tentativi fallirono. Il primo assalto ci fu nel 1175, quando una squadra di 13 persone non riuscì ad avvicinarsi all'obiettivo; la seconda volta, nel 1176, quattro sicari riuscirono solo a perforare la corazza di Saladino e a fargli un taglio sulla guancia prima di essere uccisi dalle guardie del corpo del sultano. Saladino reagì devastando le campagne intorno a Masyaf e assediando il castello per una settimana. Stranamente però, il sultano abbandonò questa iniziativa. Una possibile spiegazione può essere quella secondo la quale, durante la notte, gli Assassini si siano introdotti nella sua tenda ma, invece di ucciderlo, gli abbiano lasciato un pugnale sotto il cuscino come avvertimento di quanto sarebbe stato facile ucciderlo (Nur ad-Din, governatore di Aleppo e Edessa dal 1146 al 1174, ricevette un avvertimento simile). Una versione alternativa ci viene da un testo ismailita, secondo cui un membro della setta avrebbe lasciato una torta avvelenata sotto il cuscino del sultano lasciando un sinistro biglietto con scritto 'sei in nostro potere'.

Una terza versione degli eventi racconta che un emissario degli Assassini ebbe un'udienza con Saladino, che si riparava al sicuro dietro due delle sue guardie del corpo più fidate. L'emissario poi chiese alle guardie se avrebbero ucciso il sultano se gli fosse stato ordinato e loro risposero 'certamente'. Il fatto che il seguito di Saladino fosse stato infiltrato dagli Assassini a tale livello risulta un po' difficile da credere, ma la morale di tutte e tre le versioni del racconto è chiara: nessuno poteva scampare indefinitivamente agli Assassini se essi lo avevano scelto come bersaglio. Qualunque sia la verità, Saladino ricevette il messaggio e negoziò con il capo della setta in Siria un patto di non-aggressione con mutui benefici.

Pertanto, non è una sorpresa che, grazie al loro impressionante elenco di vittime eccellenti, gli Assassini divennero temuti per la loro efficacia, a tal punto che i sovrani indossavano continuamente una cotta di maglia sotto i loro stravaganti abiti. Persino Saladino, dopo il suo confronto con gli Assassini, iniziò a dormire in una torre di legno appositamente costruita invece che in una tenda, e allontanò dal suo cospetto tutti coloro che non conosceva personalmente.

Distruzione per mano dei Mongoli

Möngke Khan, il Gran Khan dell'Impero mongolo tra il 1251 e il 1259, aveva nominato suo fratello minore Hulagu, morto nel 1265, come viceré dell'Iran. Hulagu ricevette un esercito e gli fu ordinato di espandere l'impero verso ovest. Egli ottemperò ai suoi ordini con successo e, lungo la strada, sconfisse gli Assassini nel 1256 riuscendo a conquistare i loro castelli, fino a quel momento considerati inespugnabili; le fortezze caddero a una a una, compresa Alamut. Gli Assassini avevano commesso l'errore strategico di tentare una delle loro famigerate azioni contro Chaghadai, un comandante mongolo, e un'altra contro il precedente Gran Khan, Guyuk, in carica dal 1246 al 1248; a causa di questo comportamento, i Mongoli li considerarono come dei ribelli pericolosi per la loro egemonia.

An Audience with Mongke Khan
Un'udienza con Möngke Khan
Unknown Artist (Public Domain)

I Mongoli riuscirono a prendere le fortezze grazie alle loro avanzate macchine d'assedio e alle catapulte, con le quali lanciavano barili di polvere da sparo a grandi distanze con accuratezza e potenza. Per riuscire a colpire gli Assassini arroccati sulle loro montagne, i Mongoli spesso scalavano le cime adiacenti e trasportavano a pezzi le loro catapulte e balestre d'assedio per poi rimontarle e far fuoco contro il nemico. Gli Assassini non restarono certo passivi dietro le loro mura e risposero con le loro catapulte e balestre portatili, che inflissero perdite significative ai Mongoli. Come ci viene tramandato dallo storico persiano Ata Malik Juwayni (1226-1283), autore di una storia dell'Impero mongolo piuttosto romanzata, durante uno di questi attacchi accadde che:

...i giovani uomini fendevano i capelli con le lance e con le frecce e non hanno battuto ciglio né davanti ai proiettili in pietra né alle frecce nemiche. I dardi della sventura lanciati dall'angelo della morte, volavano contro questi infelici, passando come la grandine attraverso le nuvole simili a setacci.

(citato in Turnbull, 55)

Alla fine, le fortezze caddero - spesso grazie al fatto di fare sfoggio davanti alle mura del gran maestro degli Assassini Rukn al-Din Khur-Shah fatto prigioniero - e la setta fu soppressa. Come ultimo atto, Möngke Khan ordinò che Rukn al-Din Khur-Shah fosse portato per un’udienza a Karakorum, la capitale mongola, ma questi si rifiutò e alla fine fu giustiziato mentre stava viaggiando verso casa, calpestato a morte dai suoi guardiani. Questo trattamento 'senza spargimento di sangue' era normalmente riservato ai sovrani che avevano sconsideratamente rifiutato le iniziali aperture diplomatiche dei Mongoli e che non si erano arresi prima che venisse sparato il primo colpo di catapulta. Rukn al-Din Khur-Shah difficilmente poteva lamentarsi dato che precedentemente aveva inviato 400 Assassini nel tentativo - poi fallito - di uccidere il Khan.

I restanti castelli degli Assassini vennero presi e i loro abitanti - uomini, donne e bambini - furono massacrati; le donne e i bambini abbastanza fortunati da sopravvivere furono venduti come schiavi. I nizariti ismailiti alla fine vennero sterminati in tutta la Persia, ma alcune fortezze in Siria sopravvissero prima di essere attaccate dal capo dei Mamelucchi, Al-Zahir Baybars, sultano di Egitto e Siria dal 1260 al 1277. Negli anni Settanta del Duecento, molti ex-castelli dei nizariti furono occupati dai Mamelucchi. Devono esserci stati ancora degli ismailiti in clandestinità, poiché nel XIX secolo si ha notizia di un gruppo che si è spostato in India dove ha fondato una piccola comunità di eretici. Quando i Mongoli spostarono la loro attenzione verso Baghdad, i musulmani ortodossi rastrellarono le biblioteche degli ismailiti che ancora non erano state distrutte dai Mongoli, in particolare la famosa biblioteca del castello di Alamut, salvando molti testi antichi che andarono a finire quasi tutti a Maragheh, in Iran; tuttavia, costoro diedero anche fuoco a qualsiasi testo ismailita contenente credenze ritenute eretiche, lasciando agli storici un corpus di testi scarso e insoddisfacente per cercare di ricostruire la storia degli Assassini.

Eredità

Gli Assassini del periodo medievale possono essere scomparsi, ma i nizariti ismailiti continuano a essere un ramo dell'Islam sciita e i loro capi finirono per essere rappresentati dagli Aga Khan dell'Iran dal 1817. L'attuale imam dei nizariti ismailiti è il principe Shah Karim al-Husseini, Aga Khan IV, in carica dal 1957. Molti dei castelli ismailiti in rovina possono essere ancora visti da coloro abbastanza intrepidi da raggiungerli, tra cui le fortezze di Alamut e Masyaf. La setta ha raggiunto un nuovo livello di popolarità grazie alla serie di videogiochi del 2007 Assassin’s Creed, blandamente basata sulle vicende dei nizariti.

Bibliografia

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Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è uno scrittore a tempo pieno oltre che ricercatore, storico ed editore. Altri suoi interessi riguardano l'arte, l'architettura, e la scoperta delle idee che le civiltà condividono. Laureato in filosofia politica, è direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2019, ottobre 29). Assassini [The Assassins]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-18523/assassini/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Assassini." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il ottobre 29, 2019. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-18523/assassini/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Assassini." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 29 ott 2019, https://www.worldhistory.org/The_Assassins/. Web. 24 giu 2025.