Medea fu un'incantatrice, figlia del re Eete della Colchide (città sulla costa del Mar Nero). Nella mitologia greca è nota soprattutto per la relazione con l'eroe greco Giasone, raccontata nella Medea del tragediografo greco Euripide (484-407 a.C. circa) e nell'epica Argonautica di Apollonio di Rodi (295 a.C. circa).
Nel corso della storia, Medea venne rappresentata come una donna forte, spietata e assetata di sangue, che tradì il proprio popolo e uccise il fratello e i figli. Nonostante molte tragedie e scandali, la maggior parte da lei stessa causati, ne abbiano segnato la vita , rimase forte, divenne immortale e trascorse i propri giorni nel paradiso dei Campi Elisi.
Nascita e famiglia
Medea era figlia del re Eete della Colchide e di Eidia, figlia di Oceano e Teti, nonché nipote di Elio, il dio del sole, e di Circe, un'altra famosa maga della mitologia greca.
La gloriosa figlia dell'Oceano, Perseide, diede al Sole instancabile Circe e il monarca Eete.Eete, figlio del Sole che illumina i mortali, sposò, secondo il consiglio degli dei, Idia dalle belle guance, figlia del superbo fiume.
Idia, che, domata dalle sue carezze amorose, grazie a Venere nella sua veste dorata, diede alla luce Medea con i suoi incantevoli piedi.
(Esiodo, Teogonia, 953-962)
Medea e Giasone
Giasone sfidò lo zio Pelia per il trono di Iolco e accettò la missione di recuperare il vello d'oro. Le dee del Monte Olimpo si interessarono alla ricerca, a tal punto che Afrodite convinse il figlio Eros a scagliare una freccia contro Medea, facendola innamorare di Giasone.
Giasone e gli Argonauti arrivarono in Colchide per chiedere al padre di Medea, il re Eete, il Vello d'oro. Il re Eete accettò, ma solo se fosse riuscito a completare una serie di compiti. Innanzitutto, doveva imbrigliare due tori sputafuoco, arare un campo e seminarlo con denti di serpente, che si sarebbero poi trasformati in guerrieri. Giasone era preoccupato, ma Medea si offrì di aiutarlo dandogli un unguento magico ricavato dal fiore di croco da spalmare sulla spada, sullo scudo e sul corpo. L'unguento lo avrebbe protetto dal soffio infuocato del toro. Medea chiese, in cambio, chiese a Giasone di sposarla e portala via dalla Colchide.
Il re Eete si rifiutò di consegnare il vello d'oro a Giasone una volta portati a termine con successo i compiti mortali. Aspettando il calar della notte, Medea condusse Giasone al vello, custodito da un drago feroce. Medea addormentò il drago con una pozione e i due presero il vello, fuggendo nella notte sull'Argo. Eete radunò i suoi uomini, tra cui il fratello di Medea, Asyrtus, per inseguire l'Argo. Quando Zirto si avvicinò, Medea lo uccise, lo fece a pezzi e li gettò nell'oceano per rallentare l'inseguimento del padre, così gli Argonauti riuscirono a fuggire.
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Arrivarono a Corcyra (sull'isola di Corfù), la terra dei Feaci, dove li trovò una flottiglia di Colchi. I Colchi chiesero che Medea venisse consegnata a loro. Il re dei Feaci Alcinoo accettò, ma solo se Giasone e Medea non avessero ancora giaciuto insieme. Giasone organizzò rapidamente il matrimonio e condusse Medea in una grotta per consumare il rapporto.
Mentre si recavano a Creta, vennero attaccati dal gigante di bronzo Talo, che lanciò loro dei massi. Talo possedeva una vena di itor, la linfa vitale degli dèi, che si riforniva attraverso la caviglia. Medea fece il malocchio a Talo, facendogli sbattere la caviglia contro una roccia e provocando la fuoriuscita dell'icore. Indebolito, cadde da una rupe e finì in mare, permettendo a Giasone e agli Argonauti di proseguire il cammino.
La morte del re Pelia
Dopo un viaggio di quattro mesi, Giasone tornò a Iolco per consegnare il Vello d'oro al re Pelia. Al suo arrivo venne a sapere che il re gli aveva ucciso i genitori e il fratellino, Giasone decise quindi di giurare vendetta. Medea si offrì di uccidere lei stessa Pelia , lasciando gli Argonauti liberi di impossessarsi di Iolco.
Medea e le ancelle si travestirono da vecchie, sostenendo che Artemide era venuta a Iolco per portarle fortuna. Vagando per le strade di Iolco, svegliarono Pelia, che chiese cosa volesse Artemide da lui. Medea rispose che voleva farlo tornare giovane come premio per la pietà dimostrata. Pelia esitò, finché Medea non si trasformò in una giovane donna e mostrò come la magia potesse riportare in vita un ariete morto e macellato sotto forma di un giovane agnello. In realtà, un giovane agnello era nascosto nella nicchia di una rappresentazione di Artemide.
Le figlie di Pelia aiutarono Medea facendo a pezzi il padre, qust'ultima li mise nel calderone facendoli cuocere per diverse ore, finché non divennero uno stufato denso e appiccicoso. In seguito si scusò con le figlie di Pelia e ammise di aver dimenticato un ingrediente. Giasone e Medea abbandonarono definitivamente Iolco, lasciando il trono al figlio del re, Acasto.
In alcune versioni del mito, l'assassinio avvenne per volere della dea Era, che odiava Pelia per non averla onorata. Decise allora che la bella ma pericolosa Medea sarebbe stata la persona ideale per provocarne la fine.
La vendetta di Medea
Medea e Giasone si recarono a Corinto, dove vissero felici per diversi anni, con i due figli. Col tempo, Giasone divenne insoddisfatto della relazione con Medea e decise di sposare Glauce, figlia del re Creonte. Medea, infuriata, ricordò a Giasone la promessa fatta a Glauce e progettò la propria vendetta. Inviò alla coppia come regalo di nozze una bellissima corona d'oro e una veste bianca. Non appena Glauce le indossò, si sprigionarono delle fiamme inestinguibili che arsero l'intera festa di nozze, ad eccezione di Giasone.
La vendetta, tuttavia, non si fermò lì. Secondo le rappresentazioni più conosciute della storia, Medea uccise i figli avuti da Giasone.
Ora però cambio questo discorso.
Scoppio a piangere per il tipo di azione che devo
compiere in seguito a questo: infatti ammazzerò le creature
mie: non c’è nessuno che li sottrarrà:
e dopo avere sconvolto completamente la casa di
Giasone uscirò da questa terra, fuggendo la strage dei carissimi
figli e dopo avere osato la più empia delle azioni(Euripide, Medea, 791-797)
Medea fuggì da Corinto su un carro trainato da serpenti alati dopo l'orribile assassinio.
Medea in esilio
Medea si recò dapprima a Tebe, dall'eroe greco Eracle (Ercole), il quale le aveva promesso rifugio se Giasone l'avesse abbandonata e che grazie al suo aiuto guarì dalla follia che lo affliggeva dopo aver ucciso i figli. Il re Creonte era il re dei Tebani che non sopportavano di avere un assassino tra loro.
Medea si recò quindi ad Atene dove sposò il re Egeo, che le aveva promesso di salvarla dai nemici e lo fece guarire dalla sterilità. Diede ad Egeo un figlio chiamato Medo. Teseo, figlio maggiore di Egeo, arrivò ad Atene. Medea, sapendo che avrebbe preso il posto del proprio figlio sul trono alla morte di Egeo, fece credere a quest'ultimo che Teseo era una spia e lo convinse ad invitarlo ad un banchetto. Egeo offrì a Teseo un calice di vino, senza sapere che Medea lo aveva già avvelenato con l'aconito. Quando Teseo sollevò il calice verso le labbra, Egeo notò i serpenti incisi sulla spada di Teseo e gli tolse il calice di mano prima che potesse bere.
Egeo e Teseo si riunirono ed Egeo lo riconobbe pubblicamente come figlio. Teseo inseguì Medea che, nascosta sotto una nuvola magica, lasciò Atene con il figlio Medo. Si discute se Medea abbia convinto Egeo a mandare Teseo ad affrontare il toro bianco di Poseidone.
Dopo Atene, Medea si recò in Italia, dove insegnò ai Marrubi (popolo dell'Italia centrale) il fascino del serpente e le arti curative. Si fermò brevemente in Tessaglia, dove partecipò a un concorso di bellezza contro la nereide Teti. Inoltre, sposò un re asiatico il cui nome è andato perduto nel tempo.
Venendo a sapere che Eete era stato usurpato dal trono in Colchide, Medea vi si recò con il figlio Medo, che uccise lo zio Perse e contribuì a rimettere Eete sul trono. Alcune tradizioni dicono che si riconciliò con Giasone con cui visse a Corinto; tuttavia, la maggior parte sostiene che Giasone, oramai vecchio, stanco e depresso, vagava da un luogo all'altro. Medea si sedette accanto all'Argo in decomposizione, ricordando quando la prua cadde improvvisamente e lo uccise all'istante. Medea divenne immortale e visse nei Campi Elisi, dove, secondo alcune storie, sposò Achille al posto di Elena di Troia.
Medea come personaggio
Nel corso degli anni vennero scritti molti studi e saggi dedicati a Medea e al ruolo ricoperto nella mitologia greca. Anche gli scrittori classici l'hanno ritratta in modi differenti. Euripide la descrisse come una donna straniera che si trovava in una terra sconosciuta, tradita da un marito crudele e che prese misure estreme e disperate per vendicarsi. Nella Medea di Seneca (4 a.C. - 65 d.C.) viene rappresentata come una maga spietata che mette se stessa al primo posto. Mentre Euripide fa uccidere a Medea i figli fuori scena, Seneca li fa uccidere sul palco. Apollonio di Rodi descrisse Medea come una giovane donna vulnerabile che usava la magia per trovare la forza.
Un tema ricorrente nella storia di Medea fu il potere sulla vita e la morte: ha il potere di far nascere, far tornare giovani i vecchi e uccidere. Incarna la rabbia femminile per essere stata abbandonata dall'amante ed è un esempio terrificante di quanto in là ci si possa spingere quando si raggiunge il limite.
Eredità
Non sorprende che la tragica e terribile storia di Medea abbia ispirato molti capolavori nel corso della storia, a partire dall'amatissima tragedia Medea di Euripide, rappresentata per la prima volta nel 431 a.C.. È protagonista di libri, spettacoli televisivi e film, tra cui La leggenda delle buone donne di Geoffrey Chaucer (c. 1340-1400), Giasone e Medea di John Gardner (1933-1982), il film Giasone e gli Argonauti (1963) e il film italiano Medea (1969) con il famoso soprano greco Maria Callas. In tempi più recenti, è apparsa come personaggio nella serie televisiva della BBC Atlantis (2013-2015) e nella serie di libri di Rick Riordan Percy Jackson e gli Olimpi .