Sei grandi eresie del Medioevo

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Joshua J. Mark
da , tradotto da Omar Carminati
pubblicato il 01 luglio 2019
Disponibile in altre lingue: Inglese, Arabo, Francese, Portoghese, Spagnolo
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La Chiesa medievale aveva stabilito il proprio monopolio sulla vita spirituale degli europei durante l'Alto Medioevo (476-1000), continuando a consolidare tale autorità lungo tutto il corso del Basso Medioevo (1000-1492). Durante questi secoli il clero si fece sempre più corrotto, arrivando ad ignorare anche i principi più basilari della cristianità e a vivere nello sfarzo (alimentato anche dalle decime dei fedeli).

Il clero era così tanto associato all'ipocrisia e al peccato che l'anti-clericalismo si sviluppò in tutta Europa già prima dell'anno mille, contribuendo allo sviluppo di credi alternativi che la Chiesa si affrettò a condannare come eresie.

Jan Hus Being Burnt at the Stake
Jan Hus arso al rogo
Fb78 (Public Domain)

Il popolo – ma anche la nobiltà – poteva poco contro la corruzione del clero, poiché la Chiesa decideva delle sorti che sarebbero toccate dopo la morte di ognuno. Si poteva ottenere la salvezza e giungere alla vita eterna solo seguendo i precetti della Chiesa, l'alternativa era un'eternità spesa tra i tormenti dell'inferno o una limitata, quasi altrettanto spiacevole, degenza tra i fuochi del purgatorio, dove i peccati venivano bruciati ed espiati. Paradiso, inferno e purgatorio erano considerate le certezze che seguivano la morte e, poiché la Chiesa aveva stabilito tutte le norme su dove sarebbe finita l'anima, le persone erano costrette ad accettere il comportamento del clero.

La messa cristiana era recitata in latino, la Bibbia era scritta in latino e le preghiere come il Padre nostro e l'Ave Maria erano insegnate e memorizzate dai parrocchiani in latino – una lingua che nessun contadino e solo pochi nobili capivano. Il ministero di Cristo, come riportavano i Vangeli, era quindi di esclusiva proprietà del clero che affermava che solo la Chiesa poteva comprendere e interpretare correttamente le intenzioni di Dio.

La Chiesa cattolica era l'unica forma di cristianità conosciuta per quegli europei che non facevano parte della Chiesa ortodossa, almeno fino a quando la Riforma protestante (1517-1648) non ne minò il potere. Prima della Riforma, tuttavia, le cosiddette eresie davano l'opportunità di esprimere il proprio sentimento religioso al di fuori dei precetti definiti dalla Chiesa.

Gli eretici

Per la chiesa, un eretico era come una persona affetta da una malattia contagiosa.

Sebbene l'Europa fosse nominalmente cristiana per tutto il Medioevo, vi furono numerosi movimenti che misero in discussione gli insegnamenti della Chiesa e che cercarono di stabilire la propria visione di cristianesimo o, come nel caso dei pauliciani, dei bogomili e dei catari, una sorta di religione alternativa che riutilizzava elementi del manicheismo persiano, dello gnosticismo greco e dello stesso cristianesimo. Questi movimenti furono condannati come eresie e vennero duramente repressi dalla Chiesa cattolica medievale al fine di conservare il potere.

Sebbene ci fossero molti cosiddetti movimenti ereticali durante il Medioevo, sei eresie ebbero un grande impatto e ne ispirarono le altre. Queste furono:

  • Il paulicianesimo
  • Il bogomilismo
  • Il catarismo
  • Il valdismo
  • Il lollardismo
  • L'hussitismo

Tutti questi movimenti furono repressi dalla Chiesa, spesso dopo averne massacrato le popolazioni che poco avevano a che fare con l'eresia, poiché continuava a insistere sulla sua autorità spirituale come sola rappresentante di Dio sulla terra. Per la Chiesa, che manteneva e alimentava il terrore di una vita ultraterrena di inferno e di purgatorio, un eretico era come una persona affetta da una malattia contagiosa che doveva essere tenuta lontano dalla popolazione per evitare di spargere il morbo. Bisognava curarli. Inizialmente con le parole – i missionari avrebbero discusso con loro provando a riportarli a posizioni più accettabili – ma divenne presto evidente che gli eretici potevano essere più bravi nel dibattito rispetto al clero cattolico, e quindi vennero prese misure più drastiche, che alla fine avrebbero provocato devastazioni come la crociata albigese del 1209-1229 e l'Inquisizione.

Le prime eresie e Nicea

Il cristianesimo tra il I e ​​il IV secolo d.C. fu interpretato in modo diverso a seconda delle varie fazioni religiose. Dopo che Costantino il Grande (r. da 306 a 337 d.C.) aveva fatto del cristianesimo la religione ufficiale di Roma, si cominciò a chiedere una visione unificata della nuova fede che fu cercata al primo concilio di Nicea nel 325 d.C. Prima di allora, gli insegnamenti di Ario di Alessandria (256-336 d.C.) – che tra le altre cose negava la validità della Trinità cristiana – erano accettati come qualsiasi altra forma di cristianesimo. Gli ebioniti del IV secolo, invece, negavano la divinità del Cristo e aderivano alla credenza nota come adozionismo, secondo la quale Gesù di Nazaret, un uomo senza peccato, venne "adottato" da Dio attraverso il battesimo, la morte e la risurrezione, ma non fu "l'unico figlio generato da Dio". I donatisti dell'Africa settentrionale del IV secolo, invece, affermavano che il clero cristiano doveva essere senza peccato, nell'emulazione di Cristo e dei suoi apostoli, poiché altrimenti non avrebbe potuto amministrare propriamente i riti e celebrare le messe.

First Council of Nicaea
Primo concilio di Nicea
Jjensen (Public Domain)

Costantino credeva di avere avuto una visione di Gesù Cristo appena prima della battaglia di Ponte Milvio del 312 d.C., nella quale sconfisse il rivale Massenzio e assunse i poteri come imperatore romano. Cristo gli apparse nella stessa maniera in cui gli erano apparsi gli dèi pagani del passato, così che Cristo doveva essere un dio ancora più potente. Costantino non era interessato ad una cristianità che negava la divinità di Cristo, né tantomeno era interessato a tollerare la pignoleria dei donatisti o l'adozionismo degli ebioniti e gli altri. Questi movimenti furono condannati a Nicea, dove venne stabilita una forma comune e ortodossa di cristianesimo.

Tra i molti cambiamenti avviati a Nicea, c'era anche il riconoscimento di un nuovo stato di subalternità delle donne all'interno della Chiesa. Da allora, infatti, queste vennero considerate laiche e, anche se potevano assistere nelle funzioni della Chiesa, non potevano né insegnare né esercitare un'autorità. Prima di Nicea, sono riportate molte donne influenti che operavano all'interno della Chiesa e il cui lavoro era parimenti o più significativo di qualsiasi loro omologo maschile. L'esclusione delle donne dalle posizioni di potere era semplicemente un altro elemento da introdurre per stabilire una visione ortodossa del cristianesimo, e una volta che c'era un solo modo giusto di interpretare e praticare la fede, qualsiasi altro veniva considerato eresia e doveva essere eradicato.

La Chiesa e il potere temporale

La Chiesa esercitava il potere temporale con mezzi secolari da quando Costantino e i suoi immediati successori avevano cominciato a considerarsi i campioni della cristianità. La Chiesa era esente dal pagare le tasse e questo favorì l'accumulo di notevoli ricchezze, alle quali si aggiunsero le decime pagate dei fedeli, che si tradussero in proprietà terriere e potere. Nell'VIII secolo, la Chiesa aumentò ulteriormente la proprio supremazia per mezzo di un falso, noto come la Donazione di Costantino, che affermava che Costantino aveva ceduto il proprio potere al papa, che poi permise all'imperatore di regnare di buona grazia. Il potere temporale, quindi, apparteneva a tutti gli effetti al papa e alla sua Chiesa ed era stato solo prestato ai vari monarchi che si erano susseguiti.

le sette eretiche condannavano l'ipocrisia della chiesa, la sua immeritata opulenza e la corruzione e rinnegavano la legittimità del papa, del clero e persino dei sacramenti.

È dibattuto l'impatto reale che questo documento ebbe durante il Medioevo, ma il concetto alla sua base – e il crescente coinvolgimento della Chiesa negli affari di Stato – era significativo. Incoraggiò intanto Pipino il Breve, re dei Franchi (r. 751-768), a fare il proprio dono alla Chiesa con la Promissio Carisiaca (nota anche come la Donazione di Pipino) che diede alla Chiesa le terre che aveva conquistato dai Longobardi e istituì lo Stato Pontificio. La Chiesa avrebbe potuto anche formare una propria milizia, impegnandosi in campagne militari e, poiché affermavano di essere il potere sopra il quale poggiava qualsiasi trono, a costringere i monarchi a conformarsi ai propri interessi.

Il coinvolgimento della chiesa con le questioni secolari preoccupò molte persone e ne indignò molte altre. Nell'Italia medievale, le fazioni conosciute come guelfi e ghibellini sorsero nel XII secolo in risposta alla nascente lotta per le investiture (la Chiesa che voleva avere la libertà di nominare gli alti ecclesiastici, compreso il papa, senza consultare l'imperatore). I guelfi sostenevano la supremazia papale mentre i ghibellini sostenevano il Sacro Romano Impero. I ghibellini, tuttavia, non si schierarono mai contro la Chiesa stessa, ma solo contro presunti abusi di potere, mentre le sette eretiche condannavano l'ipocrisia della Chiesa, la sua immeritata opulenza e tutte le sue altre manifestazioni di corruzione, oltre a negare la legittimità del papa, del clero e persino dei sacramenti.

Sei grandi eresie medievali

I sacramenti includevano il battesimo, la cresima, la comunione, la penitenza, il matrimonio, l'ordine sacro e l'unzione degli infermi. Bisognava osservare i sacramenti per essere considerati cristiani e questi riti dovevano essere amministrati dal clero cattolico per essere validi. La Chiesa faceva pagare alle persone ognuno di questi rituali e, se qualcuno non poteva pagare in contanti, doveva saldare il debito offrendo il proprio tempo alla Chiesa. Alcuni, tuttavia, notarono che il clero viveva già bene e sembrava più interessato al lusso e alle comodità, piuttosto che al proprio ufficio.

Eventuali lamentele contro questo tipo di comportamento sarebbero sembrate critiche alla Chiesa stessa e ciò non poteva essere tollerato. Il riconoscimento di qualsiasi critica avrebbe richiesto una riforma, e la Chiesa non aveva alcun interesse a riformarsi. Ciononostante, membri significativi del clero richiamarono la Chiesa a rendere conto delle proprie ipocrisie, come il sacerdote e teologo Pietro Abelardo (1079-1142) che sosteneva che la dialettica (la pratica di indagare razionalmente la verità di una proposizione) sarebbe dovuta essere applicata non solo ai sacramenti della Chiesa, ma anche alle sue politiche e perfino alla Bibbia. Abelardo fu condannato come eretico, il suo libro venne bruciato e fu costretto a ritrattare.

Altri cosiddetti eretici presentarono la loro causa direttamente al popolo, che spesso abbracciava le nuove idee prima che potessero venire represse dalla Chiesa. La nobiltà, in particolare, avrebbe accolto con favore un'alternativa che fosse meno invadente della Chiesa. I seguenti sei sistemi di credenze, nati come reazioni alla corruzione della Chiesa, si evolverono sviluppando la propria visione della spiritualità e del divino.

I pauliciani (VII-IX secolo) furono una setta fondata in Armenia da Costantino di Manamali (morto nel 684) che incoraggiarono la comunicazione diretta con Dio attraverso la preghiera. Propugnavano un ritorno alla semplicità e alla comunione del cristianesimo primitivo come espresso nella vita di san Paolo (c. 5-67). Non avevano chiese e si incontravano nelle case degli aderenti che chiamavano “luoghi di preghiera”. Era questa una fede dualista, che credeva in due divinità onnipotenti (una buona, una cattiva) in continua lotta e rifiutava la divinità di Cristo e la venerazione di Maria, così come tutti i sacramenti e la gerarchia della Chiesa. Rifiutavano completamente il concetto di sacerdotalismo che imponeva che la comunione con Dio fosse impossibile senza l'intervento di un sacerdote. Costantino morì lapidato per ordine della Chiesa e in seguito molti altri suoi seguaci furono arsi al rogo per eresia o furono trasferiti nella speranza che si riformassero. Questi sopravvissuti svilupparono, o almeno influenzarono, l'eresia dei bogomili.

Massacre of the Paulicians
Il massacro dei pauliciani
Cplakidas (Public Domain)

I bogomili (XI secolo) erano una setta religiosa formatasi nei Balcani, il cui nome molto probabilmente significava “quelli cari a Dio”. Anche i bogomili erano una setta dualista, ma svilupparono il concetto in modo più completo. Credevano che il mondo appartenesse alla divinità malvagia e che lo scopo della vita fosse quello di vincere le tentazioni e di liberarsi dalle costrizioni del corpo per tornare al puro regno di Dio. Seguivano i principi pauliciani nel negare la divinità di Cristo, la validità dei sacramenti e la gerarchia della Chiesa, ma includevano anche elementi manichei e dello gnosticismo greco. Sono stati costantemente perseguitati dalla Chiesa che ha cercato di sradicarli attraverso una serie di crociate, ma i loro principi e la loro struttura organizzativa di base sopravvissero fino a influenzare l'eresia più nota del Medioevo: il catarismo.

I catari (XI-XIII secolo, dal greco "puri", noti anche come albigesi per la loro associazione con la città di Albi) erano una setta della Francia meridionale che essenzialmente credeva negli stessi concetti dei bogomili ma che, come anche per i pauliciani, ne svilupparono ulteriormente i concetti. Anche i catari erano dualisti, gnostici e veneravano una dea Sofia (saggezza) che sostenevano che la Chiesa avesse rapito per traviarne il messaggio. I sacerdoti catari erano conosciuti come perfecti e i credenti erano chiamati credentes. C'era poi anche un gruppo di simpatizzanti nominalmente ancora cattolici. Uomini e donne servivano come perfecti e praticavano l'astinenza, il vegetarianismo e vivevano in povertà, in aperto contrasto con lo stile di vita del clero cattolico. Alcuni studiosi ritengono che le convinzioni catare abbiano influenzato lo sviluppo del genere poetico francese dell'amore cortese, poiché erano associate a due donne che fecero parte di quel movimento: Eleonora d'Aquitania (c. 1122-1204) e sua figlia Maria di Francia (1145-1198). I catari vennero sterminati dalla Chiesa attraverso la crociata albigese.

Pope Innocent III & the Albigensian Crusade
Papa Innocenzo III e la Crociata albigense
Unknown Artist (Public Domain)

I valdesi (XII secolo) erano una setta diversa dalle tre precedenti, fondata nel 1177 circa da Pietro Valdo (c. 1140-1205) di Lione. Valdo era un ricco mercante che, ricercando un rapporto più stretto con Dio basato sugli insegnamenti di Cristo, rinunciò alla sua ricchezza cominciando a predicare una dottrina di semplicità, povertà e servizio per gli altri. Prima di distribuire la sua ricchezza ai poveri, pagò la traduzione della Bibbia in provenzale, la sua lingua madre, per predicare il messaggio di Cristo al popolo. Valdo e i suoi seguaci condannavano gli aspetti mondani della Chiesa – in particolare la Donazione di Costantino che credevano contraddicesse gli insegnamenti di Cristo – così come negarono la validità dei sacramenti (tranne però il battesimo e la comunione), l'esistenza del purgatorio e la venerazione dei santi e della Vergine Maria. Quando nel 1179 Valdo fece appello a papa Alessandro III (r. 1159-1181) per essere riconosciuto, non fu considerato da subito un eretico ma venne scoraggiato dal predicare. In seguito, però, i Valdesi furono condannati per le loro critiche alla Chiesa, dichiarati eretici e dovettero disperdersi per sfuggire alle persecuzioni.

John wyclif aveva tradotto la bibbia dal latino all'inglese, garantendo l'accesso alle scritture a chiunque sapesse leggere in volgare.

I lollardi (XIV secolo) erano i seguaci del sacerdote, filosofo e professore di Oxford inglese John Wyclif (1330-1384) che sosteneva una drastica riforma della Chiesa. Il loro nome potrebbe derivare da un termine dispregiativo olandese usato per indicare qualcuno che mormora delle preghiere. John Wyclif fece tradurre la Bibbia dal latino all'inglese, garantendo l'accesso alle scritture a chiunque sapesse leggere in volgare. Wyclif era protetto da Oxford sotto la libertà di espressione accademica, ma dopo la rivolta dei contadini del 1381, in cui almeno un capo contadino era lollardo, sia la Chiesa che lo Stato iniziarono a perseguitare la setta. Nel 1395 i lollardi pubblicarono il loro documento Le dodici conclusioni dei lollardi che condannavano, tra le altre cose, il coinvolgimento della Chiesa negli affari temporali dello Stato, il celibato del clero, il sacerdotalismo, il pagamento delle preghiere per i morti, le Crociate, la transustanziazione della messa, la venerazione delle reliquie e dei pellegrinaggi. Furono perseguitati per tutto il XV secolo, ma sopravvissero come movimento clandestino ed emersero come una setta stimata dopo la Riforma inglese.

Gli hussiti (dal XV secolo in poi) erano i seguaci del filosofo e teologo Jan Hus (1369-1415), rettore dell'Università Carolina di Praga, che ammirava il lavoro di Wyclif e difendeva la Riforma. Hus e i suoi seguaci citavano spesso gli scritti di Wyclif – che erano stati banditi dalla Chiesa nel Regno di Boemia – e su di lui avevano basato il proprio attivismo. Hus non fu considerato eretico fino a quando non si oppose alla vendita delle indulgenze – atti che i fedeli acquistavano dalla Chiesa per ridurre il proprio tempo in purgatorio – a cui anche Wyclif si era opposto fermamente. Hus fu processato per le sue posizioni e venne bruciato al rogo nel 1415. La sua morte diede inizio alle guerre del 1419 - 1434 tra hussiti e le forze fedeli alla Chiesa. Gli hussiti sopravvissero alle crociate e, proprio come i lollardi, vennero riconosciuti durante la Riforma protestante.

The Devil Selling Indulgences
Il diavolo vende le indulgenze
Packare (Public Domain)

Conclusioni

Un lettore moderno potrebbe avere delle difficoltà a comprendere perché qualcuno non avesse provato ad avviare prima un serio tentativo di riforma. Il motivo, come si è potuto notare, è il totale monopolio religioso che la Chiesa deteneva sui popoli europei. È troppo facile riconoscere ora cosa si sarebbe dovuto fare in modo diverso.

A differenza delle persone dell'età moderna, quelle del Medioevo avevano possibilità limitate per l'espressione spirituale. Era improbabile che un contadino francese abbracciasse l'Islam quando la sua Chiesa si riferiva ai musulmani come "diavoli"; ed era ancor meno probabile che si muovesse verso l'ebraismo, cresciuto com'era con l'idea secondo cui gli ebrei erano gli "assassini di Cristo", come diceva la Chiesa. La convinzione dell'esistenza reale dell'inferno – un'eternità d'incessante tormento – rese poi la salvezza spirituale un bene primario.

La Chiesa plasmò e sfruttò una popolazione che non riusciva a immaginare di vivere senza di essa. Fu solo grazie agli sforzi di persone incredibilmente coraggiose, insieme allo spirito dei tempi che non poteva più sopportare l'ipocrisia della Chiesa, che nacque la Riforma protestante e si pose fine alla tirannia della Chiesa medievale.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

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Mark, J. J. (2019, luglio 01). Sei grandi eresie del Medioevo [Six Great Heresies of the Middle Ages]. (O. Carminati, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1414/sei-grandi-eresie-del-medioevo/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "Sei grandi eresie del Medioevo." Tradotto da Omar Carminati. World History Encyclopedia. Modificato il luglio 01, 2019. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1414/sei-grandi-eresie-del-medioevo/.

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Mark, Joshua J.. "Sei grandi eresie del Medioevo." Tradotto da Omar Carminati. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 01 lug 2019. Web. 06 dic 2024.