Anassimandro di Mileto (c. 610 - c. 546 a.C.) fu uno dei primi Presocratici, i filosofi che posero le fondamenta dello sviluppo della filosofia occidentale. Fu allievo di Talete di Mileto (c. 585 a.C.), considerato il primo filosofo dell'antica Grecia.
A Talete è riconosciuto questo primato in quanto fu il primo ad avviare la riflessione filosofica sulla natura dell'esistenza nel tentativo di individuare una Causa Prima nella creazione del mondo. Prima di lui, si credeva che il mondo funzionasse sotto l'influenza soprannaturale degli dei immortali e, anche dopo che ebbe iniziato la sua indagine, questa visione del funzionamento del mondo e della vita umana continuò a prevalere. La sua riflessione, in ogni caso, aprì la strada che altri ampliarono ed esplorarono ulteriormente, portando al processo conosciuto oggi come metodo scientifico. Anassimandro fu il primo degli allievi di Talete a progredire in questo percorso di ricerca.
Talete sosteneva che la Causa Prima fosse l'acqua, cosa che Anassimandro non condivise proponendo invece il concetto di apeiron definito come "l'illimitato, senza confini, infinito, o indefinito" (Baird, 10). L'apeiron è una forza cosmica che aggrega e disgrega la materia ma la sua precisa forma non è chiara in quanto tutta l'opera di Anassimandro è andata perduta e di essa si conosce solo una frase e i richiami che ne fanno autori successivi.
Secondo alcuni studiosi è lui, piuttosto che Talete, a dover essere considerato il primo filosofo occidentale dal momento che di Anassimandro esiste una testimonianza diretta e non controversa (anche se si tratta solo di una frase) mentre di Talete non esiste neppure un frammento. Anassimandro inventò l'idea dei modelli, fu il primo in Grecia a disegnare una mappa del mondo, ed è ritenuto il primo ad aver scritto un libro in prosa.
Viaggiò molto e fu molto stimato dai suoi contemporanei. Tra i suoi principali contributi al pensiero filosofico fu la citata idea che la 'materia di base' dell'universo fosse apeiron, un'idea filosofica e teologica che ancora oggi è dibattuta tra gli studiosi e che secondo alcuni fornì a Platone la base per la sua cosmologia.
L'Apeiron
Niente si conosce della vita di Anassimandro se non che la sua opera venne ritenuta così importante che ad essa facevano ancora riferimento dopo molto tempo autori successivi. Il filosofo neoplatonico Simplicio (c. 490-c.560 d.C.) scrive:
Tra quanti affermano che [il principio] è uno, in movimento e infinito, Anassimandro, figlio di Prassiade, milesio, successore e discepolo di Talete, ha detto che principio ed elemento degli esseri è l’apeiron [indefinito o infinito], avendo introdotto per primo questo nome di principio. E dice che il principio non è né l’acqua né un altro dei cosiddetti elementi, ma un’altra natura infinita, dalla quale tutti i cieli provengono e i mondi che in essi esistono. 'Ciò dunque da cui hanno origine le cose, ivi esse hanno anche la dissoluzione secondo necessità: essi pagano infatti l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo', e dice tali cose in termini molto poetici. Ed è chiaro che egli, riconosciuta la reciproca trasformazione dei quattro elementi, considerò impossibile porre qualcuno di essi come sostrato, ma pensò a qualcos'altro al di là di essi; ed egli fa derivare la generazione non dalla trasformazione dell'elemento, ma dalla separazione dei contrari a causa del movimento eterno. (Fisica, 24)
Questa affermazione di Anassimandro a proposito degli elementi che pagano l'uno all'altro la pena secondo l'ordine del tempo è considerato il più antico pezzo scritto di filosofia greca e il suo esatto significato continua a essere oggetto di discussione. Si pensa che l'apeiron fosse stato concepito come forza creativa, che aggrega materia senza sosta, creando nuove forme, per poi dissolverle e di nuovo ricrearle. La rilevanza di questo concetto è che esso consiste chiaramente in un forza cosmica ma non in un'entità divina. L'apeiron non era un dio; era energia. La formulazione di questo concetto è tanto più impressionante quando si pensi che esso fu concepito in un'epoca in cui l'esistenza delle divinità antropomorfiche greche era incontestata. Anche l'idea di Talete di una Prima Causa non si era allontanata dal paradigma comune della creazione del funzionamento del mondo; Anassimandro se ne discostò completamente.
Talete sosteneva che la Causa Prima di tutte le cose fosse l'acqua osservando che l'acqua assume forme differenti. Qualunque fosse la Causa Prima, era il ragionamento di Talete, essa doveva avere gli attributi di tutte le cose che da essa derivano. L'acqua è liquida ma, se riscaldata, diventa aria (vapore) e, se raffreddata, diventa solida (ghiaccio), e può mescolarsi con la terra che si trasforma in fango ma poi indurisce e diventa di nuovo un solido. L'acqua, quindi, partecipa delle qualità di tutti e quattro gli elementi conosciuti.
Anassimandro, tuttavia, capì che l'acqua era solo un altro degli elementi terrestri e che non c'era motivo di considerare la sua origine più antica di quella degli altri. Concluse che la Causa Prima dovesse provenire da qualcosa al di fuori del mondo osservabile ma ancora intellegibile attraverso il funzionamento del mondo stesso. La sua risposta alla domanda 'Da dove proviene ogni cosa?' era l'apeiron, l'illimitato, ma, come detto, cosa egli esattamente intendesse con 'l'illimitato' ha dato origine discussioni lunghe secoli. 'L'illimitato' si riferisce a qualità spaziali o temporali o si riferisce a qualcosa di inesauribile e indefinito?
Benché sia impossibile affermare con certezza cosa intendesse dire Anassimandro, una migliore comprensione si può raggiungere attraverso il cosiddetto argomento del "già da tempo" che Aristotele espone così nella Fisica,
Alcuni pongono come [Causa Prima] (precisamente, ciò che è al di fuori degli elementi) l'Illimitato, ma non l'aria o l'acqua, affinché gli altri elementi non vengano dissolti da quello tra essi che era infinito; perché essi hanno tra loro un rapporto di opposizione (l'aria, per esempio, è fredda, l'acqua umida e il fuoco caldo). Se uno di questi fosse infinito, esso avrebbe già da tempo distrutto gli altri; ma ora, sostengono, c'è qualcos'altro da cui tutti sono stati generati. (204b 25-29)
In altre parole, nessuno degli elementi osservabili può essere la Causa Prima perché tutti gli elementi osservabili sono mutevoli e, dovesse essere uno più potente degli altri, esso li avrebbe già da molto tempo fatti scomparire. Come osservato, tuttavia, gli elementi della terra sembrano essere in equilibrio l'uno con l'altro, senza che nessuno abbia il sopravvento, e quindi la Causa Prima deve essere cercata in qualcos'altro. Con questa affermazione, Anassimandro diventa il primo filosofo conosciuto a sviluppare una filosofia astratta, invece che naturale, e il primo metafisico anche prima che il termine 'metafisica' venisse coniato.
Proto-teoria evoluzionistica e la prima mappa
Oltre ai suoi contributi alla metafisica, ad Anassimandro è attribuita una proto-teoria dell'evoluzione come sottolineato da alcuni autori successivi:
Anassimandro afferma che le prime creature viventi ebbero origine nell'umido, ricoperti di membrane appuntite, ma che, dopo un certo tempo, approdarono in luoghi più asciutti e, una volta spezzatasi la loro membrana, cambiarono tipo di vita (Ezio, V, 19)
Afferma inoltre che in origine l'uomo nacque da creature di tipo diverso, visto che le altre creature trovavano presto il cibo da soli, mentre l'uomo soltanto richiede di essere allevato a lungo. Per questo l'uomo, in principio, non sarebbe potuto sopravvivere, se allora fosse stato com'è adesso. (Plutarco, 2)
A lui è attribuito anche il disegno della prima mappa:
Anassimandro il Milesio, discepolo di Talete, fu il primo che provò a disegnare su una tavola la terra abitata; dopo di lui Ecateo il do Mileto, gran viaggiatore, affinò il disegno, sicchè l'opera divenne motivo di meraviglia. (Agatemero, I, i)
Tracciò le mappe del cielo, viaggiò tantissimo, fu il primo a sostenere che la terra galleggiava nello spazio, e il primo a postulare una Causa Prima inosservabile. Si ritiene che il suo apeiron abbia influenzato il concetto platonico del Regno delle Forme, la "vera realtà", di cui il mondo osservabile è solo un riflesso. Che l'apeiron abbia ispirato Platone è, come quasi qualsiasi altra cosa che riguardi Anassimandro, controverso ma il suo concetto di infinito dal quale proviene ogni cosa ha molto in comune con il concetto di Aristotele di Primo Mobile, ciò che, rimanendo esso stesso immobile, mette in movimento ogni altra cosa.
SI dice fosse vissuto fino a tarda età e fosse stimato da tutti. Diogene Laerzio scrive, 'Apollodoro, nella sua Cronologia, afferma che Anassimandro, nell'anno secondo della cinquantottesima olimpiade, aveva sessantaquattro anni. E morì poco dopo, (la sua vita culminò, infatti, all'incirca nell'epoca di Policrate, tiranno di Samo). Fu eretta una statua a Mileto in onore di Anassimandro quando lui era ancora vivo e la sua eredità ancora sopravvive dopo secoli dalla morte.